La Buena Onda, intervista a Gigi Masin

A cura di Mirco Salvadori

2 Febbraio 2015

Sei appena tornato dopo il primo concerto londinese dei Gaussian Curve, un live che ha segnato il sold-out. Cosa è successo in quest'ultimo anno dal punto di vista della tua produzione discografica, che tipo di contatti hai sviluppato e come mai la tua attività on stage si svolge oramai quasi esclusivamente fuori dai confini della penisola.

Un anno emozionante, se posso dire...tornare a pubblicare musica su vinile, per mille motivi, è già una sensazione di gioia enorme. Un rinnovato interesse per la mia musica, negli ultimi anni, era un segnale che qualcosa era rimasto incompleto, che il cerchio non era affatto chiuso.. La pubblicazione di “Talk To The Sea” alla fine del 2013 da parte della Music From Memory (etichetta discografica del RedLight Records di Amsterdam, uno dei negozi di vinile più conosciuto n.d.r.) già poteva segnare un momento di grande soddisfazione, ma quello che è successo dopo è andato ben oltre.. Concerti nelle maggiori città europee, nuovi incontri con una lunga schiera di musicisti e dj, collaborazioni, podcast e remix. Non solo, tornare a pubblicare nuovo materiale in vinile, credimi, un sogno che si realizza: “Hoshi” bellissimo incontro con i Tempelhof (Hell Yeah Records n.d.r.) e quel ‘”Clouds” con i Gaussian Curve (oltre a me, Marco Sterk e Jonny Nash) pubblicato ancora dalla Music From Memory, che pare destinato a portarci ancora più avanti. Italia? Certo, qualche nuovo contatto e diverse richieste, ma l’estero chiama a voce più alta e più forte, sempre più intensamente..


Analizziamo con calma i tuoi ultimi lavori: quello solista e i due dischi registrati rispettivamente con i mantovani Tempelhof e in trio con i Gaussian Curve.

 Negli ultimi anni ho ricevuto diverse proposte per ripubblicare i miei primi dischi (“Wind” del 1986, sopratutto ) ma l’incontro con i ragazzi del RedLight Records di Amsterdam è stato quello che più mi ha colpito per la loro passione e competenza. Il loro progetto (nato con la loro etichetta, la ‘Music From Memory’) è quello di dare nuova luce a quella musica che a loro avviso non aveva ricevuto la dovuta attenzione, mi ha conquistato per la grande umanità e per il rispetto con cui si sono avvicinati alla mia produzione. Il loro, devo dirlo, è stato un lavoro di pazienza e attenzione nella scelta del materiale che potesse dare vita ad un disco con una sua unità e completezza, non solo una riproposizione ‘a campione’ dell’originale. Gaussian Curve è un progetto tutto nuovo nato da una session di un weekend tra me, Jonny Nash (dei Land of Light) e Marco Sterk (dj meglio conosciuto come Young Marco) che doveva essere una sorta di prova ed invece ha dato vita agli 8 brani presenti nel vinile (“Clouds”) appena pubblicato. Con i Tempelhof l’idea di un progetto assieme ha radici più lontane nel tempo, ma è stato realizzato (o si è manifestato..) con una velocità e rara intensità. Come per i Gaussian, anche questo percorso con i Tenpelhof, con mia grande gioia, pare destinato a continuare nel tempo.

 


Quali diversità hai riscontrato nel collaborare rispettivamente con artisti italiani e con musicisti esteri.

Con estrema sincerità, nessuna differenza, anzi enorme affinità.. La musica spesso pareva un progetto parallelo, prima veniva il ‘buon vivere’, le risate, le battute, lo stare bene assieme. Se trovi sul tuo percorso grandi musicisti che sono anche belle persone, allora tutto arriva facile e pure divertente. C’è sempre modo e bisogno di imparare qualcosa, musicalmente e umanamente.

 

So che hai anche contribuito ad altre produzioni discografiche tra cui uno splendido remix per  Sven Weisemann una remix version di 'Bella Ciao' per Leo Mas...

Grande Leo… sì, l’elenco delle collaborazioni è in ascesa, ed è una fortuna potersi confrontare con tante personalità musicali diverse che chiedono una collaborazione o un’idea da parte tua, ma pure il piacere di remixare, che è sempre un’operazione cara al mio cuore, come l’appropriarsi di un buon libro e riscriverne delle pagine, il che necessita rispetto e ascolto…

 

Scendiamo sotto la superficie: cerca di spiegare a quale tipo di pensiero sonoro di ispira il tuo andare per musica. Molti ti pensano come un sound artist laptop addicted, altri come ad un purista dello strumento classico. Cos'è realmente Gigi Masin?

