La rassegna “Carichi di scena” è arrivata a più della metà del suo percorso, e venerdì 9, sabato 10 e domenica 11 marzo ha proposto la Trilogia http://giannistoppelli.it/trilogia di Gianni Stoppelli www.giannistoppelli.it .
Gran successo di pubblico in tutte e tre le serate,in un ambiente perfetto per spettacoli del cosiddetto circuito OFF. Si comincia con “Anagramma di Via Artom” http://giannistoppelli.it/anagramma-via-artom , non solo la storia di un ragazzo che nasce e vive in uno dei quartieri popolari che nascono a Torino durante gli anni Settanta, ma di un intero pezzo di società che viene accettato, con difficoltà comunque, solo se è a disposizione come manodopera per le industrie che in quegli anni attiravano tanti immigrati dal sud Italia. Via Artom è di fatto un ghetto dove queste persone vivevano, e dove centinaia di ragazzi sono cresciuti secondo le dure leggi della strada. Ciò che viene rappresentato è sì la voglia di rialzarsi da parte di chi dopo vicissitudine durissime riesce a capire finalmente cosa può essere e che soprattutto può essere lui a disporre della sua vita, ma anche il modo come la società che una volta si diceva borghese, e oggi potremmo definire perbenista, condanna i comportamenti di chi ha diritti solo a certe condizioni, senza pensare al lato umano, culturale e sociale che comporta sopravvivere così. Un po’ come oggi accade con gli immigrati che arrivano da altri paesi.
Sabato è la volta di “Fakebook”, per la seconda volta in scena. Pubblico rapito dalla vicenda di due adulti che dopo diciassette anni si ritrovano sul social network. Comincia un rapporto che è sì virtuale, ma che mette a dura la prova la vita dei due. Tutto l’irrisolto di anni prima piomba sulle loro vite come l’urgenza più immediata da risolvere. La vicenda è ricca di colpi di scena, ma allo stesso tempo non c’è nessuna forzatura, e anzi il pubblico da l’impressione di ritrovarcisi, nei personaggi rappresentati. In scena con Gianni Stoppelli c’è Elena Vanni http://elenavanni.com/Home.html , e la parte le sembra cucita addosso, su misura. Strappano entrambi applausi molto convinti da una platea entusiasta.
Si chiude poi con il “Cyrano di San Giminiano” http://giannistoppelli.it/il-cirano-di-san-gimignano . Anche questa è una storia che ha sicuramente diversi autobiografici dell’autore. Dal tema della privazione della libertà alla giustizia. E’ un corpo a corpo tra colui che ha commesso un crimine e chi lo ha subito. E’ la chiusura del cerchio, o forse, più correttamente, come dice l’autore “ è il cappio che chiude la storia, la trilogia”.
La rassegna “Carichi di scena” prosegue fino al 13 maggio con spettacoli di assoluto diverso che non mancheremo di seguire.