“Con la stesura della sua nuova trilogia dedicata alla famiglia Medici, Matteo Strukul ha intrapreso un viaggio molto ambizioso e interessante, un’impresa che potrebbe essere paragonata alla caccia a una bestia feroce, che nel primo volume, intitolato I Medici. Una dinastia al potere, esegue in modo esemplare, se mi perdonate l’espressione, da cacciatore siberiano: «Rovescia la preda» e - in una narrazione arricchita da un lessico colto e ricercato, da dialoghi vivi, da descrizioni riuscitissime, che trasportano immediatamente il lettore nei luoghi dove si snoda la trama - affonda con estrema eleganza quell’affilatissima lama che non è altro se non l’allegoria della sua intenzione letteraria, fermando il cuore della creatura sottomessa e assorbendone la vita, il potere, versando a terra e regalando a noi, con la generosità di un filibustiere, il suo prezioso, inebriante sangue”. [Nicolai Lilin]

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Matteo Strukul: “I Medici. Una dinastia al potere” (7/9)

20 Luglio 2017

“Con la stesura della sua nuova trilogia dedicata alla famiglia Medici, Matteo Strukul ha intrapreso un viaggio molto ambizioso e interessante, un’impresa che potrebbe essere paragonata alla caccia a una bestia feroce, che nel primo volume, intitolato I Medici. Una dinastia al potere, esegue in modo esemplare, se mi perdonate l’espressione, da cacciatore siberiano: «Rovescia la preda» e - in una narrazione arricchita da un lessico colto e ricercato, da dialoghi vivi, da descrizioni riuscitissime, che trasportano immediatamente il lettore nei luoghi dove si snoda la trama - affonda con estrema eleganza quell’affilatissima lama che non è altro se non l’allegoria della sua intenzione letteraria, fermando il cuore della creatura sottomessa e assorbendone la vita, il potere, versando a terra e regalando a noi, con la generosità di un filibustiere, il suo prezioso, inebriante sangue”. [Nicolai Lilin]  


ReadBabyRead #343 del 20 luglio 2017

Matteo Strukul
I Medici. Una dinastia al potere
Lettura dei capitoli: 1, 3, 4, 6, 13, 14, 16, 22, 23, 29, 36, 40, 42, 49, 50.

(parte 7 di 9)

per info su F. Ventimiglia e C. Tesser:

Lettura e altri crimini
iTunes podcast


voce: Francesco Ventimiglia


“Alzò gli occhi al cielo. Pareva polvere di lapislazzuli. Per un istante sentì la vertigine salire e rapirgli i pensieri. Poi, riposò gli occhi, spostando lo sguardo attorno a sé. Vide i muratori che preparavano la malta, mescolando la calce alla sabbia chiara dell'Arno. Alcuni di loro se ne stavano appollaiati sui tramezzi, consumando una veloce colazione. Svolgevano turni massacranti e capitava spesso che trascorressero lì intere settimane, dormendo fra impalcature di legno, lastre di marmo, mattoni e calcinacci.
A oltre cento braccia dal suolo.
Cosimo sgusciò fra i ponteggi in legno: sembravano i denti neri e affilati di una creatura fantastica. Avanzò facendo grande attenzione a non mettere i piedi in fallo. Quella visione di una città sopra la città lo affascinava e lo lasciava sgomento a un tempo.”


Matteo Strukul, “La cultura deve tornare a essere condivisa”


«È iniziato tutto qualche anno fa. Da lettore non trovavo una saga dedicata alla famiglia Medici così ho deciso di occuparmene io. Quando poi ho cominciato a scrivere ho capito perché nessuno l’aveva fatto prima: era una mezza follia». Così ci racconta Matteo Strukul la genesi della trilogia dei Medici, che ha fatto innamorare di sé tanti italiani. Questo mese è uscito “I Medici. Una regina al potere“, il terzo e ultimo volume della saga cominciata con “Una dinastia al potere” e proseguita con “Un uomo al potere“. Abbiamo intervistato lo scrittore. Ecco cosa ci ha raccontato.

Come interpreti il successo della trilogia?

