I tre gradi di separazione e le referenze degli addetti ai lavori del mondo culturale italiano

ovvero l'infinito viaggio nel limbo dei passionari indipendenti

14 Maggio 2017

Ben sapendo di incorrere in una generica sanzione o, più semplicemente, nella definizione di Paranoico, espongo pubblicamente un pensiero ricorrente. Sembrerebbe, quest'ultima, una frase tratta da qualche lirica firmata Battiato, in realtà è un vissuto che da sempre segna il mio procedere verso quel luogo indefinito dove tutti coloro che si adoperano culturalmente spererebbero di trovare limpide acque con le quali, finalmente e dopo un lungo cammino, calmare vincenti e riconosciuti la propria sete di passione.

L'occasione mi è stata data dalla lettura di un post su Facebook nel quale si leggeva come richiedere l'accredito per partecipare alla vernice di “Light Music”, la mostra che Brian Eno ha inaugurato a Trani dove gli inviti venivano concessi solo a “persone referenziate”. A prescindere dal metodo di selezione, sul quale si potrebbe aprire un altro confronto, la lettura di questa notizia mi ha sollecitato una domanda: chi sono le “persone referenziate” che affollano un mondo culturale sempre più alieno e infrequentabile.


Credo esistano almeno tre Gradi di Separazione che distinguono i frequentatori di questo mondo.

Coloro che nascono in famiglie da sempre a contatto con il “mondo dell'arte e della cultura” inteso in senso lato. Queste persone non troveranno certo difficoltà nel loro procedere verso luoghi ad altri “proibiti” o raggiungibili solo attraverso pesanti fatiche e pratiche infernali. Prescindendo dalla preparazione e bravura, fanno parte di un sistema elitario loro malgrado, conoscono personalmente chi potrà aprir le porte, sanno a chi rivolgersi e come farlo e difficilmente aiuteranno altri ad entrare, tenendo ben stretta la chiave d'accesso.

Ci sono poi coloro che nascono comuni mortali ma da subito iniziano un percorso altro, legato alla cultura artistica contemporanea che non prevede “aperture popolari”. Per loro il cammino è comunque difficile, comunque devono armarsi di preparazione e bravura ma si muovono in una realtà ben circoscritta, che continuamente si confronta solo con sé stessa e fatica a capire e concedere dialogo a chi proviene dal mondo esterno.

Il terzo grado di separazione riguarda gli altri, coloro che sulle spalle hanno un lungo percorso di normale crescita culturale legata però all'espressione artistica popolare indipendente, nel mio caso musicale. Anni di pubblicazioni su mensili storici nazionali tutt'ora non riconosciuti come cool magazines, giornali che seppur indipendenti, ahimè non “fanno moda”. Una militanza radiofonica decennale, lunghe frequentazioni giovanili come programmatore nel circuito delle discoteche un tempo chiamate “di tendenza”, una declinazione sonora partita dal rock trasformatosi nel corso degli anni in suono elettronico e di ricerca. Una solida appartenenza ad un mondo di mezzo costruito anche sulla diffusione culturale digitale, una presenza concreta distinguibile solo da chi lo frequenta ma incredibilmente invisibile se visto da fuori, da coloro che appartengono alle realtà sopra descritte. Quando raramente avviene il contatto, la sensazione che si percepisce è quella di un'accettazione critica immersa in una sorta di paternalismo ironico che cade dall'alto, assolutamente inaccettabile per una persona con un lungo bagaglio di esperienza sulle spalle, che supera largamente il mezzo secolo di età, come lo scrivente.

Chi vive questa condizione fatica moltissimo, non dico ad imporsi ma proprio a farsi notare. All'irruenza giovanile che permetteva un faticoso, continuo e inconsapevolmente inutile tentativo di aperture verso la visibilità, si sostituisce una sorta di serena calma nella continuità di un percorso indissolubilmente legato alla passione ma che prevede lunghi periodi di 'inattività' con qualche breve licenza espressiva, quasi sempre mai pagata – e qui si dovrebbe aprire un'altra lunghissima parentesi -. Un viaggio infinito all'interno del limbo dei passionari indipendenti che raramente trovano la via della 'redenzione culturale pubblica'.

Fin qui il racconto personale che descrive però una diffusa realtà italiana nella quale vige l'estrema osservanza dei gradi di separazione. Guai a ritrovarsi soggetto autonomo, battitore Libero all'interno di una macchina culturale ben confezionata che assolutamente non ama ricevere sollecitazioni esterne, non le prevede e comprende. O sei parte dei suoi complicati ingranaggi, o sei irrimediabilmente fuori, relegato al ruolo marginale di strillone che cerca di distribuire il suo quotidiano ad un pubblico di addetti ai lavori che ne userà le pagine per pulirsi le scarpe, senza neanche tentare di leggerlo. Con questo ci si deve confrontare quotidianamente, con persone che non conoscono il termine modestia, o lo usano falsamente per nascondere la loro irrinunciabile presunzione.

Per concludere non posso che ringraziare la mia inesauribile passione, unica eroica Amica che mi permette di continuare la frequentazione di un mondo altrimenti ostico, mai riconoscente o amico. Un ingombrante universo nel quale non è consentito lo scambio alla pari, nel quale devi sempre presentare le tue referenze prima di varcare i suoi ben controllati confini.

'Cause we're lovers, and that is a fact
Yes we're lovers, and that is that …

 
 

 
 
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