Soundgarden + Refused @ Arena Fiera Milano - Rho 4 Giugno 2012

11 Giugno 2012

La curiosità di vedere all'opera i Soundgarden nell'anno di grazia 2012 è parecchio alta, sia per chi ha avuto la possibilità di vedere all'opera i quattro di Seattle ai tempo d'oro, sia per chi ha rivissuto l'epopea di una delle più importanti band hard rock (e ovviamente grunge) degli anni '90. Sarà per il lunedi lavorativo, sarà per l'appeal di un fest che vedeva come altra grane attrazione la reunion dei Refused, attesissimi da un manipolo di tifosi ad oltranza tra i quali noi ma certamente non la band che smuove masse oceaniche, ma l'affluenza al polo fieristico alle porte mi Milano non è di certo delle migliori, sopratutto paragonandolo al solo out dell'anno scorso dei SOAD e al "quasi"dei Big4 e Foo Fighters.

Persi i belgi Triggerfinger (beccati a fare headbanging durante il set dei Refused nonostante il loro dress code a base di giacca e cravatta!) e i prezzemolini dei festival estivi The Gaslight Anthem, il nostro esordio giornaliero avviene in concomitanza con l'ingresso on stage dei veterani The Afghan Whigs: la band capitanata dalla vecchia conoscenza Greg Dulli (chiedere a Manuel Agnelli degli Afterhours!) cerca, riuscendoci, di scaldare il pubblico presente con un set abbastanza tirato e compatto. In sede live si perdono un pò tutte le varie sfaccettature del combo americano, sopratutto gli inserti di violoncello che non arrivano a destinazione e le complesse trame quasi dark che rivestono il sound della band di Cincinnati. Tanta esperienza ed una professionalità al di sopra di ogni possibile sospetto fanno portare a casa il risultato a Greg e soci che infatti escono di scena fra gli applausi.

Arriva il tanto atteso momenti di rivedere on stage Dennis Lyxzen e compagni straight from Umeå, Sweden! Un intro rumorista ad oltranza che rimanda tanto al progetto ancora abbastanza fumoso Church of Noise, ci porta per mano all'incipit del capolavoro "The Shape of Punk to Come", e cioè "Worms Of The Senses/Faculties Of The Skull": tutto sembra al proprio posto, la band macina riff e beat come se gli anni di stop (dai Refused visto che tutti i membri hanno continuato le loro carriere musicali in vari progetti) non fossero esistiti e Dennis alterna mirabilmente passi di danza a scream devastanti. A metà set Dennis si lascia scappare un paio di ragionamenti sul perchè della reunion e su quanto le tematiche sociali/politiche dei Refused siano quanto meno attuali anche al giorno d'oggi: possiamo benissimo applicare il ragionamento anche all'aspetto prettamente musicale anche perchè le varie "Liberation Frequency", "The Deadly Rhythm" e la conclusiva "Tannhauser / Derivé" non risentano minimamente degli anni ma appaiono ancora all'avanguardia nonostante i 14 anni e passa dalla loro pubblicazione originale! Un ironico rimando al famoso slogan di Steve Jobs e l'esecuzione attesissima dell'inno "New Noise" riescono a convincere anche i tanti scettici presenti, magari non ha conoscenza dell'esistenza dell'ensemble svedese. Lyxzen ci comunica prima di abbandonare il palco che sperano di ripresentarsi in autunno in un ambiente più intimo e raccolto, speriamo mantenga la promessa!

Il grosso, grossissimo punto di domanda che accompagna la reunion dei Soundgarden passa per forza dalle esibizioni live, grande incognita anche nel momento di massimo splendore della band di Seattle. Inutile girarci intorno: basta guardare qualche video su Youtube, anche datato, per capire che il successo o meno delle esibizioni live dei giardino del suono passano per la tenuta o meno dell'ugola di Chris Cornell. Questa sera? Lo start con "Searching With My Good Eye Closed" tra le luci psichedeliche seguita dall'immortale "Spoonman" non permettono di farci fare una opinione "obiettiva", perchè va dato atto che la magia di questi pezzi ascoltati la prima volta o riascoltati live (per chi ha avuto la fortuna di vederli dal vivo con i proprio occhi/orecchie) a distanza di anni lascia comunque senza fiato. Il ripescaggio dai primi anni della band con "Gun" e "Hunted Down" sorprendono e lasciano un buon sapore in bocca, ma l'esecuzione della nuova di zecca "Live To Rise" abbassa di colpo l'entusiasmo, ci mostra come Chris sia particolarmente in difficoltà in più di un frangente e la disapprovazione del pubblico durante l'annuncio della song la dice lunga su quanto dovranno mettersi sotto con i lavori i quattro di Seattle su un album, atteso per Ottobre, che sarà messo sotto la lente d'ingrandimento in ogni suo minimo dettaglio. Da qui in poi il set dei Soundgarden rimane in bilico tra la felicità di ascoltare brani storici come "Fell On Black Days", "Blow Up The Outside World", la combo "Outshined"/"Rusty Cage" e la schiacciasassi "4th Of July", con un retrogusto amaro nel momento in cui ci si rende conto che al netto di una prestazione strumentale abbastanza precisa e compatta, c'è qualcosa che manca sotto l'aspetto del feeling generale. L'emblema di tutti questi ragionamenti risponde al nome di "Black Hole Sun", nella quale momenti da brividi ed entusiasmanti ad altri dove prendono il sopravvento le evidenti lacune di Chris nelle parti più acute. La chiusura di set con "Jesus Christ Pose" e "Slaves & Bulldozers" non ci aiuta a risolvere il quesito fondamentale di questa reunion: ne vale la pena?
Per il momento è un ni, l'uscita del nuovo album di inediti ci schiarirà definitivamente le idee.

Davide "Head" For Sherwood Live Reporter

 
 
loading... loading...