Julien Baker: La cantautrice millenial che trasuda onestà

Il 4 maggio 2022 l'imperdibile concerto all'Hall di Padova!

2 Maggio 2022

Timida e con un atteggiamento dolce nelle interviste, ma con una forza travolgente quando sale sul palco, Julien Baker è una delle voci più importanti della musica indie di oggi. La 26enne cantautrice americana è arrivata sulla scena musicale solista a 18 anni, pubblicando il suo primo album Sprained Ankle nel 2015 (con l'etichetta indipendente 6131 Records). Un progetto intimo basato su arpeggi di chitarra acustica e una voce addolcita e ammaliante, che ha la capacità di connettersi istantaneamente con l'ascoltatore e renderlo complice della durezza dei suoi testi. Baker è una cantautrice a tutti gli effetti, che fa delle sue canzoni un riflesso della sua vita, senza fronzoli od orpelli. Con assoluta sincerità condivide tutti i tipi di insicurezze e paure, confessando dipendenze da alcol e tendenze suicide in appena 9 canzoni. Mentre in Sprained Ankle desidera scrivere di qualcosa di diverso dalla morte e sogna una vita senza questi pensieri tormentosi, in Good News racconta il conflitto che nasce tra un tossicodipendente e la sua dipendenza quando questa si mette in mezzo a una relazione.

“In the thin air, my ribs creak like wooden dining chairs when you see me. Always scared that every situation ends the same.”

Acclamata dalla critica, si è meritatamente guadagnata un posto nell'industria come una delle voci più fresche e oneste. Questo è stato seguito da una serie di progetti altrettanto coesi nella stessa vena: il suo secondo album in studio, Turn Out The Lights (2017) è un passo avanti sia in termini di produzione - arrangiamenti di piano e archi convergono con la chitarra elettrica - che di argomento, dove riflette sulla fede cristiana (è cresciuta in un ambiente molto religioso nella città di Memphis) e su quanto sia difficile vivere con disturbi come l'ansia e la depressione, e come questo influenzi le relazioni e le aspettative su se stessa. L'artista ha dichiarato quanto segue in un'intervista alla rivista Pitchfork: «Negli ultimi anni è stato importante per me liberarmi del mio standard di normalità e capire che forse le cose brutte e cattive fanno parte di me, ma non devo sottomettermi a esse. L'esistenza dell'ansia o della depressione non nega la mia capacità di gioia, né la mia intelligenza. Quando riesci ad accettarlo, hai il potere su di esso.»

Con ognuna delle canzoni, l'artista apre il suo cuore, come se gli ascoltatori fossero parte della sua terapia di gruppo, senza paura di essere giudicata. Partendo da un'intimità totale, riesce a trattare temi universali come la solitudine, la religione o il bisogno di essere compresi nonostante ci si senta persi nella vita. Ascoltando il disco sembrerebbe di guardare un film duro e realista, la domanda che ci si pone è se continuare a guardarlo o meno, ma alla fine non si possono staccare gli occhi dallo schermo.

This year I've started wearing safety belts when I'm driving, because when I'm with you I don't have to think about myself. And it hurts less.

Nel 2018 ci ha sorpreso con la creazione di uno dei trii musicali più interessanti del momento, categorizzato come un supergruppo, pubblicando l'EP omonimo, Boygenius, con le cantautrici Phoebe Bridgers e Lucy Dacus. Il talento compositivo delle tre insieme a una strumentazione più tipica dell folk dà origine a 6 canzoni, che lasciano il desiderio di saperne di più, di estrema delicatezza e con alcune performance vocali notevoli (Salt in the Wound, Ketchum ID). Con linee come “When you cut a hole into my skull, do you hate what you see? Like I do”, riescono a ingannare l'ascoltatore.

Questo ci porta al suo ultimo progetto solista, Little Oblivions (2021), che ha finito di registrare nel 2019 ma il cui tour è stato rinviato a quest'anno a causa dell'inizio della pandemia. Con il brano di apertura, Hardline, sintetizzatori e chitarre distorte e l'aggiunta della batteria ci introducono in un universo musicale non tipico della discografia di Baker. La sua band è cresciuta e ora lei non sopporta più tutto il peso, musicalmente parlando, ma la voce assume ancora più importanza. La sua lotta per rimanere sobria, i pensieri suicidi, la sua instabile salute mentale e la sua esperienza come persona queer in un ambiente conservatore sono alcuni dei temi principali di questo nuovo album. A volte sembra che tutti i suoi pensieri si riflettono con la strumentazione, tanto che, a volte, entrambe le parti sono allo stesso volume, e ha il bisogno di gridare per farsi sentire, in tutti i sensi della parola. Little Oblivions suppone un’entrata nella mente di una persona con tendenze additive, che senza dubbio può arrivare ad avere un carattere terapeutico, dato i milioni di persone nella sua stessa situazione. La straziante Favor racconta come questa esperienza di autodistruzione influenzi i tuoi cari:  «Cercherò di parlare con la persona che ho ferito o cercherò di ammettere il torto che ho fatto. Mi sentirò così tanto in colpa che mi verrà da piangere. E poi odierò il fatto di aver pianto perché ora mi sembra una manipolazione. Sono consapevole di sembrare come se mi odiassi troppo per le cose sbagliate che ho fatto, perché in questo modo rubo alla persona il diritto di essere arrabbiata.» La canzone di chiusura, Ziptie, è una chiara dichiarazione politica sulla situazione sociale negli Stati Uniti, in particolare sulla violenza della polizia contro le persone razzializzate, e l'ipocrisia che questo implica con la loro radicata fede cristiana. “Gesù si è sacrificato e tutti negli Stati Uniti sembrano prenderlo come un fatto vero, per poi sparare alla gente a sangue freddo per strada”. “Human nature, call it a curse. Tired of collecting my scars and stories at the parties and bars tryna find a reason to fight. Someone's got my head in a zip tie”.

Non perdete l'occasione di vedere a Padova una delle cantautrici più interessanti della scena musicale anglosassone, che non esita a mettere le proprie esperienze al servizio del pubblico, con uno stile lirico confessionale, raccontando crude realtà universali a tutti gli esseri umani. Inoltre, J.B. non esita a criticare le strutture sociali e di potere del suo Paese: gli Stati Uniti.

Presenterà il suo ultimo album il 4 maggio al Hall di Padova, con la band indie rock Ratboys come special guests. È un’artista che bisogna assolutamente vedere dal vivo per capire al meglio il suo lavoro.

 
 

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Credits immagine di copertina --> ©Austin Peters
 
 
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