Morte ai vecchi (Baldini & Castoldi)

note a margine del romanzo di Franco Berardi "Bifo" e Massimiliano Geraci

27 Giugno 2016

Alcune brevi note su "Morte ai vecchi",  bellissimo libro che ho appena finito di leggere, non una recensione vera e propria ma solo alcune semplici sensazioni che ho raccolto durante la lettura.

Il libro è scritto a quattro mani dal filosofo e agitatore culturale nonchè fondatore della mitica Radio Alice Franco Berardi “Bifo” e da Massimiliano Geraci esperto di cultura psichedelica e della rivista "Cyberzone".

Molto intrigante la scelta di indagare attraverso un romanzo la mutazione antropologica, psichica, in atto ovvero quei cambiamenti nella psiche delle prime generazioni che ricevono più informazioni da macchine che da altri esseri umani. Franco Berardi “Bifo” ha già trattato questi temi in molti saggi ma leggerli in un romanzo ha un sapore diverso.

Si racconta di ragazzi che uccidono anziani, e non si capisce se c'è una strategia o se sono indotti a farlo. Questo libro è stato concepito una decina di anni fa, ambientato in un futuro in cui nessuno va in pensione per partecipare fino alla fine ai processi produttivi, in cui la vita si è allungata grazie alla medicina e dove la tecnologia è pervasiva. Parallelamente c'è l'immissione nel mercato di un chip dermale “ KapSoul” che ha effetti disastrosi in una situazione già esplosiva di risentimento generazionale.

Ma la prospettiva da cui vorrei guardare “Morte ai vecchi” è quella della mappa di riferimenti culturali, a volte nascosti o anche solo accennati nel campo che meglio conosco: quello della musica.

All'interno del romanzo troviamo più riferimenti al suono.

Per esempio nella descrizione dell'odierno isolazionismo della così detta “bedroom generation”, ovvero ragazzi che vivono nella loro camera iper connessa e che non hanno nessuna vita sociale “diretta” ma solo filtrata dai dispositivi digitali:

da pag. 39

Di Mel nessuna notizia, solo di tanto in tanto il bang di un videogioco e i singulti liquido metallici del carillon elettronico a frequenze variabili di “Chiastic slide” degli Autechre. Per il resto silenzio. Il ragazzo non emetteva suoni. Comunicava scrivendo messaggi ai suoi silenziosissimi sodali di enigmatiche avventure immateriali.


E’ disagio tecnologico dal cuore umano, è sound computerizzato che cola sangue dai circuiti.

Nelle interferenze digitali, nei vocalizzi frammentati e riprocessati che sembrano venire dall'orlo dell'abisso presenti in molta musica attuale c’è tutta la sofferenza e lo spaesamento di una generazione, ma c'è anche e soprattutto il desiderio di sottrazione ed autonomia dall'ipersfruttamento della precarietà.  Ecco che la rappresentazione del futuro precario di chi sembra non avere più un futuro avviene usando anche la musica:

da pag. 60

La sua colonna sonora era “Heil Xanax” dei Death in Vegas. Aveva lavorato per sei mesi in un fast food vicino alla stazione ferroviaria. Sul manuale del crew maneger c'è scritto che devi sorridere altrimenti ti licenziano. Per sei mesi aveva lavorato là dentro come semplice crew, si dice così per intendere uno schiavo con il suo capellino e la camicia a strisce bianche e rosse che fornisce panini a clienti frettolosi.

Nel mondo del precariato e della solitudine delle menti iperconnesse, nel flusso perfetto della rete l'unica alterità diventa l'errore digitale, il system error, il saper disconnettersi.

Da pag. 247

...un plateaux sul quale rimase in volo (un tappeto magico dell'orrore) per le successive venti ore. Colonna sonora: “Wohnton” degli Oval. Era stata Federica a fargli conoscere la musica glitch il cui principio compositivo è l'errore, l'increspatura nell' oceano della digitale perfezione. “ E' l'errore che guida l'evoluzione. Dio è l'errore!” gli aveva detto, come se avesse intuito con chi stava parlando.

Gli scienziati sociali della Inside e il creatore stesso di KapSoul non hanno capito che senza emozione non c’è relazione e che la relazione può creare l'imprevisto, l'errore non calcolato. Quando si disconnette la mente dal cuore e dal corpo, be’ non può esserci emozione… e si muore, vecchi o giovani che si sia.

Quelli elencati qui sono solo alcuni esempi dove si è usata la musica nello sviluppo di una storia avvincente e visionaria ma nel romanzo si trovano riferimenti culturali anche in altri campi come cinema, filosofia, letteratura...insomma una lettura che consiglio caldamente.

Alcune domande mi sorgono spontanee dopo la lettura di un romanzo con così tanti spunti sonori:

Ora che l’anima e la mente è sempre connessa e messa al lavoro è possibile quella sottrazione che la “nostra“ musica ci ha sempre permesso?

Ora che siamo sommersi di suoni, spersi nell’oceano di dati che ogni giorno ci attraversano è possibile trovare il buon rifugio dove rilassare il corpo, è possibile la fuga dal mondo cellularizzato e connesso 24 ore su 24, è possibile riattivare il sensibile e l'empatia?

La musica può essere ancora diserzione critica o anche solo semplice sottrazione, disconnessione?

Per me ancora lo è ma forse sono “old style”, in altre parole vecchio.

 
 

 
 

    video

  • Autechre - Recury
  • Heil Xanax / Death In Vegas
  • Oval - Aero Deck
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