Un’anima in pena, si direbbe a Venezia, no? Sono spesso tentato di lasciare il passato alle spalle e quando mi devo misurare con le cose già fatte ci riesco con estrema difficoltà. E’ una tensione alla corsa, al domani, alla prossima occasione… Credo che in cuor mio pesi molto la difficoltà umana (e/o quotidiana) del gestire un mondo interiore sicuramente sensibile e scardinato dalla realtà, con vivere che troppo spesso è cinico o quanto meno sordo alle esigenze più sincere. La tecnologia è bella se usarla è un divertimento, non un obbligo. Io sono per gli strumenti, il mezzo tecnico aiuta a gestire e talvolta viene chiamato a surrogare suoni e atmosfere, ma è solo una questione legata alla logistica dei concerti, dove troppo spesso è impossibile portare o trovare strumenti veri. Adattare senza ingannare, intendo..

 

Osiamo di più ed entriamo nel sancta sanctorum: quando ti descrivono come uno dei primi ricercatori in ambito ambient cosa pensi? Se dovessi paragonarti ad altri nomi legati a questo genere...Eno, Budd (cito i più popolari) cosa diresti?

Descrizione troppo generosa e penso inesatta. Quando ho pubblicato “Wind” nel 1986 io pensavo di aver realizzato una sorta di visione personale di un  jazz romantico, una vaga imitazione delle sonorità della musica contemporanea. Anni dopo ho scoperto di aver pubblicato un disco che in qualche modo è stato avvicinato al mondo ambient… Io lo considero un disco involontariamente ‘ambient’ che però mi ha permesso di conoscere artisti e musiche di rara bellezza. Ma il mio cuore è altrove…

 

Dovessi inserirti in qualche corrente musicale, assieme a che nomi ameresti comparire?

Dei testardi baciati dalla fortuna con qualche decennio di ritardo?


Quali sono i musicisti che realmente ti hanno influenzato.

A parte qualche amore giovanile (The Who, per dire..) devo ringraziare l’incontro con il teatro e la musica contemporanea, che mi ha fatto conoscere compositori del calibro di Penderecky o Ligeti, che hanno definitivamente cambiato la mia concezione sonora. Ma il mio cuore è sempre legato alla chitarra di John Martyn, al pianoforte di Paul Bley e alle tastiere di Joe Zawinul. Ovviamente c’è una lunga schiera di musicisti o dischi che hanno segnato momenti per me importanti, ma quando devo scappare dalle cattiverie del mondo, non c’è nulla che possa rimpiazzare la musica del cuore.

 

Insomma, al final, Gigi Masin agisce in territori ambient o le sue intenzioni sono altre?

Come dicevo prima… non so, non saprei.. In realtà l’approccio è sempre lo stesso, una sorta di azione di sottrazione, in cerca del suono nella sua forma più pura, senza orpelli o nascondigli. Non esiste una definizione universale di poesia, per cui si procede a tentativi, ad intuizioni… Mi accorgo che spesso è la musica che si manifesta bella e completa proprio durante un processo di composizione o durante qualche esperimento sonoro quando accade che, senza una tua precisa coscienza, la musica è lì, davanti a te, perfetta e sorprendente, quasi come se tu ne fossi solo un testimone e non l’artefice…

 

Analizziamo la cosa dal punto di vista tecnico: l'iterazione è una delle componenti fondamentali nelle tue composizioni, così come la sovrapposizione dei segnali sonori. Come si sviluppa il tuo comporre?

Mi piace ancora usare la tecnologia come un gioco, si parte sempre da un’idea di partenza, un suono, una frase.. Il minimalismo (LaMonte Young, Terry Riley..) ci ha insegnato a sviluppare un’idea e ad esplorarla nelle sue minime variazioni, come una poesia haiku, alla ricerca (inversa) della sorgente del suono più che ai suoi molteplici sviluppi. Il lavoro di sottrazione non è un compito matematico, non può avere regole se non nella percezione e nella sensibilità di chi lo crea o lo manipola. Affiancare tracce sonore, scomporle, variando la loro velocità, nel tentativo di tradurre una sensazione interiore in un aspetto tangibile, sonoro, non è una scienza esatta, è un percorso ad ostacoli, assolutamente impreciso e casuale..

 

Cosa ti affascina di più nell'uso del mezzo elettronico e cosa ti risulta insopportabile.

La tecnologia è affascinante. Mi auguro che, come è capitato al cd con il vinile, si possa ripensare alla meraviglia e alla utilità della tecnologia, ignorando chi ci illude che il progresso è tale quando divora ogni cosa e non si ferma mai…

 

Gigi Masin e il pianoforte.

Mi piace, e tanto… Non l’ho studiato, ma ho passato le nottate ad occhi chiusi sulla tastiera cercando di trovare un linguaggio che le mani riuscissero a tradurre, direttamente dal cuore, senza passare dalla carta, dalla penna, da ogni altro intermezzo… Lo guardo con ammirazione e timore, cosciente che il mio approccio è e vuole restare incompleto, personale e, se posso dire, passionale..

 

La chitarra e Gigi Masin.

