THE MARS VOLTA live @ MAGAZZINI GENERALI (MI) 20/06/2012

25 Giugno 2012

Un trip surreale e lisergico è stato dettato dalle note dei Mars Volta Mercoledì sera ai Magazzini Generali di Milano.
La band di El Paso ha sconvolto lo stipato pubblico all’interno del locale, con uno show fatto di suoni, tempi e controtempi inimmaginabili, frutto di mostruosità tecniche e vivo sentimento. Gli spettatori son stati trascinati in altre dimensioni: dai caldi deserti Messicani del Peyote a remoti viaggi onirici tra le più sconosciute galassie dell’Io.
E’ difficile descrivere il fascino che esercitano i Mars Volta su chi li ascolta e li segue: da molti giudicati superficialmente troppo complessi e naif credo invece siano tra le poche e uniche band realmente innovative che hanno dato un contributo significativo alla musica degli ultimi dieci anni. Il singolare timbro vocale di Cedric raggiunge acuti non permessi ai comuni mortali, Omar alla chitarra riversa suoni sul pubblico senza mai fermarsi, Juan al basso colora con un groove indescrivibile, Marcel ai synth è  fondamentale per ricreare le giuste atmosfere e Deantoni Parks alla batteria unisce tiro, fantasia e precisione senza sbagliare un colpo per tutta l’intera esibizione.
Il concerto inizia con un intro stile “Mariachi-Tarantiniano” che suona autoironico viste le origini Messicane della band. Seguono Aegis e poi The Whip Hand, estratti dalla loro ultima fatica discografica Nocturniquet, da cui il tour prende il nome. I pezzi sono riarrangiati rispetto al disco: vengono fatti suonare più duri ed electro a tratti, ad altri vengono “addolciti” per lasciare spazio a momenti estasiatici e riflessivi che si ascoltano in brani come la bellissima Lapochka o Trinkets Pale Of Moon. Quasi tutto l’intero disco viene suonato, interrotto solo dall’ormai consolidata Broken English Jam .
Il rito sciamanico dei Mars Volta si chiude con due tra i miei pezzi preferiti: The Widow che eseguita dal vivo rimanda ad atmosfere mistiche Led Zeppeliniane, e Goliath:  dieci minuti di follia sussultoria e spasmodica su giri prog-hardrock.
Niente bis, e interazione con il pubblico pari quasi a zero: Cedric accenna solo un “Thank you” e una comprensiva lamentela per l’acustica del posto che ha messo alla prova i suoi acuti, tanto da trovarsi costretto a chiedere l’aiuto del pubblico per cantare The Widow . Apprezzo però il loro modo di mantenere le distanze dalla folla: è lo stesso approccio che hanno usato i grandi del rock e del progressive della golden age della musica. Il distacco della band dal pubblico crea una sorta di misticismo e irraggiungibilità per i componenti, creando un’aurea mitica che la maggior parte degli artisti dei giorni nostri ha perso. Si pensi alle innumerevoli “chatty band” odierne, più preoccupate a condividere con i fan i loro status su Twitter e Facebook piuttosto che fare buona musica.
Detto questo, a parte la discutibilità della location, Mercoledi sera posso dire di avere assistito ad un momento di grande musica, una fortuna al giorno d’oggi trovare band del calibro dei Mars Volta. Ho provato la stessa sensazione che si prova nel guardare un film di Jodorowski : un viaggio estasiante di un’ora e mezza che ti lascia senza parole, ma ti fa scervellare i giorni seguenti per capirne il senso logico e ricondurti ad un ordine generale delle cose.

Filippo for Sherwood Live Reporter

 
 
loading... loading...