Serata a sostegno della campagna "Adotta la Carta di Lampedusa"

Venerdi 24 Gennaio 2014

Centro Sociale RivoltaVia F.lli Bandiera, 45 - Marghera (VE)


- Balkan Beat Night -

Bim Bum Balaton

www.facebook.com/BIMBUMBALATONpage


Ore 19.00 - Aperitivo/Buffet a sostegno della campagna

"Adotta la Carta di Lampedusa"

info sulla campagna: http://bit.ly/LaEVzw
www.meltingpot.org

 

Apertura cancelli ore 19.00

Fino alle 21 Ingresso gratuito

Dopo le 21 - 1 € può bastare


Bim Bum Balaton

Bim Bum Balaton è un progetto fatto per farvi saltare nato a Bassano del Grappa (Vicenza - Italia) nel settembre 2010. E' il risultato della collaborazione fra Tbias Bas Magarca e Toni Seljak Muzicar, due dj italiani che miscelano le sonorità' balcaniche tradizionali con: il balkan beat che ha sfondato in Europa; il reggae della migliore specie; il folk, la world music e l'electro più ricercata; e per finire il condimento, la tradizione italiana, viscere del sud e del nord più profondo.

La storia del nostro nome è semplice e buffa.
Eravamo in un pub e dovevam decidere che tipo di djset iniziare a promuovere insieme, così pensammo a qualcosa legato ai suoni dell'est Europa.
Non sappiam perchè ci venne subito in mente BIM BUM, come il suono che usano i bambini per giocare e che era anche parte di un programma televisivo degli anni '80.
E poi aggiungemmo BALATON, il nome del lago in Ungheria che volevamo assolutamente vedere dal vivo... quindi...

Bim Bum Balaton
balkan klezmer reggae tanz

P.S. Per la cronaca Tbias è stato al Lago Balaton nel 2012.

 

Carta di Lampedusa

La Carta di Lampedusa - Dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014
Isola di Lampedusa - Meeting Mediterraneo. Il programma, la convocazione e le informazioni

Lo scorso 3 ottobre, a poche miglia dall’isola di Lampedusa, 368 donne, uomini e bambini hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa.
A pochi giorni di distanza, nelle stesse acque, altre centinaia di persone provenienti dalla Siria sono state inghiottite dal mare.

Sono solo alcune tra le migliaia di vittime causate dalle frontiere europee: circa ventimila negli ultimi venticinque anni.
L’ Unione Europea però, nonostante la crisi, non smette di investire miliardi di euro nella militarizzazione dei confini: a Lampedusa come a Melilla, con il muro di Evros, o con i pattugliamenti di Frontex, fino al cuore del deserto libico, dove l’Unione ha esternalizzato i suoi dispositivi di controllo.

Ma le frontiere dell’Europa non producono solo morti.
I confini hanno effetti devastanti sulla vita di chi li attraversa e su quella di tutti noi. Le frontiere, come le leggi che le affermano, creano gerarchie tra chi ha un passaporto degli Stati dell’Unione e chi invece non è cittadino europeo, condizionano la stessa mobilità dei cittadini comunitari, selezionano tra migranti “economici” e “profughi”, separano “vecchi” e “nuovi” poveri, producono sfruttamento e ricatti, impoveriscono i diritti di tutti proprio attraverso i dispositivi di controllo messi in campo nei confronti di chi raggiunge l’Europa, si intrecciano alle politiche dell’austerity rivelando le cause di un’ingiustizia globale ormai cronica e strutturale.

Tutto ciò a fronte di un radicale svuotamento delle istituzioni democratiche, di un continuo utilizzo prevaricante della legge, di un permanente tradimento dei principi di universalità e inalienabilità su cui si fondano i diritti.

Per questo vogliamo riscrivere la geografia dell’Europa e con essa la mappa dei nostri diritti.

Dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014 ci ritroveremo sull’isola per scrivere La Carta di Lampedusa: per contrapporre a questo stato di cose un altro diritto, scritto dal basso. Un diritto alla vita che metta al primo posto le persone, la loro dignità, i loro desideri e le loro speranze, un diritto che nessuna istituzione oggi riesce a garantire, un diritto da difendere e conquistare, un diritto di tutti e per tutti.

Un diritto che nasce dalle rivendicazioni dei rifugiati accampati nelle piazze, dalle voci di donne e uomini che chiedono la libertà di muoversi o di restare dove hanno scelto di vivere, dalle mobilitazioni contro le espulsioni ed i respingimenti, dalle occupazioni delle case vuote mentre milioni di persone non hanno più un tetto, dalle lotte per il reddito, la dignità nel lavoro e contro lo schiavismo del caporalato, dalle iniziative di solidarietà e dalle pratiche di mutuo soccorso e cooperazione, dalla forzatura dei dispositivi giuridici dati, dai percorsi di contrasto alle discriminazioni ed al razzismo, dalle battaglie contro i centri di detenzione e confinamento e per dare corpo a nuovi diritti di cittadinanza più estesi e plurali, che cancellino ogni presupposto escludente che ha caratterizzato questo istituto negli ultimi decenni.

Decine di movimenti e associazioni, reti ed organizzazioni, europee e nordafricane, stanno lavorando insieme per incontrarsi a Lampedusa e cominciare da lì a riscrivere la storia dello spazio Mediterraneo e oltre, iniziando dal rovesciamento dell’immagine di Lampedusa spettacolarizzata come isola-confine.

Scriviamo insieme La Carta di Lampedusa.
Un patto costituente tra molti e diversi, un processo collettivo, uno spazio comune che sarà responsabilità di ognuno preservare, ciascuno con le sue pratiche e le sue modalità, un’occasione per iniziare a capire collettivamente come costruire una geografia del cambiamento che vada oltre i confini imposti dall’Europa per trasformare questo manifesto in realtà.

 
 
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