Museica - Caparezza

Universal Music Group, Aprile 2014

5 Maggio 2014

Come previsto il tanto atteso (e temuto) Museica, sesto album di Caparezza, stupisce tutti e divide chi resta piacevolmente sorpreso da chi invece si aspettava un album più “tradizionale”.
Pubblicato dalla Universal Music Group, alias una delle tre più importanti Major statunitensi dell'industria musicale e mixato da Chris Lord-Alge, noto per aver lavorato con Prince, Madonna, Rolling Stones e Bruce Springsteen, per dire, l'album non poteva che destare grandi aspettative.
A ciò si aggiunge il fatto che, è ormai assodato, Michele Salvemini sia uno dei pochi rapper italiani abbastanza cazzuti da poter cambiare, sperimentare, stravolgere il suo modo di far musica (e per questo forse la definizione “rapper” gli sta stretta) pur mantenendo sempre quello stile inconfondibile che lo distingue, in ogni sua produzione, nel panorama italiano.

Questo concept album ruota tutto attorno ad un tema piuttosto complicato: l'arte. Ciascuna canzone dell'intero album è tratta da un dipinto. Caparezza si è infatti lasciato ispirare totalmente dalle opere d'arte per scriverle. Lui stesso racconta: “Museica è il mio museo, la mia musica, il mio album numero 6. È un album ispirato al mondo dell'arte, l'audioguida delle mie visioni messe in mostra. Non esiste dunque una traccia che possa rappresentare l'intero disco, perché non esiste un quadro che possa rappresentare l'intera galleria. In pratica questo album, più che ascoltato, va visitato”.
Capa ci ha già abbondantemente dimostrato in passato di sapersi destreggiare abilmente in pressochè qualsiasi campo, dalla politica alla filosofia, dalla letteratura ad, appunto, l'arte. Uno dei più grandi meriti dell'artista sta infatti nel riuscire a conciliare da sempre cultura e temi sociali d'attualità, il tutto condito da una buona dose d'ironia. In Italia, purtroppo si sa: cultura e politica non vanno a braccetto. Sarà per questo che, in un album tutto incentrato sull'arte, Caparezza questa volta non c'ha inaciditi con aspre critiche alla casta o allusioni alla scena politica italiana. No, questa volta ha voluto farsi e farci apprezzare l'”art for art's sake”, come direbbe Oscar Wilde.
In piacevole contrasto con l'eleganza dell'arte, le basi elettroniche vengono qui ridotte per lasciare spazio a chitarra basso e batteria. Capa ci sorprende con melodie inequivocabilmente rock raramente sentite in passato ad accompagnare i suoi testi. Gli strumenti contribuiscono sia a creare una sonorità più pura, quasi più “antica”, sia a vivacizzare i testi impegnativi delle canzoni.

Non mancano ovviamente le frecciatine ad alcuni – imbarazzanti - spaccati di società. In Mica Van Gogh, fiore all'occhiello dell'album, Capa traccia un parallelismo tra il pittore olandese e la vita quotidiana di un adolescente medio, chiedendosi chi sia il vero pazzo tra i due “Lui 300 lettere, letteratura fine, tu 160 caratteri, due faccine, fine", “Van Gogh, a sedici anni girò tra collezioni d'arte, Tu sedici anni Yu-Gi-Oh, collezioni carte”.
In Giotto Beat non si poteva che parlare di prospettiva, punto di forza dell'arte di Giotto, ma carente nell'Italia di oggi “Più rassegnati, più dubbiosi, più poveri, più anestetizzati di un paziente in recovery room, nati col mito del Boom, morti col BTP Bund”.
China Town è quasi una ballata, una dichiarazione d'amore alla Scrittura. Una delle canzoni più intense dell'album se non dell'intera discografia del Capa in quanto parla del suo rapporto con la scrittura dei testi e, quindi, con ciò che gli permette di vivere. China Town è la canzone che tutti i compositori dovrebbero scrivere prima o poi.
“Non è la fede che ha cambiato la mia vita, ma l'inchiostro, che guida le mie dita, la mia mano, il polso”.

L'album contiene 19 tracks e ci si potrebbe letteralmente scrivere un libro. Questo non è uno di quei cd da mettere in macchina e canticchiare, non ci sono ritornelli orecchiabili e riff che ti entrano in testa, questo è un album da studiare. E' il museo personale di Caparezza, dove ogni quadro ha una sua storia da raccontare che in qualche modo si intreccia con le altre e ognuna contribuisce a dare una visione completa della società vista attraverso gli occhi dell'artista.
E' chiaro che con Museica abbia voluto ancora una volta mettersi alla prova, seguire quel bisogno umano di cambiare, per riuscire a rimanere sé stessi. Questo è, forse, un album che Capa ha fatto più per sé stesso, che per noi.

Silvia Gharaba

 
 

Links utili:

Caparezza Official

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