Più ci penso e più arrivo alla conclusione che sia dovuto al fatto che io l’abbia affrontata con una certa incoscienza. Ciò non significa che non mi sia preparato prima di buttar giù anche solo una riga. Ho studiato due anni in modo da creare un mondo con una sua attendibilità, basandomi sulle “Istorie fiorentine” di Machiavelli, sulla “Storia d’Italia” di Guicciardini, e su una miriade di saggi e monografie dedicate a Caterina e al resto della famiglia. Però mi sono dato un modello letterario preciso, ovvero quello del feuilleton o romanzo d’appendice, ma anche quello del romanzo storico con un atteggiamento scanzonato, fanfarone, come “I tre moschettieri” e il ciclo dei Valois di Dumas padre, o “La freccia nera” di Stevenson. Il grande romanzo d’avventura insomma. In più, il mio immaginario è nutrito da film, serie Tv, fumetti, in generale i linguaggi della letteratura più ad ampio spettro, motivo per cui i lettori di questa trilogia sono sì gli amanti del romanzo storico, ma anche i ragazzi molto giovani che si appassionano alla saga grazie al ritmo della storia. Ho cercato poi di proporre i Medici con quell’attitudine un po’ fuori legge e irriverente che è poi la cifra rappresentativa di tutto il mio lavoro.

Una delle caratteristiche del feuilleton è la capacità di tenere sempre alta la tensione e tu lo fai, anche grazie a un linguaggio scorrevole. Come lavori sul linguaggio?

Con la lettura, con la lettura, con la lettura. Quando leggi Omero, Dumas, Von Kleist, Dostoevskij, Puskin, Salgari, Vassalli, è difficile che poi non ti resti qualcosa. È chiaro che serve un minimo di talento ma va nutrito con le storie. Così quando cominci ad avere 35 o 40 anni di letture serrate qualcosa resta: qualcosa come una voce, uno stile, un’attitudine, un approccio, per cui, come dici tu, ti rendi conto di sapere giocare col ritmo, l’intrigo, la sorpresa. Ciò che colpisce di più i lettori è una voce forte e personale. Con i personaggi – che poi racconti con la tua voce e con il tuo stile – si crea una sorta di intesa, per cui loro, nel momento in cui li conosci, si comportano con una loro coerenza. Cosa che non cancella la possibilità che sappiano sorprenderti. E quando ti sorprendi tu, autore, delle scelte che fanno i personaggi, ti rendi conto che il racconto ha una sua efficacia. Se sorprendono te è probabile che sorprendano anche i lettori. Tutto ciò credo derivi dalla lettura.

Veniamo alla protagonista di questo terzo e ultimo volume della saga. Cos’ha di affascinante Caterina?

Innanzitutto è un personaggio femminile e io ho sempre adorato i personaggi femminili. Caterina in particolare ha il fascino di una donna che deve affrontare infinite difficoltà. È una donna italiana che diventa regina di Francia, una donna colta, di grande gusto, di assoluta intelligenza, pragmatica, che però proviene da una famiglia borghese, di mercanti, e non è di sangue nobile, cosa che le causa grandi problemi. Non riuscendo ad avere figli per i primi nove anni di matrimonio col re di Francia, è anche una donna sotto scacco, perché il fatto di non essere in grado di generare figli inevitabilmente la pone sotto il pericolo di essere ripudiata dal sovrano. È  una donna di bellezza normale (se non addirittura bruttina) che si trova a doversi confrontare con la donna più bella di Francia che è Diana de Poitiers, anche amante di Enrico II. Quando riesce finalmente a concepire un figlio ne avrà dieci di fila e questo la allontanerà dalla gestione del potere. Sarà anche costretta a vivere questa sorta di triangolo amoroso tra lei, suo marito e l’amante.

Sembra avere contro tutti e tutto, insomma.

Sì, è una donna che ha dovuto affrontare infinite difficoltà. Tra le altre cose, per tutta la vita lei si impegna a impedire la morte del marito, morte che le era stata profetizzata da Nostradamus. Ha insomma dei caratteri che tradizionalmente caratterizzano la tragedia greca e, molto tempo dopo, il noir: un destino ineluttabile, già scritto, contrastato dal protagonista che tenta di opporglisi ma fallisce e vede perire davanti a sé tutto quello che ama. Questo romanzo è la storia di una grande sconfitta, che è Caterina. Una donna che però combatte e non si arrende mai, proprio come Ettore ha affrontato Achille pur sapendo che avrebbe perso il duello. Ed è in questa dimensione di ineluttabilità che sta la grandezza del personaggio. Caterina non si dà mai per vinta, dimostrando una virtù straordinaria da raccontare e che penso abbia una grande capacità di colpire l’immaginazione e certe corde sentimentali del lettore.

