Manca solo un mese alla quarta edizione di “ElectroCamp – international platform for new sounds and dance” che porterà ospiti di rilievo nell'ambito delle arti performative - tra suono, danza e nuove tecnologie - negli spazi di Forte Marghera (VE) attraverso workshops ed eventi live. Un appuntamento che è cresciuto negli anni, la prima edizione risale al 2013, e ha dimostrato che è possibile creare spazi e momenti di produzione e fruizione artistica nel territorio. Di seguito vi proponiamo un'intervista a Live Arts Cultures – associazione che organizza l'evento - a cura di Roberta da Soller (S.a.L.E. Docks)

ELECTRO CAMP 4 - 7 settembre

International platform for new sounds and dance

6 Agosto 2016

Manca solo un mese alla quarta edizione di “ElectroCamp – international platform for new sounds and dance” che porterà ospiti di rilievo nell'ambito delle arti performative - tra suono, danza e nuove tecnologie - negli spazi di Forte Marghera (VE) attraverso workshops ed  eventi live. Un appuntamento che è cresciuto negli anni, la prima edizione risale al 2013, e ha dimostrato che è possibile creare spazi e momenti di produzione e fruizione artistica nel territorio. Di seguito vi proponiamo un'intervista a Live Arts Cultures – associazione che organizza l'evento - a cura di Roberta da Soller (S.a.L.E. Docks)

Cos'è ElectroCamp, come nasce e da chi?

Electro Camp è un progetto di ricerca e sperimentazione negli ambiti della danza e del suono. Organizzato da Live Arts Cultures ogni settembre a Forte Marghera (Venezia - Mestre), Electro Camp propone percorsi formativi dedicati a danzatori e musicisti e un festival che offre al pubblico nuove produzioni - anche nella forma di work-in-progress - realizzate da artisti che concentrano la loro attenzione nell'indagine delle relazioni tra suono e movimento.

Electro Camp nasce nel 2013 dall'incontro di due realtà, oggi organizzate nell'associazione culturale Live Arts Cultures: electronicgirls (netlabel dedicata alla sperimentazione elettronica) e c32performingartworkspace (luogo di produzione per la danza e la performance art con sede a Forte Marghera).

Nel 2012, le due realtà hanno iniziato a sviluppare assieme alcuni progetti fondendo danza ed elettronica; abbiamo sentito la necessità di collaborare in modo continuativo e di indagare in sinergia le dinamiche delle relazioni suono-movimento. I nostri percorsi si sono uniti e il nostro processo di ricerca è stato aperto al pubblico con la decisione di invitare artisti che stimavamo a condurre dei laboratori e a presentare le loro opere negli spazi di C32 e Forte Marghera. E così è nata la prima edizione di Electro Camp, oggi come allora un festival indipendente di sperimentazione che si sostiene con mezzi propri, ricavati dalle operazioni realizzate da Live Arts Cultures durante l'anno.

In questi quattro anni di esistenza abbiamo vissuto una crescita importante, sia in termini di collaborazioni che in termini di proposte: quest'anno il festival (7 - 11 settembre) si è trasformato in una piattaforma internazionale con oltre 10 nazionalità ospiti (Israele, Giappone, Brasile, Olanda, Belgio, Francia, Slovenia, Serbia, Romania, Italia).

I laboratori (9 - 11 settembre) offrono una qualità formativa davvero elevata: per la danza sarà nostra ospite Ronit Ziv, danzatrice e coreografa israeliana, a conduzione del workshop "Cassandra and other Matters. From dramatic texts to choreography"; Seijiro Murayama guiderà un laboratorio sul suono aperto a musicisti, danzatori, attori e performer dal titolo "Collective works with voice, body movements and object manipulation"; la parte teorica sarà sviluppata da Valentina Valentini e Walter Paradiso del Gruppo Acusma con un seminario sulle drammaturgie sonore (8 - 10 settembre). (Info e iscrizioni: liveartscultures.org; [email protected]; facebook.com/liveartscultures).

La musica e la danza diventano un perno attorno al quale costruire un discorso sul corpo non solo fisico ma anche sociale e culturale della città. Come situate Electrocamp all'interno di questi corpi?

Electro Camp si compone di molti - e vari - "corpi" interagendo con la società su più livelli: dal pubblico all'artista ospite, dalla formazione alle nuove forme di economia di scambio. Per prima cosa, Electro Camp è un festival che non propone esclusivamente lavori finiti ma mira a offrire al pubblico percorsi di ricerca ancora in essere; questa peculiarità lo rende diverso da qualsiasi altro festival. Desideriamo portare al pubblico linguaggi nuovi, ma anche educare gli sguardi per permettere la capacità di lettura delle opere. Questa tensione verso l'educazione dello sguardo è coltivata durante l'intero anno attraverso varie attività che proponiamo, dai workshop residenziali ad altri appuntamenti come ad esempio il recente Past & Presence, organizzato in collaborazione con S.a.L.E. Docks.

