Godblesscomputers - Sherwood festival 2016

di Matteo Molon

4 Luglio 2016

Prendo in mano di pomeriggio il vinile di Plush and Safe cercando di riascoltarlo. La sera Godblesscomputers suona allo Sherwood festival, e mi voglio preparare a dovere. Nutro il fan che è in me. Quella versione artificiale però non mi soddisfa, manca la dimensione live che è dove Lorenzo genera il meglio.

La caratteristica unica del live di Godbless è proprio la capacità di rendere umana musica essenzialmente elettronica. Dal punto di vista di chi vi scrive non è poco.
Qualche ora più tardi ne ho e ne abbiamo conferma, ancora un volta. Il Second stage si rimpie intorno alle 22 e si anima di energia già dopo i primi brani. Si percepisce nell'aria l'affetto degli ascoltatori, uno scambio di vibrazioni corroborante l'aria. Un dolce movimento di teste e mani.

L'altra peculiarità dell'esibizione dell'artista è la veste data ai brani: passa da un arrangiamento molto d'atmosfera ad uno estremamente ballabile e gentile. Rimane il medesimo senso di introspezione e viaggio della versione registrata, con l'apporto umano detto sopra, e molta vivacità sotto palco.

Come si dice spesso in gergo, “ci si prende bene”, fra le canzoni di Plush and Safe, di Veleno e qualche mash up d'occasione hip hop, ovvero flow rap messo sui brani strumentali. Seguendo la natura del vino, migliora di concerto in concerto, perché si nota l'evoluzione artistica: l'affinamento della scrittura e il flusso creato con il pubblico, senza inutili orpelli ma passione sincera per il mestiere portato in tour.

 
 

 
 

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  • Godblesscomputers @ Sherwood Festival 28.06.2016
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