Se abbiamo da imparare la virtù da Caterina, cos’ha l’Italia di oggi da imparare dal mondo rinascimentale?

Il Rinascimento è caratterizzato sì dall’imprenditoria e dalla nascita della borghesia, ma soprattutto dalle committenze, dal mecenatismo, che sono alla base della bellezza e della cultura che caratterizza il Rinascimento. Un periodo che vede la nascita di grandi artisti come Ghirlandaio, Leonardo da Vinci, Donatello, Raffaello, Sandro Botticelli, Paolo Uccello, Pico della Mirandola, Machiavelli e tantissimi altri. Quello rinascimentale è chiaramente un sistema che non trascura l’aspetto economico ma in cui il modello economico è fondato sulla cultura. Questo è un paese che più che il culto della memoria ha il culto dell’oblio. Da un certo punto di vista ho scritto questa storia anche per ricordare da dove veniamo. Comunque qualcuno negli ultimi tempi si è svegliato, penso a “Stanotte a Firenze“, quella bella fiction condotta da Alberto Angela, e alla ricaduta sulle visite agli Uffizi che hanno segnato un’affluenza record. Una fiction acquistata anche dai paesi di lingua inglese che ha portato a Firenze tantissimi turisti dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra. Questo per dire quanto la cultura può contare e avere un ruolo importante e virtuoso nella economia. E in questo modo non la sviliamo ma la valorizziamo. Trascurandola ci comportiamo come si comporterebbero gli Emirati Arabi se non vendessero il petrolio.

E per quanto riguarda il mondo del libro?

Credo che una delle cause del calo della lettura e del cattivo stato di salute dell’editoria sia l’autoreferenzialità del mondo letterario, dedito a una autocelebrazione assolutamente sterile, che mira a dividere la critica dal pubblico, autori maggiori da autori minori. Questo snobismo è una delle grandi piaghe dell’Italia. Dovremmo cambiare il concetto stesso di cultura, o riportarlo a quello che era, ovvero condivisione. Dobbiamo renderci conto che se un committente fa realizzare la cupola di Brunelleschi di quella cupola ne godono tutti. Il palazzo dei Medici era aperto a tutti e per questa ragione Cosimo e il resto della famiglia erano amati da tutti gli strati della popolazione (fuorché dalle invidiose famiglie nobili). All’epoca la cultura non era qualcosa tenuta gelosamente nelle stanze del proprio palazzo ma qualcosa che esplodeva nella città.

da libreriamo.it
26 gennaio 2017


Le Musiche, scelte da Claudio Tesser

Peter Phillips: The Tallis ScholarsPalestrina: Missa Benedicta Es [Josquin Des Prez]
Oranssi PazuzuLahja [Oranssi Pazuzu]
Oranssi PazuzuSaturaatio [Oranssi Pazuzu]
MetallicaThe Memory Remains [Metallica]
Pink FloydAtom Heart Mother [Pink Floyd]
SleepJerusalem [Sleep]
Black SabbathParanoid [Tony Iommi, Ozzy Osbourne, William Thomas Ward]
Stephen Darlington: Christ Church Cathedral Choir OxfordPalestrina: Mass For Pentecost, Five Motets [Giovanni Pierluigi da Palestrina]
Deep PurpleChild In Time [Ian Paice/Roger Glover/Richie Blackmore/Ian Gillan/Jon Lord]
Lithuanian Chamber OrchestraPärt: Tabula Rasa [Arvo Pärt]
Oranssi PazuzuValveavaruus [Oranssi Pazuzu]

 
 

Copertina:
Una tra le più antiche ed interessanti planimetrie antiche di Firenze, detta “veduta della Catena”, dove, per la prima volta, la città è raffigurata nella sua interezza, senza scelte selettive di edifici o monumenti. Opera del pittore ed incisore Francesco Rosselli, questa veduta viene alla luce sul finire del 1400 nella bottega cartografica di questi in Costa S. Giorgio a Firenze. La rappresentazione del Rosselli, autore tra l’altro di splendidi planisferi tolemaici, sarà ripresa in molte cosmografie pubblicate nel nord Europa tra il ‘400 e ‘500. Attualmente questo originale si trova al Friedrich Museum di Berlino, mentre presso il museo di “Firenze com’era” possiamo ammirare una splendida riproduzione ottocentesca di questa carta.

 
 

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