Genova 2001-2011. Articolo da MicroMega online, 19 luglio 2011

Massimo Carlotto. A Carlo Giuliani, per il nostro domani

Dal Libro "Per sempre ragazzo. Racconti e poesie a dieci anni dall'uccisone di Carlo Giuliani" (Marco Tropea Editore, 2011)

22 Luglio 2011

Massimo Carlotto. A Carlo Giuliani, per il nostro domani

Dal Libro "Per sempre ragazzo. Racconti e poesie a dieci anni dall'uccisone di Carlo Giuliani"

Riportiamo, da MicroMega online, il testo scritto da Massimo Carlotto per l'antologia "Per  sempre ragazzo. Racconti e poesie a dieci anni dall’uccisione di Carlo Giuliani" (a cura di  Paola Staccioli, Marco Tropea editore).
Tutto il ricavato del libro sarà devoluto al Comitato Piazza Carlo Giuliani Onlus.


Carlo caro,
non so davvero come iniziare questa lettera che sento il dovere di scriverti. Il problema è  che mi piacerebbe trasmetterti la certezza della nostra lotta, l’orgoglio delle nostre  bandiere, rassicurarti sulla vittoria, condividere con te la serenità del futuro. Mi  piacerebbe. In realtà mi accontenterei di limitarmi alla cronaca dei passi del nostro  cammino verso la verità e la giustizia sul tuo omicidio, e sulla mattanza che trasformò  Genova in una città dolente e martoriata, e di darti buone notizie sulle migliaia che  subirono la violenza dei pretoriani o che inalarono i loro gas.
Mi accontenterei ma non posso. La verità può essere una realtà dolorosa ma non me la  sento di mentirti. Ti devo troppo per osare solo pensarlo.
Potrei raccontarti che, alla fine, hanno dovuto riconoscere che i prigionieri di Bolzaneto  vennero torturati ma gli sbirri non sono cambiati. Noi ci riempiamo la bocca di parole  come riforma e democrazia ma i ragazzi talvolta muoiono per le botte di donne e uomini  in divisa. Aldrovandi, Cucchi...
«Tutto a posto, Carlo caro, in piazza non picchiano più...» Be’, non è vero. Studenti,  operai, precari, popolazioni in rivolta per impedire che le loro terre diventino discariche,  migranti rinchiusi in galere travestite... la lista è lunga e le manganellate non si negano a  nessuno.
Che ti hanno ammazzato altre cento volte lo sai già. Menzogne come proiettili, sentenze  che travolgono la verità con la potenza di un fuoristrada. Si sono scomodati in tanti a  infangarti, a opporre la “scienza” all’evidenza.
Non ti possono cancellare dalla memoria di questo Paese ma sono convinti di  modificarla, di addomesticarla. Si sbagliano, ma che fatica! Dieci anni a rintuzzare parola  per parola.
Chi ti ha assassinato è una figura tragica. Una delle tante usa e getta di questa società  che divora tutto e tutti. Ma quello che oggi faccio fatica a raccontarti è che i pretoriani e i  loro capi hanno fatto carriera. Che le foto che li ritraggono vittoriosi, nelle loro buffe divise  da guerrieri dei fumetti, resteranno appese alle pareti dei luoghi infami dove la memoria è  solo vergogna.
Il fatto è che i politici che tramarono, ordinarono e depistarono sono sempre gli stessi e  che l’uomo forte del governo, che agiva da generale dalla caserma dei carabinieri, oggi è  diventato un indispensabile difensore della democrazia. Uno statista. No, Carlo caro, non  sto scherzando. Siamo stati traditi da tutti coloro che hanno finto sdegno ma si sono ben  guardati dall’imporre la commissione d’inchiesta su quanto accadde a Genova in quei  giorni di luglio.
Hanno preferito continuare a recitare nell’osceno spettacolo che è la politica in questa  Italia. Davvero non so come spiegarti che, dopo la tua uccisione, il Paese non è  migliorato ma sta precipitando nel baratro. Che sono aumentate le morti sul lavoro, che il  mare di fronte alle nostre coste è diventato un cimitero di disperati, che stanno  ammazzando il futuro di tanti giovani come te. Scusa se fingo di non saperti morto ma tu  sei “Carlo Giuliani ragazzo” e ho bisogno di ricordarti così per non sentire il peso della  sconfitta. E della vergogna. A dieci anni dal tuo omicidio è cocente, Carlo. Lo sai, ci  siamo battuti e ci batteremo. La montagna di menzogne con cui pensano di  anestetizzare la ferita sempre aperta di quei giorni non serve a nulla, il sangue continua a  colare dai bordi e a raccontare che ben altro accadde.
Ma come faccio a raccontarti che siamo pochi, che i più non sanno o hanno dimenticato  o hanno creduto alle falsità, e che per il potere e per l’opposizione, almeno quella che  siede sui banchi di legno lucido e si fregia di titoli, il discorso è chiuso.
Come posso procurarti un dolore simile che poi è il nostro, di tutti coloro che non hanno  mai smesso, e mai lo faranno, di gridare il tuo nome con fierezza per ricordare che il tuo  bisogno di giustizia è il nostro perché quello che è accaduto a Genova non si ripeta più?
Come posso raccontarti che facciamo fatica anche a difendere la Resistenza e che chi ci  governa non la riconosce più come valore?
Pensa che nella mia terra l’assessore regionale all’istruzione partecipa commossa alle  commemorazioni dei caduti della repubblica sociale.
Pensa che oggi le mafie sono più potenti di ieri e l’intreccio con la politica, la finanza e gli  affari è diventato sistema.
Come posso raccontarti che siamo divisi come mai lo siamo stati?
Che ci ritroviamo a difendere la tua memoria in un Paese che non riconosciamo più? Che  è diventato più brutto, per certi versi insopportabile.
Arrivo dall’Argentina dove ho imparato dalle madri e dalle nonne di Plaza de Mayo che  l’unica lotta che si perde è quella che si abbandona. A trent’anni dalla fine della dittatura  sono ancora un incubo per gli assassini dei loro figli. E questa è l’unica strada che  possiamo percorrere per difendere la tua e la nostra dignità. E lo faremo. Questo te lo  posso promettere. Mi vengono in mente mille frasi ebbre di certezza della vittoria o di  rabbia per chiudere queste poche righe ma mi sentirei ridicolo.
Preferisco ricordare una canzone che, parlando di altri ragazzi ammazzati per strada,  dice che sono morti sui vent’anni per il nostro domani. È quello che è accaduto anche a  te.
Con l’affetto di questi dieci anni.