C'è poi la formazione dei giovani artisti, nutriti da ospiti scelti per l'innovazione della loro proposta e per la loro umanità. La formazione non riguarda solo i meri contenuti: i workshop residenziali che organizziamo sono anche una "palestra di vita", sono occasioni che generano nuove relazioni artistiche e che contribuiscono a insegnare il buon vivere civile in una comunità di scambio e soccorso.

Riferendoci alle dinamiche economiche, ci teniamo a sottolineare che Electro Camp è un'operazione che non ha fini di lucro ed è autofinanziata. Non possiamo garantire agli artisti il cachet che altre istituzioni potrebbero offrire; noi crediamo fermamente che quello dell'artista sia un mestiere e così, per retribuire giustamente il lavoro, abbiamo instaurato delle relazioni tra artisti e organizzatori che potremmo definire di "baratto": inneschiamo delle dinamiche di sostegno alla produzione, proponiamo in cambio una residenza artistica nei nostri spazi accogliendo la produzione che verrà proposta a Electro Camp o offrendo il nostro sostegno nella realizzazione di progetti a venire. Gli stessi organizzatori mettono a disposizione degli altri il proprio fare e le proprie conoscenze: tra noi abbiamo artisti che al contempo sono esperti di comunicazione, musicisti che si offrono per questioni tecniche e di allestimento e via discorrendo.

C'è poi un altro livello di attenzione culturale, che è quello rivolto alle più ampie dinamiche del diritto d'autore e d'informazione su questo tema; da sempre, abbiamo scelto di utilizzare il più possibile lavori non depositati in SIAE, generalmente tutelati da Creative Commons, e di diffondere così le nuove modalità di libera circolazione della cultura, suscitando un dibattito naturale su queste tematiche. Quest'anno Electro Camp ospiterà al suo interno una piccola fiera delle netlabels, proponendo ogni sera ascolti offerti da: Laverna, Uhlrahut, Up-it-up, Clinical Archives, Electronicgirls, Strato Dischi, Stato Elettrico, Ephedrina, 51beats, NoisyBeat, Galaverna... L'obiettivo è sempre e comunque creare rapporti di scambio e continuità alla luce dell'innovazione e delle giovani produzioni indipendenti.

Con chi collaborate?

Le collaborazioni sono alla base dell'esistenza di Live Arts Cultures. Innanzi tutto, LAC collabora con i propri soci che offrono il loro sapere e il loro fare; più in generale, lavoriamo con progetti in linea con il nostro sentire e ricercare. Abbiamo poi collaboratori storici come l'archivio ViSi, gli artisti Vest&Page che, grazie al progetto formativo della Venice Performance Art Week, portano ogni anno nei nostri spazi oltre 30 giovani artisti da tutto il mondo; allo stesso modo accade con il Teatro Valdoca. Quest'anno è importantissima la collaborazione con 4Culture e l'Istituto di Cultura Romena: attraverso il progetto Contemporary Perspectives on Romanian Interdisciplinary Art, possiamo offrire al pubblico di Electro Camp alcuni tra i migliori lavori realizzati da artisti romeni della scena contemporanea.

Dentro Forte Marghera c'è poi il sostegno della Cooperativa Sociale Controvento e, naturalmente, la collaborazione con la Fondazione Forte Marghera che ha iniziato a gestire gli spazi da quest'anno.

Questo 2016 è stato ricchissimo di collaborazioni con altre realtà come la Cooperativa Sociale GEA, Emergency e gli artisti Fagarazzi e Zuffellato con i quali abbiamo realizzato un laboratorio di performance art per minori stranieri non accompagnati. Ci sono poi Markus Stockhausen, che ha portato la grande musica di ricerca del XX secolo all'interno della nostra associazione, e S.a.L.E. Docks, che ci ha permesso di iniziare un progetto formativo e di diffusione della cultura contemporanea consentendoci di colmare importanti vuoti di conoscenza.

Quali altre attività portate avanti come associazione?

Al suo quarto anno, LAC ha un'identità ben strutturata, sia a livello di programmazione che di intenti. A causa della mancanza del sistema di riscaldamento nei nostri spazi, le nostre attività a Forte Marghera si sviluppano da aprile a ottobre; in questi mesi generalmente offriamo almeno due residenze artistiche dedicate allo sviluppo di nuove produzioni a C32. Seguono poi un workshop sulla musica e un workshop sulla danza (nei mesi di aprile e maggio), l'appuntamento formativo annuale con la Venice International Performance Art Week (maggio-giugno), un laboratorio con uno sguardo di apertura sul sociale (giugno), un appuntamento dedicato alla Musica Intuitiva che quest'anno si è avviato con Markus Stockhausen e che speriamo diventi un appuntamento fisso (luglio) come il successivo con il Teatro Valdoca - già un pilastro della nostra programmazione - e poi la conclusione delle attività con Electro Camp. Nei mesi invernali le nostre proposte si concentrano in qualche evento live e proseguono in luoghi amici; tra questi appuntamenti ormai è celebre a Venezia il compleanno di electronicgirls, quest'anno al 7 anniversario e quasi sempre realizzato tra S.a.L.E. Docks e Laboratorio Occupato Morion intorno al 9 gennaio... L'inverno è per noi un momento dedicato alla progettazione della stagione successiva e alla cura dei nostri lavori artistici.

