Le tormentate vicende di un piccolo crocifisso di attribuzione incerta come metafora del nostro Paese

Come si diventa "Michelangelo" - Claudio Giunta

Donzelli, 2011

17 Maggio 2011

Recensione

Ogni tanto capita di riconoscere, in una delle tragicomiche vicende che occupano le cronache nazionali, qualcosa di emblematico. Un evento di per sé marginale sembra in questi casi portare lo stigma di tutte le peggiori caratteristiche italiote (pressapochismo, provincialismo intellettuale, e soprattutto un grande infantilismo), funzionando, in qualche modo, anche come una metafora del nostro Paese.

Quella del crocifisso attribuito a Michelangelo e comprato nel 2008 dal ministero guidato da Sandro Bondi per oltre tre milioni di euro, raccontata con competenza e ironia da Claudio Giunta (docente di letteratura italiana all’Università di Trento) in Come si diventa “Michelangelo” (Donzelli 2011), è proprio uno di queste vicende-simbolo. Ma veniamo ai fatti.

È il dicembre 2008 quando l’antiquario torinese Giancarlo Gallino, dopo una lunga trattativa, vende allo Stato italiano un piccolo (cm. 40 per 40) crocifisso ligneo attribuito alla fase giovanile di Michelangelo per 3 milioni e 250 mila euro. Già dai mesi successivi, però, cominciano a sollevarsi dubbi sulla paternità dell’opera. Già il prezzo del crocifisso, sceso durante la trattativa da 18 a 3 milioni di euro, dovrebbe indurre a più di un sospetto, dal momento che anche solo gli schizzi del maestro fiorentino vengono regolarmente battuti all’asta per 30 milioni di euro. E in effetti la parte più “tecnica” del saggio di Giunta è dedicata alla ricostruzione di come, negli anni fra il 2004 e il 2008, il crocifisso “diventa” di Michelangelo. Esso fu esposto per la prima volta a Firenze nel 2004 nella mostra Una proposta per Michelangelo, mostra il cui catalogo (dove del resto la paternità michelangiolesca, più che dimostrata, non è esclusa) venne curiosamente edito dallo stesso editore di Gallino, il proprietario del crocifisso. Il catalogo del 2004, inoltre, conteneva un capitolo con le foto di altri crocifissi lignei cinquecenteschi fondamentale per il dibattito fra i pro-Michelangelo (secondo cui essi derivano tutti dall’opera scolpita dall’allora giovane maestro) e gli anti-Michelangelo (che ritengono al contrario quest’ultima solo “un’opera di rispettabile serialità”). Nel dicembre 2008, quando l’editore ripubblica il catalogo dopo l’acqusizione statale, questo capitolo viene tagliato e il titolo del volume viene cambiato da Una proposta per Michelangelo a Michelangelo giovane: il crocifisso ritrovato, senza che siano apparsi ulteriori interventi critici a motivare l’attribuzione. La paternità dell’opera, in pratica, è stata “costruita” senza essere mai seriamente discussa, e ignorando deliberatamente i pareri contrari di famosi esperti.

La tormentata vicenda del crocifisso, che vedrà interrogazioni parlamentari, l’apertura di un’inchiesta della Corte dei Conti per danno erariale, la perquisizione del ministero di Bondi con relativo sequestro degli atti e l’avvio di un’indagine per truffa ai danni dello Stato, non è ancora, ad oggi, conclusa. Ma, più che la ricostruzione della vicenda giudiziaria, è interessante seguire Claudio Giunta mentre ci fa rivivere il clima entusiasta che, nei primi mesi, accompagnò l’acquisizione del crocifisso: un vero e proprio loop informativo, dove Bondi poteva vantarsi al Tg1 delle 20 della politica di recupero-capolavori del ministero da lui guidato, e dove il tour che il crocifisso compì nell’inverno 2009, un tour che toccava molto più i musei diocesani che quelli civici, era salutato dai giornali con toni misticheggianti (il crocifisso come opera “di arte e fede”). La macchina perversa della retorica si era messa in atto, e, unita al provincialismo, altro male nazionale, avrebbe portato a eventi come la mostra (?) milanese del 2009 al Castello Sforzesco, costituita in realtà da  due sole opere, la Pietà Rondanini che fa parte della collezione permanente del Castello e il nostro crocifisso, avvolte da giochi di luce e con sottofondo di musica misticheggiante, e presentata dall’assessore alla cultura di Milano Finazzer Flory con queste parole: «Da Passio a Passio. Come abitare la distanza? Con la pietà del pensiero insieme a una domanda: che cos’è la passione? Nell’interrogativo vi è già la risposta, l’opera che va verso l’ispirazione».

Anche la storia di un piccolo crocifisso ligneo di attribuzione controversa può dire molto sulla politica culturale italiana, sul perenne coinvolgimento del clero, su vizi e virtù dei nostri intellettuali, e sul sogno (spesso infranto) di un Paese migliore.

 
 

Titolo: Come si diventa “Michelangelo”
Autore: Claudio Giunta
Editore: Donzelli
Collana: Saggine
Anno: 2011
Pagine: 120
Prezzo: 13,50 €

 
 
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