Ministri - Sherwood festival 2016

il report di Matteo Molon

4 Luglio 2016

L’appuntamento dell’estate con i Ministri a Sherwood è arrivato atteso come sempre. La settimana regala un tempo mite e il caldo lo si sente sulla pelle sottopalco.

Venerdì 17 giugno manca poco all’inizio del concerto dei milanesi, la sera cala serena sulla città dietro lo Stadio Euganeo. Lo spazio del festival rimane anno dopo anno un via vai di colori e voci. Ci si sente a casa.

L’apertura è affidata a Gli Sportivi che dosano una massiccia carica di chitarra acida supportata dalla batteria incessante. Nella loro dimensione essenziale ritroviamo la semplicità del punk ma anche la carica di un rock ‘n roll “hard”, “duro” che richiama e rinvigorisce gli spettatori.

C’era già qualcuno da un paio di ore seduto di spalle alle transenne, altri intenti a guardare il palco allestito con il logo di Cultura Generale oltre gli strumenti. La calma che guida l’inizio di ogni live e la sua apertura sono un crescendo che non può mancare.

Eccoli, alle 22.15 i Ministri iniziano a darci dentro. Siamo orami alla terza parte del tour a supporto dell’ultimo album appena citato e, come tutti i fan sanno, diviene l’occasione per ascoltare due ore del meglio della band.

Penso che ormai sono 10 anni che solcano palchi, soprattutto quello di Sherwood, dove lì vidi per la prima volta nel 2011, tour di Fuori. La crescita e le differenze si notano: si sono raffinati, forse hanno dato qualche levigata pop al suono ma rimangono tecnicamente dediti e dei gran intrattenitori.

Divi sa come toccare il cuore della folla, con l’aria sprezzante ma ponderata che lo contraddistingue, Dragogna è il vortice alla chitarra, Michelino un muro sul fondo e Ulcigrai del Triangolo il quarto uomo che non delude e rincara le dosi.

L’esibizione di alcuni pezzi in particolare mi rimane fissa nella memoria.

Il primo è Idioti, dove al “sono io quello normale” il pubblico letteralmente esplode; sembra una presa di posizione collettiva sul fatto che la normalità è proprio godersi un concerto felici, senza dover odiare e rovinare la libertà espressiva comune, abitudine di una certa politica.

Il secondo è Tempi Bui, dove la catarsi del brano è l’esorcizzazione perfetta dell’oscurità che ci circonda, illuminata da una luna bianchissima su un cielo limpidissimo. “Da quando non funziona più la gente” incita con forza a tornare a “funzionare”, all’empatia.

Sabotaggi con il suo “era difficile per noi sentirsi vivi / legare col presente / se poi presenti non siamo stati mai” ricuce ogni elemento della serata sul finire per creare il ricordo del vissuto. Riporta l’attenzione sul “momento”.

Gli Alberi è La Canzone della serata:
“anche questa volta mi dovrei difendere
dagli sguardi della gente
perché non ha più senso sentirsi diversi o
provare ad assomigliare a tutti”

Divi e Dragogna ricordano l’importanza di festival come Sherwood, del lavoro che ci sta dietro e dello spazio, morale e fisico, che creano per respirare, necessario in un mondo di Idioti che non sanno guardano oltre il proprio naso.
La bellezza di poter essere sé stessi legandosi a chi ti sta accanto.

 
 

 
 

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  • Ministri - Gli Sportivi 17.06.2016
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