Muri Muti testimonia ancora una volta l'amore per i live di questa band estrosa che vuol fare ancora molti chilometri sulla Statale 107 bis

23 Luglio 2017

Statale 107 bis
"Muri Muti"
Autoprodotto

La band di Santa Severina (KR) nata da poco più di dieci anni ha immediatamente iniziato con un primo album di debutto live nel 2009 “Il Randagio”, disco autoprodotto che ha subito messo in risalto la loro attitudine preferita: fare concerti. Il secondo album registrato in studio nel 2011 e intitolato “Demo” conteneva le stesse canzoni con in più tre inediti. “Muri Muti” quindi è il terzo album sulla lunga distanza che si autoproducono. Il disco inizia con una nuova versione di “Randagio” e più avanti ritroviamo anche “Pena d’Amor” già pluripremiata. “Lui Lei e Saturno” racconta la storia di una fuga verso un destino migliore, ma la lontananza lo immalinconisce finché non arriva la cura che fa venire fuori, parafrasandoli, il calore di una lacrima. Il ritmo qui ha due facce distinte che i respiri degli strumenti a fiato sanno moderare, passando da intrecci ben imbastiti con la batteria alla morbidezza jazz soul da atmosfera dai colori ben definiti che riflettono su quel che è accaduto e quello che accadrà.
Un passo felpato ironico alla Pantera Rosa monitorato dai sax, la tromba e le tastiere è il suono che apre “Fumo” per descrivere un personaggio sfortunato, incarcerato per sbaglio, ma che non si lascia abbattere e così delle scale musicali dritte o al contrario giocano a scivolare su un cantato cavernoso che spinge su un equilibrio a cui ci si aggrappa per non impazzire.
La title tack “Muri Muti” per raccontare le prigioni invisibili di oggi. Con un finale esplosivo che sembra distruggerli questi muri moderni che in un crescendo di boogie-woogie si vanno poi a svuotare e poi ripartire per poi schiacciare le note, spiattellarle per terra e riprendere il boogie-woogie.
Da segnalare la presenza della già edita “Questo Deserto” con superospite Bader Dridi. Un canzone che sembra un ode all’anima da salvaguardare con le voci che si alternano e tirano fuori l’urlo di disperazione e di rabbia che non si rassegna e stride la tromba per gli ostacoli da superare ma poi esplode e avvolge tutto nel suo morbido manto.

Francesca Ognibene

 
 
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