Massimo Carlotto

copy 2011 Marco Tropea Editore s.r.l.

MicroMega online, 19 luglio 2011



Per sempre ragazzo.
Racconti e poesie a dieci anni dall'uccisione di Carlo Giuliani
Marco Tropea editore

A dieci anni di distanza dal G8 di Genova 2001, trenta scrittori italiani raccontano il  coraggio, la giovinezza spezzata, la non rassegnazione, la sete di giustizia. Pensieri,  emozioni, sensazioni che riportano il lettore al clima di quei drammatici giorni.


Racconti e poesie di Carmelo Albanese, Fulvia Alberti, Cristiano Armati, Nanni Balestrini,  Francesco Barilli, Sergio Bianchi, Pino Cacucci, Massimo Carlotto, Geraldina Colotti,  Maria Rosa Cutrufelli, Erri De Luca, Girolamo De Michele, Marco Di Renzo, Valerio  Evangelisti, Annamaria Fassio, Roberto Ferrucci, Eros Francescangeli, Daniela Frascati,  Ermanno Gallo, Fabio Giovannini, Giulio Laurenti, Paolo Nori, Alessandro Pera, Lidia  Ravera, Marco Rovelli, Marco Sommariva, Paola Staccioli, Stefano Tassinari, Roberto  Tumminelli, Lello Voce.

