Flying Lotus - Until the Quiet Comes

“Un disco che faccia sognare i bambini”, così Steven Ellison aka Flying Lotus spiegava il suo quarto album in un'intervista al mensile britannico The Wire. Ed è vero, le diciotto brevi tracce di Until the Quiet Comes sono piccole e raffinate ninnananne che trasportano l'ascoltatore in una dimensione morbida e fluida, fatta proprio della materia dei sogni.

Abbandonate le stratificazioni e la pienezza sonora di Cosmogramma (2010), Flying Lotus alleggerisce le strutture musicali e sceglie un approccio più essenziale, lavorando soprattutto sul mood e sull'atmosfera. Resta la contemporanea presenza delle sue due anime: da un lato quella scura e urbana, influenzata da Los Angeles e dall'hip hop, dall'altro quella setosa ed elegante, inscritta nel suo dna (è pronipote di Alice Coltrane) e ispirata al free jazz.

In quest'aria notturna e rarefatta, indiscutibilmente black, il produttore californiano passa dal downtempo al trip hop, dai suoni a 8 bit alle tastiere analogiche, dai suoni cosmici ai beat elettronici, da J Dilla a Sun Ra, costruendo un percorso senza soluzione di continuità tra lo spazio siderale e la metropoli.

Qua e là incontriamo qualche ospite speciale, come Erykah Badu, che presta la sua inconfondibile voce per la sensuale See Thru To U, l'ormai immancabile Thom Yorke in Electric Candyman, il bassista fenomeno Stephen "Thundercat" Bruner (pupillo di Flying Lotus) in DMT Song, Laura Darlington in Phantasm e Niki Randa in Getting There e Hunger.

Putty Boy Strut è il momento più alto dell'album, che si candida senza dubbio a essere fra i migliori dell'anno.