Thrash Fest 2011 Live Report

Estragon, Bologna - 14 dicembre 2011

16 Dicembre 2011

Il Thrash Fest sbarca anche quest’anno in Italia e nuovamente all’Estragon di Bologna: con gli immancabili e inossidabili Exodus, completano il cartellone i camaleontici Sepultura, i teutonici Destruction, gli Heathen e infine gli australiani Mortal Sin. L’inizio dei concerti era fissato alle 18:30 (idea geniale per un mercoledì…) e ci sarebbe veramente tanto piaciuto ascoltare tutti i gruppi previsti in scaletta ma dato che non si campa di solo metallo (sigh!), l’orario di lavoro non aiuta e se a questo uniamo anche l’auto che non parte, ripiegando quindi sui cari vecchi mezzi pubblici, riuscire ad essere puntuali per l’inizio dei concerti è impresa impossibile e conclusione della storia è che ci perdiamo sia i Mortal Sin che gli Heaten! Ma il viaggio in autobus verso l’Estragon è un tuffo agli anni 90, quando da ragazzini squattrinati era l’unico mezzo per andare ai concerti e non può che essere un ottimo viatico a quello che si preannuncia una rispolverata dei classics che le band promettono di eseguire.

Giunti finalmente all’Estragon, ci accoglie un pubblico decisamente più numeroso di quanto ci aspettassimo e gli astanti sono già intenti ad ascoltare i Destruction: palco minimale per loro, alle spalle già capeggia la batteria dei Sepultura, lo spazio a loro disposizione è veramente ridotto all’osso ma i 3 australiani non ci badano: pestano e suonano alla grande e, anche se non sono proprio un loro grande fan, direi che la loro performance è un ottimo inizio.

Finito lo show dei Destruction si avvicina quello che per noi è il vero pezzo forte della serata: ci spiace per gli Exodus ma siamo qui principalmente per l’esibizione dei Sepultura! La curiosità di vedere il quartetto brasiliano senza i fratelli Cavalera è veramente forte: dopo la dipartita di Max, pochi mesi fa anche Igor ha lasciato la batteria a Eloy Casagrande, giovanissimo batterista (classe 1991!!!). Le ultime uscite discografiche dei Sepultura  non hanno entusiasmato particolarmente. Kairos del 2011 è molto didattico, lontano dai fasti di Arise e Chaos A.D. ma era decisamente un’altra band, la leadership di Max Cavalera era importante e il quartetto brasiliano con Derrick Green alla voce è una novità tutta da scoprire.

Anche per i Sepultura il palco che si sta preparando non presenta grandi effetti o scenografie particolari: batteria minimale per Casagrande e logo alle sue spalle. Il buio sul palco preannuncia l’inizio del loro show, i suoni di Dead Embryonic Cells danno l’inizio alle danze con il primo (e non sarà l’ultimo) pezzo da Arise. Lo scotto da pagare ai concerti metal è sempre quello: primo pezzo praticamente inascoltabile, livelli dei suoni completamente sfasati, la voce di Derrick è appena percettibile sulla violenza della batteria di Casagrande. Già al secondo pezzo le cose cominciano a funzionare meglio anche se Paulo Jr sembra così impegnato a suonare il suo basso che appare estraniato da tutto e da tutti e ammetto che vederlo così invecchiato e con i capelli corti fa una certa impressione.

Ma ci sciogliamo completamente sulle note di Territory, terzo pezzo della scaletta e con un audio finalmente livellato, riusciamo ad apprezzare a pieno la potenza che i “nuovi” Sepultura riescono ancora a sprigionare: Casagrande è una rivelazione, una vera macchina da guerra e non ha niente da invidiare ad Igor Cavalera; Derrick (seppur lontano da Max) si difende più che decorosamente e al suo annuncio che il concerto sarà incentrato su Arise e Chaos A.D. (musica per le nostre orecchie) gli permette di guadagnarsi una bella ovazione da un pubblico deliziato dalla notizia; Andreas Kisser alla chitarra infine è una certezza, l’essenza dei Sepultura e nonostante l’assenza della seconda chitarra che suonava il buon vecchio Max, il muro del suono rimane comunque solido.

Il concerto si alterna, come detto prima, nei classici della band: Desperate Cry, Alterated State e addirittura Mass Hypnosis da Beneath The Remains, con mio grande stupore viene eseguita anche We Who Are Not As Others ma forse il momento più bello del serata è l’esecuzione di Kaiwos, episodio acustico nella discografia dei Sepultura, eseguita qui in versione elettrica e con una ensemble ritmica di tutto rispetto: tutti i batteristi delle band del Thrash Fest sono invitati sul palco e ognuno di loro (compreso Derrick) muniti di rullante o timpano ne compongono la base tribale del pezzo: fa-vo-lo-so! Non avrei mai pensato di ascoltare questa canzone dal vivo! Lo show dei Sepultura sta per volgere al termine ma non possono lasciarci senza aver suonato Refuse/Resist (con ospite Gary Holt degli Exodus alla seconda chitarra) ma soprattutto Arise, dove il pogo coinvolge quasi tutto il pubblico ormai numeroso dell’Estragon (anche se un po’ dispiace di non aver ascoltato Propaganda). Lo ammetto: non avrei pensato di assistere ad un concerto di così alto livello per una band così rivoluzionata, così diversa da quella amata quasi 20 anni.

Al Thrash Fest non c’è tempo per i bis, il pubblico lo sa e non tenta neanche di richiamare sul palco la band quando i fonici si fiondano sul palco e stanno già iniziando a smontare le attrezzature ancora roventi dei Sepultura. Cambio di palco veramente veloce ed è già tempo di Exodus. Chiariamolo subito: gli americani sono ad un altro livello tecnico, non sgarrano una nota anche quando i pezzi corrono a 1000 all’ora ma la mia impressione è che siano un po’ freddi con il pubblico. Rob Dukes (mole a parte) a tratti sembra voler far il verso ad un grande front man come Phil Anselmo ed è l’unico che in qualche modo cerca l’interazione con il pubblico, mentre Gary Holt e il resto della band se ne restano sempre sulle loro. Lo show è comunque di altissimo livello, ricordiamo dalla scaletta The Last Act of The Defiance, Fabulous Disaster e Piranha con Andreas Kisser alla terza chitarra.

Il Thrash Fest 2011 finisce qui: mentre ci allontaniamo dall’Estragon i commenti che si sentono sono tutti positivi, come lo è il nostro. L’unica amarezza che ci rimane è che come sempre i migliori concerti metal sono sempre quelli delle band storiche, che a distanza di più di vent’anni dai loro miglior album tengono ancora alto questo genere sempre più di nicchia. E non è un caso che l’evento del 2012 sarà la reunion dei Black Sabbath 30 anni dopo che sbarcano in Italia a giugno… noi, ovviamente, ci saremo!

Roberto

 
 

Links utili:
Thrash Fest

 
 
loading... loading...