Cinque giovani innamorati del rock progressive al loro esordio con "Uno" e innalzano un nome roboante "I dei degli Olimpo"

26 Aprile 2017

I Dei Degli Olimpo
"Uno"
Ed. Music. 22R

Dopo l’EP omoniomo il quintetto dei laziali I Dei Degli Olimpo sono tornati con l’album sulla lunga distanza uscito alla fine del 2016 e prodotto da Matteo “Kutso” Gabbianelli e Marco “Cinghio” Mastrobuono. Il loro nome era uno scherzo risalente ai giorni del liceo che poi però si è diffuso diventando virale e quindi hanno pensato di tenerlo.
Sono giovanissimi ma questo non traspare da nessuna parte. Riferimenti anni 70 con le chitarre in primo piano e una voce imponente che preferirei andasse sempre dritta per non ricordare Ligabue ma rimanere originali.
Angelo Branduardi e il rock progressive aleggiano e s’impongono nella struttura di “Mille anni dall’ombra”. Una storia proiettata nel passato e piena di catene che privano della libertà di essere felici e spensierati. Pensieri pesanti invece che fanno mancare l’aria in un’atmosfera quasi rinascimentale: ci si aggrappa alla speranza che sia solo un incubo e si riaprono gli occhi sulla coda rock progressive molto interessante.
“Taci, Miserabile” una filastrocca velocizzata che descrive una persona abbietta che non ha nessuna possibilità di essere perdonato e così a colpi di slanci di chitarroni, imbracciate da Nicolò Baldini e Simone Marini, il basso di Valeria Scaparro e la batteria di Roberto Cataldi, le parole cantate da Andrea Stocchino diventato schiaffi.
“Verdiana”, la più giocosa del disco, è una storia per conquistare una ragazza che rimane immobile fino ad andarsene e così i bollori di lui, che prima era sicuro e baldanzoso e poi era arrivato a supplicarla, si spengono per sempre. Il gioco di saliscendi delle note sembra andare di pari passo ai sentimenti del borioso co-protagonista alla fine umiliato.
Proposta interessante.

Francesca Ognibene

 
 
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