Universal Sex Arena live report

CSO Pedro, Padova - 18 maggio 2012

26 Maggio 2012
 - Prefe

Caro lettore, se hai suonato in una qualunque band sai benissimo che, nonostante tutta la buona volontà, il rischio di esordire in un pub di periferia di fronte a un pubblico che gioca a scarabeo è smisurato, e spesso drammaticamente giustificato dall'effettiva qualità di ciò che andrai ad eseguire.

Non è il caso degli Universal Sex Arena, che affrontano sul palco principale del Pedro il loro primo live con l'umiltà e la grazia di un uomo che entra nudo in una chiesa chiedendo la mano di una sconosciuta, ottenendola, fra gli applausi dei presenti. I presenti, nella fattispecie, sono parecchi, sia sul palco che sotto il palco. Gli Universal Sex Arena sono in sei e racchiudono un ingente quantitativo di batteristi: si presentano con due batterie (intere), due chitarre, una tastiera, alcune percussioni, un basso, un'armonica a bocca, una voce, parecchi amplificatori e un’idea sin troppo chiara di come tutti questi strumenti vanno usati. Avranno avuto bisogno di parecchie automobili per portarsi dietro tutta quella roba, ma state pur certi che almeno tre di loro sono arrivati con una Delorean direttamente dal '72 o giù di lì. E lo dico tanto per la strumentazione, quanto per i passeggeri. Il concerto comincia tardissimo, dopo l'apertura dei Bramasole, band che non fa propriamente breccia nel cuore dei presenti, poco inclini al genere (rock italiano anni '90 tendente al Ligabue).

L'ingresso degli Universal Sex Arena è preceduto da un vivace rumoreggiare del pubblico, che non è lì per caso, ma attende numeroso da diversi mesi che si decidano a presentarsi sul palco dopo aver, dal nulla, inciso e messo online (apparentemente senza alcuna tattica pubblicitaria) il disco, scaricabile su universalsexarena.bandcamp.com.
Il disco in questione è semplicemente fuori parametro se si pensa che è il primo lavoro di una band che alle spalle non ha alcuna etichetta o promozione: è stato inciso fra Padova e Vicenza, mixato a Milano e masterizzato in Ohio, al Magic Garden, studio cui si rivolgono anche i Black Keys.

Il concerto che ne esce è estremamente facile da descrivere in due parole, perché è: una bomba. Gli Universal Sex Arena eseguono dodici pezzi e un bis, richiesto a bicchierate dal sempre vivace pubblico, suonando come solo dei rockettari possono suonare (e so che non è una definizione squisitamente tecnica) senza mostrare il minimo accenno di quella che possa assomigliare vagamente ad un'incertezza, con una padronanza del palcoscenico quasi inadeguata ad una prima uscita e una gioia verso il concetto stesso di live performance figlia di due anni di prove dedicati ad un debutto che vuole e deve lasciare un segno.

Stupisce la loro capacità di gestire la dinamica del suono, tranquilli momenti lisergici ottimamente arrangiati e suonati con serenità si alternano a parti estremamente potenti, con due batterie a tutto volume, un chitarrista posseduto da un paio di MC5 e il cantante che si arrampica in note sempre più sospette senza mai arrendersi al falsetto. Il pubblico approva e non arretra di un centimetro dalla transenna sino alle due di notte, mentre il cantante utilizza ogni genere di espediente umanamente pensabile per chiarire alle signorine presenti in sala che il concerto è dedicato a (o "ha come obiettivo") loro, come se non bastasse il nome della band, la copertina del disco, il richiamo alla donna in ogni nota della musica e immagine della promozione, e il fatto che un tizio a petto nudo sta molestando con fare assai ambiguo l'asta di un microfono di fronte a loro.

L’atteggiamento della band è volutamente spavaldo, i sei componenti hanno personalità da vendere all’ingrosso e si ritagliano ruoli fra loro complementari ed indubbiamente azzeccati, che proverò a riassumere con: un batterista dall’aspetto scontroso e concentrato a fare da tappeto in maniera quadrata e decisa mentre l’altro si alterna fra percussioni mai invasive e interventi spesso brevi ma ben congeniati alla batteria (fumando circa una stecca di sigarette durante lo show), un bassista ostentatamente beat (con una rosa rossa al taschino) che sembra poter fare a meno di pensare a quel che sta facendo o a dove si trova tanto è sicuro di sé, un chitarrista particolarmente tecnico e a suo modo tradizionalista nell’impostazione (ok, ricorderà anche qualcuno quando suona, ma quel qualcuno è Jimi Hendrix, per cui non gliene farei una colpa), un altro eclettico chitarrista/tastierista, sempre sorridente e visivamente un po’ defilato, e infine un cantante di quelli che si trasformano irrimediabilmente in frontman furibondi non appena mettono piede su un palcoscenico.

Ovviamente gli Universal Sex Arena non piovono dal cielo già programmati per il live, provengono tutti e sei da precedenti (ed attuali) esperienze con una moltitudine di gruppi, di estrazioni fra loro molto differenti, con l’assenza dell’elettronica come minimo comune multiplo. Inquadrare il loro genere è (come sempre) un compito ingrato e probabilmente riduttivo, ma è risolvibile tramite la definizione Women Oriented Rock, sufficientemente vaga da non voler dire nulla, ma di certo azzeccata.

Concludo con a) un’osservazione incontrovertibile e b) una puntualizzazione necessaria:

a) band con queste potenzialità non nascono spesso, di certo non in Veneto, e se l’underground nutriva tanta attesa di fronte a questo esordio un motivo c’era, perché per trovare qualcuno che sappia gestire un live con questa scioltezza (e meritata arroganza) generalmente bisogna andare in posti come il Primavera Sound, curandosi di cercare i gruppi più performanti;

b) gli Universal Sex Arena non mi hanno pagato per questa recensione.

 
 

Illustrazione:
Giorgio Finamore

Links Utili:
universalsexarena.bandcamp.com
Official FB Page: Universal-Sex-Arena
www.giorgiofinamore.com
www.facebook.com/the.art.of.giorgio.finamore

 
 
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