Quanto mi piace il grigio, il grigio chiaro delle nebbie nella bassa bonifica, il grigio nebbioso non meglio definito, il grigio cielo d’inverno, il grigio delle lagune quello che qualcuno chiama verde e qualcuno grigio, quello che arriva e finalmente abbassa la temperatura d’estate, … tanto quanto non posso sopportare il grigio smog, il grigio dei capannoni industriali il grigio delle stoffe dei vestiti di buona fattura, quelli portati da uomini solo chiacchere e brillantina, che chi li indossa diventa subito, inesorabilmente, un signore “per bene” o una signorina Rottermajer. Ma soprattutto odio quell’eminenza grigia che in nome del profitto giustifica sfruttamento estrae e espropria ricchezze dall’ambiente naturale e da quello cognitivo inquina l’aria e l’acqua e omologa le menti, manovra, impone, decide: in sostanza, fa danno a tutti a favore di pochi.
Insomma odio il grigio che sopprime l’immaginazione, amo il grigio che apre spazio all’immaginazione.
In questi giorni capita che la nebbia abbassi la visibilità e metta in moto la mia immaginazione adeguatamente alimentata da dischi come questo:
Thomas Bücker ritorna con il suo terzo album a nome Bersarin Quartett intitolato semplicemente "III", su Denovali Records. Proprio come i suoi due predecessori, III è romantico e commovente, malinconico al tempo stesso contemplativo ed emotivamente toccante, suono perfettamente adatto alle rarefatte atmosfere create dalla nebbia.
Bersarin Quartett – III (Denovali records)