Bloody Beetroots live report

Rivolta, Marghera (VE) - 17 Dicembre 2011

20 Dicembre 2011

Chiudete gli occhi, che non vi serviranno proprio. Smettete pure quello sforzo continuo e incessante di esser ragionevoli sempre e comunque. Dietro l’opulenza di luci e lo strobo, tutto sparato dai lati del suo pseudonimo, se ne esce trionfante Bloody Beetroots, al secolo sir Bob Cornelius Rifo. Vicentino. Classe 1977.  Anno di spettacolare rilevanza. Nevica in Florida, per la prima e unica volta nella storia, i Clash rilasciano l’album di debutto, esce il primo episodio di Guerre Stellari, Muore Elvis Presley e muore pure il Carosello. E si sa, dopo il Carosello, sogni d’oro.
Premesse a parte, bisogna riconoscergli una notevole carriera. Un successo dopo l’altro, nonostante il numero esiguo di EP pubblicati, e una lista ragguardevole di collaborazioni. In realtà il progetto è esploso davvero negli ultimi tempi, tra Romborama, 2009 (partecipazioni tante, e ampio elenco si potrebbe fare dei generi accartocciati l’uno sull’altro, dai classicismi all’electropunk), e l’ultimo lavoro, uscito quest’anno: Best Of… Remixes, un riconoscimento delle origini, giacché proprio dai remixes Bloody Beetroots ha mosso i primordiali desideri, e le principali folle.

Io non vi chiedo a caso di spegnervi. La faccenda non può che essere onirica. Ma che questo non sia un sogno, piuttosto una breve alienazione, che dia spinta al corpo tutto di muoversi compulsivamente, come alla creatività di partire per un non ritorno. E direi che sia il minimo, dopo un dj set d’apertura su cui non vale spendere neanche mezza parola, ci voleva uno spettacolino fatto di sorrisi e spintoni. Leggiadra, pesantissima, violenza.

Sembra d’essere in uno scatto privo di colori, ma al contempo pulito e perfetto. Una fotografia delle peggiori serate che abbiate fatto passare al vostro stomaco, e il ricordo dei volti incrociati, i salti euforici fatti tenendosi abbracciati in tre o quattro, gli amici sorretti, i ciuffi scompigliati ed altre raffinatezze umane. In questo si è riversato il Rivolta, in luci fortissime ed assenti assieme, ma sopratutto in una moltitudine di giovani esaltati. Per la maggior parte volgarmente indifferenti, beatamente disinteressati.

I see no real revolution of our time.
For years the underground world has tried to fight the real world.
It’s time to create a parallel one. If we can’t fight the system,
we must learn to benefit from it to build something new.

E sarà così che, non lasciando assolutamente nulla al caso, chiudiamo il cerchio.
Siamo in uno spazio sociale, ci siamo catapultati tra la polvere degli scatoloni giù in cantina, sono riaffiorate vecchie foto, mentre continuavamo a ballare del nostro futuro. In un presente che non sappiamo come usare, e che non sappiamo come fare a cambiare. Questo trentaquattrenne ci spara addosso suoni e reminiscenze, per poco meno di un’ora.
Stamattina siamo tornati verso casa ancora pieni di questioni aperte, ma camminavamo leggeri. Perché che tu creda che esista un incessante cambiamento o una perenne inerzia, ti stai di sicuro dimenticando che i mutamenti migliori vengono di spontaneità in naturalezza. Non ci dovrebbe esser dato di pianificare minuziosamente nulla. Fosse anche perché qui ci siamo tutti riempiti bene le gabbie di alcool e fumo, e ci siamo spaccati l’uno su l’altro, e tutto ha girato velocissimamente, con un tono volgare e un altro manesco, ci siamo persi e ritrovati. Senza alcun motivo.

Annalisa For Sherwood Live Reporter

 
 

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  • Bloody Bedroots @ Rivolta - 17 Dicembre 2011
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