La schiuma dei giorni - Michel Gondry

Recensione film

15 Settembre 2013
 - Lisetta

L'universo di stoffe e bottoni di Michel Gondry e la penna dolce-amara dello scrittore Boris Vian era destino che si incontrassero. 

Prima parte al fulmicotone con un susseguirsi senza sosta di giochi e invenzioni visive. Prendete la casa, nel cuore di una Parigi un pò antica e un pò nuova, una creatura vivente in armonia con i desideri dei suoi abitanti. C'è Colin, ricco giovane e creativo, c'è il suo assistente tuttofare cuoco Nicolas (Omar Sy il più che assistente di Quasi Amici) e c'è un topolino antropomorfo che non parla mai, campanelli millepiedi che si mettono in marcia per avvisare gli abitanti dell'arrivo di qualcuno, ci sono anguille che scappano dai rubinetti, il pianococktail, un pianoforte che prepara i cocktail mentre lo si suona, e poi c'è.....di tutto. Ogni inquadratura trabocca di oggetti animati e dettagli, e il montaggio è così veloce che non si riesce a cogliere tutto.

Colin cerca disperatamente l'amore e lo trova negli occhi neri e maledettamente profondi di Chloè (Audrey Tautou). I due si innamorano, dopo sei mesi si sposano e tutto gira intorno alle bolle di sapone, ai balli con le gambe allungate e alle musiche felici. Poco a poco tutto ciò diventa umido e oscuro.

Chloè si ammala, una ninfea cresce dolorosamente nel suo petto e l'unica cura possibile è far vivere la ragazza costantemente coperta di fiori freschi. I soldi non bastano e per la prima volta Colin dovrà cercarsi un lavoro. Troverà i lavori più assurdi, come il cova-fucili umano o il triste annuncia-disgrazie. Più la malattia avanza e più la loro vita si sgretola, gli amici invecchiano consumati dal dolore, i fiori sono destinati ad appassire e la casa diventa lo specchio del loro amore: sempre più piccola fino a diventare una grotta impolverata.

Ed è quando arriva il dramma che Gondry si dimostrata impreparato ed incapace di scandagliare in profondità l'animo umano. La regia privilegia l'impressionante arte visiva sacrificando l'emozione, sembra più interessata  alla sfida tecnica della creazione di tutte le cianfrusaglie presenti in casa di Colin piuttosto che all'indagine del tormento emotivo dei protagonisti. Tautou e Romain Durus si ritrovano in coppia 11 anni dopo L'appartamento spagnolo, ma mancano di empatia.

La fantasia di Gondry è un'arma a doppio taglio, se da un lato ci fa sognare ad occhi aperti, dall'altro impone di spalancarli per bene per non rischiare di perdersi solo tra i dettagli. Per tornare a narrare le cose come un tempo, forse, dovrebbe allontanarsi dalle sue stereotipie e ritrovare il sentiero che l'ha portato fin qui, a creare film e quindi a creare storie. Non perderti Gondry! 

 
 
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