E andiamo a vedere uno spettacolo con Claudio Santamaria, che almeno piace alle giovinotte che accorreranno in massa a teatro, così stasera non saremo gli unici a sentire lo spettacolo in una sala solitamente colma di clienti Amplifon®.
Occidente solitario ha una locandina intrigante, con tanto di coltello e fucile, sguardi gonfi di tensione, e l'autore è Martin McDonagh, pluripremiato autore inglese d'origine irlandese, regista per il cinema di un film dignitoso come In Bruges.
Si narra la storia di due fratelli ai ferri corti, tra ricatti e dispetti, e del prete che cerca di riconciliarli anche con l'ausilio di gesti estremi, che mai verrebbero perdonati dalla religione che ha sposato.
L'inizio è scoppiettante: quattro personaggi evidentemente affetti da Sindrome di Tourette vomitano addosso al pubblico un bellicoso stuolo di “cazzo”, “culo”, “puttana”, “troietta” e chi più ne ha più ne metta.
I clienti Amplifon® spengono l'Amplifon®, ché qui ci si gioca il Paradiso proprio in dirittura d'arrivo, i giovini apprezzano e ridono: questo testo sembra scritto dall'invidiatissimo bullo del secondo banco.
I protagonisti sono dunque due fratelli eternamente in zuffa, che se vivessero in America sarebbero definiti redneck (i bifolchi delle praterie che sequestrano e scuoiano giovani studenti borghesi negli horror anni '80), ma dal momento che la storia è ambientata in Irlanda chiameremo green-neck. Li interpretano Claudio Santamaria e Filippo Nigro che, per volere del regista Juan Diego Puerta Lopez, recitano come se fossero Chiquito & Paquito: lo sketch è bello finché dura poco e alla lunga (lo spettacolo sfora le due ore) smorzano tutta la tensione, che pure vorrebbe straripare da ogni gesto e da ogni parola.
Il problema della messinscena è essenzialmente questo: due cerebrolabili sottosviluppati non possono far esplodere la Crudeltà, almeno a parere di chi scrive, perché depotenziano di continuo tutte le situazioni e la distruzione latente, perché sono pur sempre Chiquito & Paquito in versione catastrofica, e nessuno si può identificare in Chiquito & Paquito, nessuno riflette su un delirio ridicolo. Non ci sono grandi metafore, o almeno non vengono percepite: tutto è parossistico quanto innocuo.
Ad accompagnare i due protagonisti, un prete gemebondo, alcolizzato e incapace (Massimo De Santis), e una ragazzina indomabile (Nicole Murgia) che la costumista ha vestito come la figlia ribelle di Massimo Boldi in un cinepanettone: chiodo, ciuffi colorati, chewing-gum in bocca e gonnellina scozzese.
Si ride, la gente muore fuori scena (gettandosi nel lago dalla parte sbagliata, tra l'altro), si sputa e si rutta, ma si spegne il cervello e non si fa male a nessuno. Musica elettronica tanto bella quanto inappropriata.
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