Splatterpink: intervista e live report

Locomotiv Club, Bologna - 1 Febbraio 2013

14 Febbraio 2013
 - Prefe

Mentre i Litfiba cominiciano il loro tour di reunion nostalgica a Milano, dando così a Ghigo l'occasione di suonare pezzi wave degli anni '80 utilizzando più o meno la distorsione dei Pearl Jam, a un paio di centinaia di chilometri di distanza un gruppo molto, molto più incazzato, senza dir nulla a Simona Ventura riempie fino all'orlo il Locomotiv di Bologna per il suo rientro.

Gli Splatterpink sono quattro tizi davvero poco inclini al compromesso, sia esso sonoro o lessicale, che risorgono in formazione quasi originale dopo un'assenza decennale. Il locale è pieno ben prima dell'inizio del concerto, ad aprire la serata ci sono i Fuzz Orchestra, che scaldano un pubblico particolarmente incline a farsi scaldare. Questo primo live è potente quanto basta per impedire qualunque dialogo sino al parcheggio e, senza entrare nei dettagli, non c'è alcun dubbio sul fatto che siano un'apertura più che onorevole per chiunque debba seguirli. Personalmente approccio la serata forte di una robustissima ignoranza in materia di Jazzcore e soprattutto di Splatterpink, ma la sensazione è da subito buona, se non altro per il palpabile clima di attesa che mi circonda e per la qualità inusuale del gruppo spalla.

Gli Splatterpink salgono sul palco tra gli applausi e le grida senza farsi attendere, con l'aria di chi è contento ma non particolarmente stupito dalla situazione; nemmeno dal fatto che durante lo show si leverà dal pubblico più volte il coro "Va-sco Va-sco", apparentemente diretto al frontman Diego D’Agata, in una sorta di inspiegabile decontestualizzazione artistica collettiva/presa per il culo dello spettatore medio.
Quando il pubblico applaude e devi ancora suonare un po' hai già vinto; loro sembrano saperlo bene. E infatti vinceranno.

Partono senza troppi preamboli e con un ritmo frenetico scaricano un'ora e mezza (il tempo l'ho stimato adesso, un po' a caso) di decibel arroganti sulla sala, sfornando, fra le cose, tre inediti che fanno presagire un nuovo album in arrivo. La pista è teatro di scenette piuttosto divertenti, poiché deve fronteggiare un pogo di dimensioni ed entusiasmo decisamente preoccupanti, quantomeno per alcune ragazze che si sono guadagnate un posto un prima fila ma che non hanno fatto i conti con una quarantina di osti che giocano a proiettare persone in direzioni casuali.

Tanto entusiasmo non può che far bene al gruppo che per tutta la durata del concerto mantiene un suono granitico forte di dieci anni di arretrati. A prescindere dai gusti musicali non possono non stupire, quantomeno perché quello che eseguono sul palco ha l'aria di essere straordinariamente difficile. Gli inserti di sassofono e più in generale lo stile della band mi ricordano vagamente gli Zu (anche se per cronologia dovrebbe essere il contrario), con strutture delle canzoni più riconoscibili, un suono meno scuro, un atteggiamento decisamente più strafottente e, ovviamente, una voce in più ... quindi in buona sostanza non ci somigliano, ma non ho altri riferimenti nel genere.

Il concerto dura parecchio, ma ci vogliono comunque un paio di bis perché il pubblico si quieti e accetti di averne abbastanza, e in realtà anche gli Splatterpink non sembrano aver troppa intenzione di scendere dal palco dopo tutto questo tempo in cui ne son stati alla larga.

A fine serata sono contenti tutti, gestori, gruppo, recensori di Sherwood e folla festosa... ma questo successo ce lo potrà confermare con le sue parole il cantante/bassista Diego D’Agata aka “Il Simon Le Bon del terrorismo musicale” (da wikipedia…)

Intervista a Diego D'Agata
degli Splatterpink

Ciao Diego, allora, cosa ne pensi del vostro rientro? A occhio e croce è stata una serata grandiosa.

Direi che è andata anche oltre le aspettative.

Dal mio punto di vista te lo posso ampiamente confermare. Comunque, mi hai detto ho sentito che avete fatto tre inediti. Sono forieri di un nuovo album?

Non lo sappiamo ancora bene, di sicuro abbiamo visto che ci piace sempre comporre musica e che c’è sempre del materiale su cui lavorare; l’idea è concretizzare questa roba in sei pezzi e registrarli, per il resto siamo pessimi promotori di noi stessi, lo siamo sempre stati; possiamo solo dire che ci sembrerebbe stupido non investire in questa band, poi magari salta fuori che invece i pezzi fanno cagare e bòm, ognuno di nuovo per la sua. Dal vivo proponiamo una scaletta che abbraccia tutti e tre gli album, con una particolare predilezione per il primo. Siamo riusciti a ficcarci dentro due pezzi nuovi (tre se contiamo l’abbozzo del “fuori programma”, che cmq è a tutti gli effetti un brano nuovo), che come ti dicevo prima verranno a breve registrati

(Ndr: il fuori programma è stato quando il fonico ha impiegato … boh… un quarto d’ora? … per cambiare il microfono del Sax che non andava)

Durante il concerto c'era un acceso pogo che coinvolgeva mezza pista. Buona parte del pubblico in esso coinvolto probabilmente non poteva legalmente acquistare dell'alcool quando calcavate le scene negli anni'90. Questo vuol dire che avete lasciato un segno indelebile a cavallo di due secoli e due generazioni?

Quello che in parte ci ha spinto a riunirci è l’aver constatato che c’era ancora un cospicuo numero di persone che continuava a conoscere e a far girare questo nome, il web, e relativi feedback a riguardo ce l’hanno confermato. Per la questione del lasciare un segno boh, se è stato lasciato forse è dovuto al fatto che, faccia essa cagare o no, la nostra musica difficilmente può risultare datata, o perlomeno penso che possa essere contestualizzata anche nel decennio successivo, la gente ha continuato ad ascoltarla. Deriverà dal fatto che a me certa musica vecchia ha sempre fatto cagare e quindi tendo a trasmettere ai miei pezzi questa fobia di suonare, che so, come i Van Der Graaf Generator. O Frank Zappa.

Chiudo chiedendoti di una "variabile esogena": so che sei piuttosto impegnato anche sul fronte Testadeporcu e, stando a quanto dice il web, anche questa band nutre di un certo seguito. Continuerete o gli Splatterpink assorbiranno tutto?

Una cosa non esclude l’altra , anzi. I tdp sono un progetto al quale tengo molto, abbiamo pronto un lavoro nuovo, in marzo-aprile stampiamo e facciamo uno spezzatino-tour, nel senso che le date sono tutte sparpagliate.

 
 

Links utili:

www.locomotivclub.it

 
 
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