Quale ruolo ha uno spazio come c32 e che portato ha la sua produzione in questo momento storico e in un territorio come quello veneziano?

Il ruolo è decisivo, se non fondamentale. Nel nostro territorio non ci sono altri spazi indipendenti attrezzati e destinati alla produzione e alla formazione che realizzino quanto stiamo faticosamente - ma felicemente - facendo. Siamo orgogliosi di poter aiutare i giovani artisti a realizzare le loro opere ma anche di formare il pubblico e di donare nuovi punti di vista sulle arti performative occupandoci così dell'intera dinamica produzione-fruizione.

Soprattutto, quel che ci interessa è di portare avanti la ricerca e lo stimolo a domandare e a domandarsi, un fattore che molte volte in Italia viene lasciato in secondo piano. L'importante non è "produrre per produrre", per vendere uno spettacolo, ma interrogarsi: la domanda giunge prima della forma perfetta. La ricerca, la sperimentazione è ciò che ci interessa, così come le dinamiche di ricezione di un'opera. A questo punto della storia umana, l'educazione è una vera urgenza e deve partire dall'artista, come ribadisce giustamente Maria Rosa Sossai dell'Accademia Libera delle Arti nella lettera-manifesto. Ciò è ancor più vero in questo momento, che potremmo quasi chiamare di "crudeltà culturale", dove il mestiere dell'artista sembra aver perso il suo valore, dove anche l'educazione alle nuove forme di linguaggio - educazione che consente la formazione di un punto di vista critico e autonomo - viene continuamente sabotata perché pericolosa.

Sarà forse ingenuo, ma la base di quel che fa Live Arts Cultures è prendersi cura delle persone. Desideriamo costruire una rete con le realtà a noi affini e vedere il nostro pubblico crescere, rafforzarsi, rinnovarsi e stare bene grazie a quello che ogni anno proponiamo. La soddisfazione più grande è percepire il bene e il bello riflesso negli altri.

Cosa vi spinge a rimanere in queste zone non facili e a lavorare per la loro trasformazione portandoci ogni volta un po' di mondo?

L'assenza ci spinge a restare. L'assenza di proposte e di novità che si combina con la sete del pubblico, sempre più evidente. Il direttivo di Live Arts Cultures è formato da artisti e, senza dubbio, ogni tanto capita di pensare alla via che molti colleghi hanno intrapreso, ossia migrare in altri paesi dove è più facile e stimolante lavorare. La frustrazione e la desolazione offerta dal nostro "paesaggio culturale" porta con sé anche questi pensieri.

Grazie al nostro lavoro di artisti, è per noi è facile viaggiare ed entrare in contatto con nuove realtà e persone; queste connessioni innalzano la nostra volontà di condivisione, com'è successo con Seijiro Murayama, incontrato al Disobbedience Festival di Lubiana o Tomaz Grom, entrambi ospiti di Electro Camp 4.

Restare in questa "selva selvaggia aspra e forte" è necessario. Lo sentiamo come un imperativo. Non è possibile lasciare che tutto vada in malora; dobbiamo resistere, lavorare per cambiare la nostra realtà e portare il nostro territorio a livelli europei. E' necessario stare qui per portare qui quel che non c'è. Certamente, questo implica l'assumersi delle responsabilità nei confronti dell'arte e del pubblico, implica sacrificio e tanto lavoro non retribuito; c'è poi la pazienza, alla quale ormai abbiamo aggiunto tutte le virtù cardinali necessarie a sopravvivere alla frustrazione, al livore e allo sconforto. Purtroppo o per fortuna, amiamo aprire piccole e grandi finestre sul mondo. Non potremmo mai rinunciare a regalare agli altri questo sguardo.

Desideri?

Il desiderio principale è di vedere riconosciuto il nostro lavoro e la sua importanza nel nostro territorio, e con questo non ci riferiamo a un feedback dai nostri soci o dal nostro pubblico ma piuttosto parliamo delle grandi realtà che potrebbero sostenere tantissime attività offerte ai giovani e agli artisti.

Il desiderio è di essere un centro creativo sempre e comunque riconosciuto per la sua onestà, per il valore della ricerca e per la qualità delle proposte. Desideriamo non avere il timore di scomparire per decisione di terzi ma anzi, di essere incentivati a crescere e a mettere radici. Desideriamo essere messi nelle condizioni che ci permettano di sostenerci e di poter dare sempre di più e meglio. Vogliamo essere raggiunti da un numero sempre maggiore di artisti e di giovani desiderosi di formazione, di cultura, di studio, di novità... Sarebbe immensamente bello poter un giorno offrire gratuitamente i percorsi formativi o dare sostegni economici alle produzioni. E' dura, durissima, ma i desideri possono trovare la via della realizzazione; solo due anni fa, lavorare con Markus Stockhausen ci sembrava un miraggio, un sogno. Anche Electro Camp è nato così, da un pensiero. Sarà naive, ma Live Arts Cultures è una fabbrica di idee; gli artisti in residenza nei nostri spazi arrivano con un pensiero e trovano le condizioni per portarlo nel reale. 

 
 
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