Un lavoro che “salta le note e le rime”, quel fardello il più delle volte troppo ingombrante da portare appresso. Una fusione di parole e suono che arriva direttamente al centro dell'ascolto, zona poco esplorata nella quale la musica e il testo trasmutano trasformandosi in purezza armonica e poesia. Terzo lavoro firmato con il proprio nome per questo “pittore elementare” che sa dipingere tele colme di intimo espressionismo con colori che creano empatia emozionale, semplice e pura commozione. Le nuove tracce firmate da Marco Iacampo accompagnato dai suoi musicisti, Enrico Milani al violoncello, Paolo Lucchi al sax, Daouda Diabate allo ngoni, Nicola Mestriner all'elettronica e Leziero Rescigno alle percussioni, levitano leggere e pericolosamente ipnotiche.
Abituati ad un vecchio cantautorato italiano poco incline alla ricerca sul campo...o sul canto, rimaniamo sorpresi nell'ascoltare testi e musiche che appartengono pienamente alle rispettive categorie. Le liriche di Iacampo sanno andare alla ricerca dell'animo interiore, lontane anni luce dalla scontata e falsa canzone intimista, operano con un complicato codice poetico decifrabile solo da chi è abituato a prestare attenzione anche al battito più nascosto. Una progressione poetica che sa crescere e rendersi indispensabile anche grazie ad un solido apporto musicale con chiare influenze folk, jazz e world, bagnate dal dolce andare sotto il sole cocente, attraverso il tragitto che porta dall'Africa al Brasile, perdendosi lungo orizzonti senza confini per ritrovarsi a danzare seguendo il lento e silente ritmo di una saudade mediterranea dal fascino irresistibile.
“...che meraviglia son fortunato mi han regalato una chitarra ed una via una canzone, il tempo perso e un elettrone son un pittore elementare so indovinare il cielo...”.
Foto di Fabrizio Fenucci e Francesco Italia