Fino al 19 maggio in riviera Tito Livio a cura de La Young Photo Gallery

"Moonlight": una Venezia blu di Prussia

La mostra fotografica, stampa cinotipica, di Loris Bertazza e Andrea Leorin

25 Aprile 2012

Stampa cianotipica dal colore Blu di Prussia è la tecnica antica scelta da due giovani fotografi per rendere in maniera originale o diversa, quasi come stessero dipingendo in acquerello, l’atmosfera sospesa di uno dei soggetti più rappresentati al mondo: Venezia. “Moonlight” è il titolo dell’esposizione di Loris Bertazza di Rovigo, nato artisticamente come videomaker, e di Andrea Leorin di Padova, appassionato di macchine analogiche e fotografia con pellicole all’infrarosso. Curati dall’occhio attento de La Young Photo Gallery, saranno in mostra riviera Tito Livio 35, Lo Sfizio Break Bar fino al 19 maggio. (Silvia Gorgi)

MOONLIGHT

Il soggetto “Venezia” che proponiamo è senz’altro tra i più fotografati al mondo. Abbiamo accettato la sfida di presentare questa città attraverso la nostra visione, intima, riflessiva; non dunque la città delle folle di turisti e del Carnevale, ma la città dei Veneziani, degli angoli nascosti, dei riflessi sull’acqua. Aiutati da amici Veneziani abbiamo seguito itinerari fotografici alternativi, volutamente lontani dai classici percorsi turistici, per cercare quello spirito dal sapore antico racchiuso nelle calli e negli edifici sull’acqua. 

La scelta della stampa cianotipica dal colore Blu di Prussia non è casuale: le immagini “all’acquerello” in toni di blu riescono ad esprimere questo nostro modo di proporre la città, che ha l’acqua come elemento dominante. I contrasti sono per lo più marcati, quasi a voler imprimere con decisione le prospettive e i momenti di vita che abbiamo incontrato lungo il percorso.

Mostra Moonlight a cura de La Young Photo Gallery

LORIS BERTAZZA

Loris Bertazza nasce nel 1980 in provincia di Rovigo, è perito chimico e biotecnologo, ma soprattutto è un appassionato di fotografia e di riprese video. Il primo cortometraggio dal titolo "Little Susie" nel 1998, si aggiudica il secondo posto al concorso "videomaking" di Lendinara (Ro). L'approvazione ottenuta lo stimola a proseguire nello sviluppo di questa passione per la cattura dell'immagine. Si avvicina al mondo della fotografia nel 2002, con una reflex Minolta, di cui va molto fiero, perché rappresenta una macchina nata per la "caccia fotografica", completamente manuale, con le ghiere molto grosse per poter essere utilizzata con i guanti. Questa macchina un po' lo forgia e con essa, nel 2004, arriva terzo al concorso indetto dal comune di Trecenta (Ro) dal tema "I veci mestieri". Nello stesso periodo inizia una collaborazione con uno studio fotografico di Badia Polesine (Ro) che gli dà la possibilità di approfondire il tema del ritratto. Il 2006 rappresenta un anno di svolta in cui passa alla fotografia digitale sperimentando altri generi fotografici, come la fotografia di architettura, perfezionando l'uso di ottiche ultra grandangolari e la tecnica del bianco e nero digitale, inoltre inizia la collaborazione con Andrea Leorin. Nel 2010 si classifica come migliore autore al primo concorso fotografico "La città della Memoria" promosso da ADE spa del comune di Parma.

ANDREA LEORIN

Andrea Leorin nasce a Padova nel 1979, è un giovane imprenditore che dirige un laboratorio serigrafico, ma soprattutto è un appassionato di fotografia. Il suo approccio al mondo della fotografia inizia nel 2006, utilizzando reflex digitali per lavori di ritratto. Ben presto, però, rivolge la sua attenzione alla ricerca di altre tecniche fotografiche che possano dare un significato e un sapore diverso ai suoi lavori. Attraverso un percorso di ritorno al passato, con l'utilizzo di vecchie macchine analogiche degli anni settanta in medio formato e 135 mm con pellicole in bianco e nero, assapora una nuova dimensione delle sue immagini e una ritrovata profondità nei toni della pellicola. L'uso totalmente manuale delle macchine, lo pone sempre davanti alla sfida di riuscire, con pochi scatti, a realizzare le immagini che si prefigge. Questa ricerca costante lo conduce nel mondo della camera oscura, inizia a sviluppare i suoi rullini in modo autonomo e poi a completare questo percorso con la stampa del bianco e nero. Sperimenta la fotografia con pellicole all'infrarosso eseguendo un lavoro sui paesaggi della Baviera, presentato in seguito, al concorso "Madre Terra" indetto dal Comune di Padova. Una sua immagine viene selezionata per essere esposta alla mostra relativa al tema del concorso.

LA CIANOTIPIA

La tecnica che abbiamo utilizzato per la stampa delle nostre immagini è molto antica e prende il nome di cianotipia per il colore finale che assumono le immagini, il Blu di Prussia.

Storicamente se ne deve l’invenzione allo scienziato e astronomo inglese Sir John Herschel, che nel 1842 mise a punto il procedimento a pochi anni dal varo della fotografia classica da parte di Fox Talbot in Gran Bretagna e Louis Daguerre in Francia. A differenza della stampa in bianco e nero, che si basa sulla sensibilità alla luce dei sali di argento, le stampe cianotipiche sono impressionate da un solo particolare tipo di luce, quella ultravioletta. 

Il supporto di stampa solitamente è cartoncino, ma si possono utilizzare anche altri materiali, come cotone e cuoio che abbiamo sperimentato per altri lavori. Il processo ha inizio quando il cartoncino viene sensibilizzato in luce attenuata con una soluzione a base di sali di ferro diventando così sensibile alla luce ultravioletta. Questo procedimento si basa sulla stampa per contatto, quindi si necessita di un negativo di dimensioni pari all’immagine che si vuole ottenere. A questo punto il supporto ed il negativo vengono pressati assieme sotto vetro, creando un sandwich che viene esposto alla luce ultravioletta. Dopo un tempo di esposizione opportuno il cartoncino viene sviluppato in acqua e grazie ad una reazione chimica tra l’acqua ed i sali di ferro si ottiene l’immagine finale in sfumature di blu.

Esistono diverse varianti della tecnica, che permettono di ottenere toni di blu in diverse gradazioni o addirittura di virare il blu in altri colori. Per le nostre immagini di Venezia abbiamo effettuato più prove variando la tipologia dei supporti e le proporzioni dei sali, fino ad ottenere un risultato che, secondo il nostro gusto personale, meglio si adatta al tipo di immagini che vi proponiamo. 

 
 

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