ReadBabyRead #158 del 2 gennaio 2014

Su Tong: “Vite di donne” (4/6)

2 Gennaio 2014


Su Tong
Vite di donne (parte 4 di 6)


per info su F. Ventimiglia e C. Tesser:

Lettura e altri crimini
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Legge: Franco Ventimiglia


Su Tong
Vite di donne


"La bottega di fotografo Huilong stava sull’angolo di un edificio dipinto di arancione, con una porticina a vetri a due battenti, nello stile tipico dei negozietti degli anni Trenta. In vetrina erano esposte foto di stelle del cinema e fiori di carta disposti con cura. Le immagini delle belle ragazze sorridenti contrastavano con la desolazione della strada..."

Quando Su Tong esordisce, nella seconda metà degli anni Ottanta, i critici lo includono nella corrente letteraria detta dell'avanguardia, che comprende una serie di scrittori che, pur diversi fra loro, porta a compimento la separazione fra la realtà e lo spazio letterario. Svincolare la narrativa dall'obbligo di rappresentare la realtà secondo i canoni del realismo socialista è stato lo sforzo della produzione degli anni successivi alla fine della Rivoluzione culturale. Riacquistata una libertà creativa si assiste a una fioritura senza precedenti che si declina in varie tendenze, dalla ricerca delle radici, al regionalismo, al modernismo. Gli autori della cosi detta avanguardia appartengono a una generazione più giovane, costituita dai fratelli minori delle Guardie rosse, biograficamente e psicologicamente svincolati dal peso della Rivoluzione culturale. Per loro, convinti assertori dell'autonomia della letteratura dalla realtà, lo scopo è esplorare le possibilità dell'artificio, consapevoli del valore metanarrativo del testo.

E infatti lo stile - e la qualità della lingua usata - è la prima discriminante dell'opera di Su Tong. Acheng ha sottolineato come Su Tong sia uscito quasi indenne dagli anni della violenza linguistica marxista-leninista, producendo uno stile cosi maturo e pacato da lasciare sbalorditi. La tranquilla pacatezza di Su Tong è il suo tratto distintivo.

A soli venticinque anni, Su Tong scrive il suo romanzo più famoso Mogli e concubine dal quale il regista Zhang Yimou ha tratto il film Lanterne rosse, Leone d'oro al Festival di Venezia del 1991. Ambientato in una Cina che potrebbe essere quella degli anni Venti-Trenta, narra la storia tragica di Songlian, studentessa diciannovenne che accetta di diventare la quarta moglie del ricco Chen Zuo-qian. Nella clausura della dimora del marito-padrone si consumano le rivalità e gli odi fra le quattro mogli per conquistare il primo posto nel cuore dello sposo. Questo universo concentrazionale uccide chi infrange le regole e porta alla follia chi, come la protagonista, è in grado di vederne la menzogna, l'ipocrisia e la violenza. Alcuni critici vi hanno voluto leggere una metafora del potere, benché Su Tong dichiari che il suo scopo non è quello di trasmettere un messaggio politico, ma di esplorare le relazioni umane in una situazione critica, il destino dei singoli in un dato contesto culturale.

Questo vale anche per un'altra sua opera accessibile in italiano, Cipria. La storia, ambientata nella Cina dei primi anni Cinquanta in una grande città del Sud (probabilmente Shanghai), narra le vicende di due prostitute dal momento in cui il giovane regime maoista chiude i bordelli e le manda a rieducarsi attraverso il lavoro manuale. Mentre una delle due segue il duro programma di riabilitazione, l'altra scappa e inizia un altrettanto doloroso percorso in cerca di una nuova identità nella città in rapida trasformazione.

La maggior parte delle opere di Su Tong è ambientata nel passato che gli consente una maggiore libertà espressiva non costringendolo a confrontarsi con il reale. Il passato si presenta come il luogo principe dell'immaginario per molti autori contemporanei. Le motivazioni e i progetti appaiono diversi: la necessità di ricostruire un'identità culturale dopo le pesanti cesure della Rivoluzione culturale; il bisogno di ricollegarsi a un'essenza nazionale riprendendo le fila del discorso che precedeva la rivoluzione; il riconoscimento di una maggiore sofisticazione delle relazioni umane nella vituperata «vecchia società»; l'esigenza di «riscrivere» la storia e raddrizzare i torti, ma anche la resistenza al materialismo-consumismo oggi dominante e che tutto corrompe. L'attenzione al passato comporta dunque una critica tanto alla fase della «rivoluzione» che a quella attuale dell'«economia di mercato socialista», infatti narrare il trauma forzatamente rimosso, evocarlo è un modo anche per dissentire dal diffuso credo che l'economia di mercato guarirà qualunque cosa. Per tutte queste istanze, il passato non costituisce un rifugio, ma serve alla costruzione del presente: è memoria culturale e senso sociale della provenienza.