Postfazione di Haidi Gaggio Giuliani.
In appendice, una scheda sui fatti di Genova 2001 a cura di Giuliano Giuliani.


Introduzione

Carlo privo di vita sull’asfalto di una piazza genovese. Nel pomeriggio di un 20 luglio,  quello del 2001, infuocato dal caldo e dalle polemiche. Canottiera bianca, pantaloni e  passamontagna blu. Rotolo di scotch al braccio. Immagini stampate in modo indelebile in  una moltitudine di occhi disarmati. Fotogrammi di un amaro film che mai avremmo voluto  vedere e invece di continuo invade la mente. Estintore contro pistola. Due spari, uno  fatale. Carlo a terra, maschera di sangue. La camionetta dei carabinieri passa e ancora  passa sul suo corpo agonizzante. La morte si abbatte sui mille colori del movimento dei  movimenti. Incredulità, sgomento. Rabbia. Carlo Giuliani, ragazzo. Carlo Giuliani, per  sempre ragazzo.
Dieci anni. Come elastici che si dilatano o si restringono adattandosi alla percezione  soggettiva. Poco più di un sembra ieri per chi ha subito la sofferenza e l’umiliazione delle  violenze fisiche e morali. Sulla pelle ha sentito scorrere il sangue, ha visto i segni dei  manganelli, ha provato il dolore dei colpi secchi e sordi degli scarponi, per chi ha  respirato il fumo acre e penetrante dei lacrimogeni. Per tutti coloro che direttamente  hanno vissuto il massacro organizzato in difesa della kermesse dei potenti. Un pugno di  uomini riuniti a decidere le sorti del mondo. Anni troppo lunghi per chi tenacemente  continua a cercare una conferma giudiziaria all’evidenza illustrata da foto, video,  testimonianze, controinchieste, scontrandosi con un invalicabile muro di gomma. Anni  quasi eterni per i familiari di Carlo. Vittime di un furto di giustizia. E di verità.
Dieci anni. Nessun processo per Carlo. Ucciso da un carabiniere. Colpito a morte da una  mano guidata e protetta dagli ordini dei vertici. Da chi ha poi depistato celando i fatti  dietro un sipario di menzogne. Rocamboleschi contorsionismi di proiettili, manomissioni  di prove. Indagini concluse con un’archiviazione. Sconcertante e carica di ombre.   Legittima la difesa. Legittimo l’uso delle armi.
Dieci anni. Per una doppia morte. Una vita interrotta nella sua primavera e una memoria  oltraggiata da uno Stato che assolve se stesso. Per gli ex giovani, per chi era ragazzo  dagli anni Cinquanta ai Settanta, è un tragico déjà vu. Che riporta alla memoria stagioni di  lotte passate, volti di compagni, amici a cui è stato negato il privilegio e la maledizione di  invecchiare. Manifestanti uccisi dalle forze di polizia. Operai, braccianti, disoccupati che  nel dopoguerra reclamavano lavoro, salario, pace, militanti politici della sinistra che  lottavano in nome di principi di uguaglianza, libertà, giustizia sociale. Donne e uomini  caduti per difendere i valori che ai partigiani hanno permesso di sconfiggere il  nazifascismo. Percorsi umani simili e diversi, uniti da sogni, speranze, gioie, disillusioni  che hanno attraversato anche la breve esistenza di Carlo.
Dieci anni dopo. I protagonisti più attenti e impegnati del mondo della cultura non  dimenticano. Alcuni, come in un grande coro plurale, sono presenti in questo libro.  Insieme ai genitori di Carlo. Idealmente al fianco di tutti coloro che sentono più che mai  attuale (e realizzabile) l’aspirazione a vivere in un mondo migliore. Dieci anni dopo.   Ricordi, pensieri, emozioni. Racconti e poesie per Carlo. Racconti e poesie per non  dimentiCARLO.

Paola Staccioli

Gli autori, la curatrice e l'editore devolvono l'intero importo di diritti e ricavi loro spettanti al Comitato Piazza Carlo Giuliani onlus.

 
 
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