Subsonica: a due passi dall’Eden

28 Marzo 2011

di Barbara Barbieri

8 marzo 2011, esce Eden il sesto album in studio dell’ormai nota band Torinese, dopo quattro anni dall’ultimo disco (l’Eclissi).

Un lavoro ancora una volta diverso dagli altri, perché se c’è una caratteristica comune agli album dei Subsonica è proprio il non imprigionarsi etichettandosi in uno stile unico. Un disco posto in bilico tra le anime diverse dei cinque componenti, infatti loro si sono sempre definiti cinque teste pensanti, ognuna con le sue idee, le sue melodie in testa, i suoi gusti.

È Boosta a parlarne durante l’incontro alla fnac di Verona, tenutosi il 14 marzo: “io volevo un disco cupo, malinconico..della serie io accasciato sui tasti dl mio pianoforte ad attendere la morte, Samuel invece voleva un disco da spiagge bianche e pareo, e ne è uscito Eden.”

Undici brani in cui trovano spazio la malinconia del vivere quotidiano, quelle risposte alle domande che ognuno prima o poi rivolge a se stesso e la paura per un futuro sempre più instabile. È il caso di “Eden”, “L’angelo”, “Quando” e “Tra gli Dei”, ma anche l’autoironia e la spensieratezza con brani come “La funzione”(in collaborazione coi Righeira) e “Sul sole”; tra ritmi che viaggiano tra dub step, drum n bass e sonorità più pop. Ritmi che sono insiti nello stile dei cinque torinesi abituati alle discese lungo i Murazzi del Po, in una Torino sempre più buia. Il brano che più crea continuità con i lavori precedenti è “Il diluvio” che riprende la foga emotiva di brani come “Aurora sogna” o “Nuvole rapide”, sono presenti anche brani che ricordano la notissima “Incantevole”, è il caso di “Istrice” che però dietro ad una melodia orecchiabile nasconde un significato cupo, che viene dimostrato dal video, ambientato a Torino che racconta la storia di una ragazza comune accompagnata nella vita quotidiana da una presenza inquietante. I testi come spesso accade coi Subsonica celano riferimenti all’incerta situazione politica/sociale italiana, è il caso del brano “Prodotto Interno Lurido”. O di “Serpente” che nient’altro non mostra che la tentazione che spesso ci divora.

Un album dalla genesi particolare: cinque musicisti chiusi in una casetta di campagna, quasi in ritiro spirituale, tra banchetti sontuosi e visioni di film come “Pecore Assassine”. Uno scenario insolito, tra le nebbie del Piemonte e personaggi malvagi e controversi tra cui uno armato di motosega. Quest’ultimo è protagonista di un cortometraggio horror creato dagli stessi Subsonica che ha portato alla creazione di una traccia del disco (Benzina ogoshi). Questa canzone è il risultato di un esperimento, infatti è nata come accompagnamento sonoro ai titoli di coda dell’horror movie e, diventata subito un cult, è stata inserita nell’album chiedendo ai fan di completarne il testo. Il tutto attraverso il loro sito(www.subsonica.it) in web 2.0, noto per essere piattaforma di scambi di idee e non solo.

Un album quindi che ancora una volta non riflette le aspettative dei fan, e che quindi spiazza e stupisce. Saranno riusciti a bissare microchip emozionale? A voi l’ardua sentenza.

 
 
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