Alfa e Omega..  Adoro talmente questo ‘mio’ strumento che, alla fine, mi succede la stessa cosa che mi accade con i dischi di Nick Drake: non riesco ad ascoltarli, tale è l’emozione, la profondità e il sentimento che mi provocano. Nel paradosso, sia nei miei dischi che nei concerti, la chitarra quasi non ha spazio, è una rara apparizione. Quasi un segreto, un fatto privato..

 

Ti rendi conto di essere un artista che crea poesia? La ricerchi, la componi di proposito o è un risultato aggiunto che compare solo dopo, durante l'ascolto delle tracce?

No, è la musica che comanda e quello che poi appare, grazie al cielo, spesso è molto bello e profondo. La grande fortuna è trovare nelle parole di chi ti si avvicina il conforto di aver realizzato qualcosa che va oltre al gioco, al piacere di suonare o comporre…

 

So che il tuo rapporto con il 'popolo degli addetti ai lavori' italiani non è mai stato dei migliori. Qualcosa è successo in quest'ultimo anno che ti ha visto letteralmente esplodere all'estero e in patria attraverso le tue produzioni discografiche o tutto è stato assorbito dalla solita indifferenza nostrana?

Vero, il mio paese è stato spesso fonte di amarezza, ma non credo di essere l’unico, né di essere così determinante da risultarne un caso significativo.. Che il mondo delle riviste di settore sia esterofilo è, per definizione, riduttivo. Comprendo ma non giustifico, quel sentirsi cow-boys davanti ad un piatto di spaghetti, che è tipicamente italiano, pronti a tessere le lodi di ogni cosa che attraversi i nostri confini e che non parli la nostra lingua. Poi quando passi i confini italici capisci, perché ti si apre un mondo nuovo e libero da supponenze, magari più duro in superficie, ma più attento e meno vanesio..

 

Continua a pesarti questa sorta di non riconoscimento in patria o oramai fa parte di un trascorso che ti sei lasciato alle spalle assieme al pirataggio dei tuoi brani da parte dei To Rococo Rot e delle orde di dj's.

E’ un dato certo, ahimè, che l’essere più conosciuti all’estero, in quanto italiani, rischia di cancellare in patria anche quelle minime possibilità di vederti riconosciuto almeno l’onore della armi prima dell’onore alla memoria (quello di certo non manca mai!).. Alla fine è un cambiarsi d’abito in aeroporto, non può essere una situazione serena e alla lunga pesa molto.. Il fatto buffo è che poi all’estero ti chiedono continuamente, con un tono sorpreso e curioso, perché nel nostro paese non vi sia nessuna eco di quello che ti succede altrove.. E tu devi cercare pure di spiegarlo, dosando le parole, cercando di spiegare.. 

 

Stai lavorando a nuove uscite discografiche? Ti vedremo dal vivo in qualche altra città europea...italiana?

E’ appena uscita la versione in doppio cd del mio “Talk To The Sea” e, quasi in contemporanea, il vinile di “Clouds” il progetto chiamato Gaussian Curve condiviso con gli amici Jonny Nash (dei Land Of Light) e Marco Sterk (conosciuto come dj con il nome di Young Marco). Come per “Talk To The Sea” anche il lavoro condiviso con i carissimi Tempelhof (“Hoshi”) verrà a breve ristampato grazie alle richieste che arrivano da ogni parte. Stanno per uscire altre collaborazioni (in primis, Beautifull Swimmers), e altri remix a cui sto lavorando. Diciamo che sto pensando seriamente a ripubblicare un mio disco di molti anni fa, ma lo vorrei fare alla mia maniera e questo richiede tempo e attenzione. Concerti, certo, l’Europa la fa da padrona e ci si sta organizzando per andare ancora più lontano.. L’Italia si sta facendo avanti, questa è una bella novità.. Poi mi hanno chiesto di pensare ad un mio nuovo lavoro solista, ma per questo vedremo più avanti..

 

Gigi Masin pensa che La Teoria del Serpente oramai domina incontrastata o esiste ancora spazio per dialogare con il Mare nell'attesa che una Fata apparsa dal silenzio ti sussurri: ”Call me” ? ...

A me pare di aver passato mezza vita a gettare sassi nel mare, tra l’affetto di pochi e la noncuranza degli altri. Ho dato ascolto a voci lontane che mi raccontavano di meravigliose isole nate dalle montagne di sassi che ho gettato negli anni e sono partito, con molti dubbi, per conoscere questi posti che io avrei, involontariamente, creato… Ed è stata meraviglia e stupore, ma anche orgoglio per il tempo passato, perchè non ci può essere gioia se non grazie alla coscienza che il tempo trascorso è talvolta l’orologio necessario affinchè quei sassi, uno dopo l’altro, potessero creare un mondo nuovo in cui ora mi muovo, felice e beato come un bambino la mattina di Natale.

 
 

 
 

    video

  • Gigi Masin - Music For Chameleons
  • Tempelhof & Gigi Masin - Bow Down
  • Gaussian Curve - Clouds (Full Album)
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