Le storie narrate da Su Tong non sono ovviamente basate sulla memoria, non avendo egli vissuto in prima persona la Cina prerivoluzionaria o quella immediatamente successiva, né si basano su ampie e circostanziate ricerche d'archivio, non è interessato a un'operazione storica, ma letteraria, non è all'opera la scienza ma l'immaginazione.

Anche Vite di donne è legato al passato. Comprende due novelle che scandiscono un diverso passo del tempo: uno diacronico, cronologico e progressivo, Vite di donne, e uno sincronico, fisso e parallelo, Altre vite di donne.

Vite di donne racconta tre generazioni che si susseguono in un'abitazione situata sopra uno studio fotografico, passando attraverso tre fasi storiche fondamentali della Cina: dalla Shanghai prerivoluzionaria alla Rivoluzione culturale fino all'epoca delle riforme. Madri e figlie si passano il testimone di esistenze amare, fatte di gelosia reciproca, fallimento, malattia mentale, morte e abiezione.
Xian debutta come attrice nella scintillante Shanghai degli anni Trenta, ma i suoi sogni finiscono con l'invasione giapponese; sua figlia Zhi, prodotto della nuova società, si ammala di depressione quando scopre di non poter avere figli; Xiao, la figlia adottiva, con un carattere forte e accentratore, manderà la madre in manicomio e tenterà di uccidere il marito. La cattiveria passa di madre in figlia, le madri fanno pagare alle figlie la propria infelicità, o perché hanno rovinato la loro vita, o perché troppo spaventate dalla vita per potersi dedicare a loro.

Vite parallele si svolgono invece in Altre vite di donne: in una fabbrica di soia espropriata dopo la rivoluzione, due sorelle zitelle, le ex padrone, abitano l'appartamento al primo piano, mentre al piano terra tre commesse animano lo spaccio della fabbrica. Il tempo del primo piano si è fermato a prima della rivoluzione, mentre al piano di sotto ferve l'animazione del presente. Le sorelle vivono isolate dal mondo e in una simbiosi quasi totale. Le commesse invece sono immerse nella complessità e nei guai del quotidiano, sono litigiose, sospettose e dispettose. Nel momento in cui i due mondi, passato e presente, entrano in comunicazione, la tragedia si annuncia e travolgerà tanto chi abita sopra che chi lavora sotto.

Su Tong eccelle nella descrizione dell'animo femminile e queste due storie di donne ne confermano il talento. Le protagoniste, figure allo stesso tempo emblematiche e particolari, convogliano le ansie dei loro cupi universi e pagano con la follia il giusto rifiuto di adeguarsi alla società maschile.

Maria Rita Masti

Postfazione 
da Su Tong, Vite di donne
(2008, Einaudi, Stile libero Big)


Le Musiche, scelte da Claudio Tesser

Einstürzende NeubautenSabrina [Einstürzende Neubauten]
Einstürzende NeubautenAlles (Ein Stück Im Alten Stil) [Einstürzende Neubauten]
The KnifeReady To Lose [The Knife]
Einstürzende NeubautenBeauty [Einstürzende Neubauten]
The KnifeCrake [The Knife]
Nick Cave & The Bad SeedsAll Tomorrow's Parties [Lou Reed]
Nick Cave & The Bad SeedsBlack Betty [Lead Belly]
Einstürzende NeubautenSonnenbarke [Einstürzende Neubauten]
Einstürzende NeubautenRedukt [Einstürzende Neubauten]
The KnifeA Cherry On Top [The Knife]
Nick Cave & The Bad SeedsCity Of Refuge [Cave, Harvey, Wolf, Bargeld, Wydler, Powers]
The KnifeOld Dreams Waiting To Be Realized [The Knife]
Nick Cave & The Bad SeedsWatching Alice [Cave, Harvey, Wolf, Bargeld, Wydler, Powers]

 
 

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Un’immagine del 1974 raffigurante alcune lavoratrici tibetane.

 
 

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