The Artist - Recensione

Effetto nostalgia e magia

16 Dicembre 2011
 - Lisetta

Michel Hazanavicius, regista francese di spot pubblicitari, di tv e dell'apprezzato in patria OSS 117, ha studiato e si è preparato. Appuntamento con il cinema muto e con i grandi maestri, quali Fritz Lang, Ernst Lubitsch e Murnau; appuntamento con il linguaggio del cinema muto: recitazione caricata, utilizzo delle didascalie, musica d'accompagnamento, e un bianco e nero soffuso, poco contrastato, che cambia d'intensità a seconda dello stato delle cose.

Secondo il regista gli anni del Muto " sono l'espressione più pura, la vera essenza del cinema, il cui sentimento non è contaminato dalla ridondanza che, di fatto, spesso appartiene al parlato". Fedele alla linea Hazanavicius confeziona un film che non è solo un omaggio a quel cinema , un'operazione nostalgica o anacronistica, tutt'altro. E' un'opera che brilla di luce propria, dotata di grazia e intelligenza e che strizza l'occhio alle roboanti produzioni in 3D.

Hollywood 1927. La storia è quella di George Valentin (probabilmente un rimando a Rodolfo Valentino), attore di successo del cinema muto. Orgoglio umano e artistico convivono nella stessa persona e Mister George non cederà al fascino e alle lusinghe del sonoro. In parallelo, l'ascesa di Peppy Miller, da piccola comparsa nel cinema muto ad astro del nascente film parlato. I tempi sono rigorosamente invertiti. Dapprima Valentin preso dal successo e da sè stesso non si farà rapire dallo charme della solare ballerina, poi caduto in disgrazia economica e artistica, si farà aiutare da quella amorevole ragazza e il suo orgoglio crollerà.

Può il sonoro separare un amore? Forse sì, ma a distruggerlo ci si mettono soprattutto la fama e l'orgoglio. E il protagonista trasuda di orgoglio, a tal punto che pure la sua ombra decide di abbandonarlo; un uomo sembra ombra è un uomo solo. Certo, George è un uomo forte, uno di quelli che non devono chiedere mai, e a ricordarcelo è un uso massiccio di specchi che rafforzano l'immagine del protagonista, ma il suo essere artista, il suo successo è subordinato alle mode e ai gusti dell'epoca.

Può sembrare una storia d'amore d'altri tempi, ma io trovo che sia una storia di tutti i tempi che vive di immagini e sguardi senza la contaminazione delle parole. Potrà sembrarvi un film furbetto, con molte prevedibilità, con personaggi monodimensionali non dotati di sfumature, ma si tratta pur sempre di un film, di quella meravigliosa arte della finzione. Diceva Frank Capra "Non ero interessato alla glora ma a fare film. Non volevo esibire la macchina da presa, il regista, lo sceneggiatore. Volevo il pubblico coinvolto nella storia". In The Artist l'esibizione convive con il coinvolgimento.

Jean Dujardin, lo strabiliante protagonista, ha vinto meritatamente il premio come Miglior Attore a Cannes e ora il film è in corsa agli oscar. In bocca al lupo!

 
 

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