Fuori orario

Cose (mai) sentite

15 Aprile 2015

Dormo poco. Forse 4 o 5 ore per notte. Ascolto musica nelle ore tarde, mi rilasso cuffie in testa seduto nella comoda poltroncina. Sarà l’età o la pigrizia, o il fatto che mi alzo presto, ma non mi muovo molto di notte. Per sentire musica dal vivo cerco (ma non trovo) concerti fuori orario, almeno per lo standard nostrano.

 

Mi piacerebbe andare a sentire un concerto nel tardo pomeriggio. Nei giorni feriali soprattutto. Mi piacerebbe provare il contrasto che ti fa passare bruscamente dalla luce del giorno al buio della sala. Mi piacerebbe l'idea di rompere la catena del tempo produttivo, in maniera insolita, almeno per la logica economica che domina il nostro paese e il nostro rapporto con il tempo.

Mi  piacerebbe anche il pubblico di questo concerto pomeridiano, immagino lo stesso che và al cinema di pomeriggio: studenti solitari, coppiette clandestine, malinconici romantici …

Non ci sarebbe la continuità tra il buio della notte  e quello della sala. Non ci sarebbe la socialità chiassosa che popola i concerti notturni. Non ci sarebbe l'euforia dei tanti aperitivi consumati aspettando l'ora fatidica.

Al pomeriggio ai concerti ci si andrebbe più che altro da soli. Come per cercare un rapporto esclusivo con il suono. O per nascondersi dal mondo.

Ricordo un'estate a Londra. Alle 6 pm entrai in una chiesa sconsacrata per il concerto di Thomas Koner. C'era molta gente, sguardi attenti, concentrati, emozionati quasi. Due ore di musica e di proiezioni dell'acido che corrodeva una pellicola, un'immersione da brivido nell'aurora del suono. E alla fine un applauso. Timido, pudico, imbarazzato, senza la sfrontatezza della standing ovation, ma convinto e in un certo senso perfino commosso. Uscire dal concerto che ancora non è buio e tornare a casa con i mezzi pubblici immerso in suoni nelle cuffie e pensieri non ancora offuscati dal sonno.

Un po’ come la notte per la televisione, il pomeriggio per i concerti potrebbe essere il fuori orario, ovvero "un contenitore anarchico di suoni". Ma invece è solo la mia  “magnifica ossessione”.

 
 

 
 

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