Gli zingari (zingani, zigani o gitani,...insomma avete capito!) sono un minestrone di varie etnie in principio ritenute tradizionalmente dedite al nomadismo, originarie dell'India settentrionale ed accomunate, dall'uso di un idioma comune, il romaní (che è dal Medioevo, per alcuni di essi, la lingua ufficiale).
Quello che ho capito IO degli zingari è che esattamente nessuno sa di dove siano e si tende per lo più a fare una gran confusione.
Li chiamano "rom" o "sinti" oppure,in modo totalmente erroneo , "rumeni " o "slavi" (confondendo le loro origini con la loro cittadinanza) ma non esiste connessione alcuna fra il termine "rom" e tutto ciò che ha a che fare con lo Stato di Romania: infatti la lingua e le origini degli zingari sono appunto indiane.
Ma andiamo con calma.
La questione che irrita la maggior parte degli italiani medi è che gli zingari siano (per lo più) nomadi, per cui: senza terra.
Per cui: vengono a casa nostra.
Per cui: vengono a casa nostra...e si insediano!
Daan daan daaaaaan!!
La questione che però molti italiani medi dimenticano è che sì, si insediano, ma per lo più in aree dimesse e malmesse di cui noi non ci curiamo e dove non porteremmo sostanzialmente nemmeno il cane a pisciare, detta brutalmente.
Sento, molta gente lamentarsi che gli zingari vivano in queste aree senza pagare bollette della luce e del gas, ma avete idea di come vivono gli zingari?
Io sono andata a vederle queste realtà e posso assicurarvi che non è proprio una bella vita,quella dello zingaro.
Per l'acqua si attaccano alle fontane (spesso devono centellinare le risorse e questo comporta rinunciare ad avere vestiti sempre puliti o a saltare qualche doccia, del resto devono scegliere: o la bevono o ci si lavano...),
mentre luce e gas sono servizi che sono per lo più inclusi in un qualsiasi motocaravan di quelli che utilizzano.
Ad ogni modo posso assicurarvi che pur essendo io disoccupata e una delle persone più perseguitate da Equitalia non credo che NON riuscirei a dormire la notte pensando che una famiglia di nomadi mi "succhia" l'acqua per lavare i vestiti dei loro bambini o per sopravvivere.
E nemmeno mi disturba che questi poveretti occupino un parcheggio abbandonato e ci vivano.
Mi disturba semmai che i "signori" dei Comuni, che si preoccupano tanto a tappezzare di manifesti ogni sporco buco della città nei periodi elettorali, non si mobilitino altresì a risolvere queste situazioni "scomode" e a fare integrare i migranti col resto della cittadinanza; magari facendo sì che si "guadagnino" il posto che occupano facendo dei lavori utili per la comunità tutta, magari istituendo anche dei corsi organizzati nelle Scuole Elementari (e non sempre e solo dai volontari di qualche associazione umanitaria, vedi la Zattera Urbana di Padova che si accolla l'intero peso di questi e molti altri progetti di integrazione) per fare in modo che i bambini nomadi imparino la lingua e sensibilizzando le famiglie stesse di questi bambini a mandarli a scuola.
In realtà l'articolo "più affidabile" è unicamente il primo che era uscito su questa disgraziata vicenda; quello de Il Giornale di Vicenza che ci diceva che sì: il Sindaco ha accettato di pagare le bollette per i nomadi ma ha chiesto loro in cambio una collaborazione di cui è in corso una trattativa.
Perchè su una cosa siamo tutti d'accordo: i nomadi possono restare "a casa nostra" ma è necessaria collaborazione e partecipazione alla realtà in cui si inseriscono.
Ma sarebbe importante farci conoscere e capire dalle persone che vogliamo inserire nella nostra società.
Dicevamo?
Ah, sì: gli zingari rubano.
Bhe, anni fa mi entrarono in casa due nomadi e non fu proprio una cosa piacevole.
Erano due ragazzini, molto piccoli, direi di 8 e 10 anni.
Mia madre finse di avere una pistola in tasca (un telefono cordless che grazia a Dio non si mise a squillare in quel dato momento di phatos allucinante) e i ragazzini se la filarono a gambe lavate.
Probabilmente dovrei odiarli come li odia chi non ha mai subito un furto da parte loro e li odia calorosamente a prescindere,
ma invece voglio farvi una domanda: voi lo assumereste uno zingaro nel vostro negozio?
Proprio a tal proposito vi allego la lettera che Carlo Mikic, un ragazzo appartenente al gruppo dei Rom Rudari, ha scritto al Papa e ai responsabili della Fondazione Migrantes.
"Mi chiamo Carlo, ho 18 anni e sono un rom e un cittadino pienamente europeo: ho genitori venuti dalla Jugoslavia e sono nato e ho sempre vissuto a Roma.
Sono cresciuto in quelli che chiamano campi nomadi e non è stato semplice. Quando sei un bambino che vive in un campo, a scuola non sei considerato come tutti gli altri. Quando cresci e cerchi un lavoro e nei documenti vedono nell’indirizzo “campo nomadi”, ti dicono no grazie.
Lo so ci sono dei rom che sbagliano, che si comportano male, ma la responsabilità è sempre personale e la colpa non è mai di un’etnia o di un popolo.
Noi rom, soprattutto giovani, pensiamo al futuro e sogniamo di poter studiare, lavorare, di avere dei documenti.
Sembrano cose banali e scontate, ma per troppi zingari non lo sono ancora.
Io sono nato a Roma, anche se purtroppo non sono ancora cittadino italiano, qui ho studiato, ho tanti amici, e qui sto cercando un lavoro, vorrei mettere su famiglia e vivere la mia vita.
Quando penso al futuro, penso a città e paesi dove ci sia posto anche per noi, a pieno titolo, come cittadini come tutti gli altri, non come un popolo da isolare e di cui avere paura. Credo che tutti abbiamo la responsabilità di costruire questo futuro nuovo: rom e gagè insieme!"
Forse però, è giusto ricordarCI di quando quelli malvisti e allontanati eravamo noi.
Sto parlando dell'italianofobia , un fenomeno che è riferito soprattutto ai paesi del Nordamerica e dell'Europa centro-settentrionale (Germania, Svizzera, Belgio, Francia ecc.) e dell'est europeo (relegato principalmente alla Slovenia e ad una parte della Croazia).
Nel caso del Nord America e dell'Europa centro-settentrionale si pensa che la causa fu l'emigrazione italiana di massa giunta a coprire settori occupazionali considerati disagevoli, che gli abitanti locali rifiutavano di svolgere per ragioni sanitarie o di convenienza sociale (come ad esempio il settore minerario). Nel caso della Slovenia e Croazia (ed anche dell'Austria) la causa principale va imputata alle quattro guerre d'indipendenza italiane e relative ostilità nazionalistiche ed etniche.
Nel linciaggio di New Orleans accaduto nel 1891 furono linciati 9 italiani, tutti siciliani, accusati ingiustamente di aver ucciso il capo della polizia urbana.
Il massacro di Aigues-Mortes, nell'agosto del 1893, fu scatenato da un conflitto tra operai francesi ed italiani (soprattutto piemontesi, ma anche lombardi, liguri, toscani) impiegati nelle saline di Peccais, che si trasformò in un vero e proprio eccidio con nove morti e un centinaio di feriti tra i lavoratori italiani. La tensione che ne seguì fece sfiorare la guerra tra i due Paesi.
In un tribunale dell'Alabama, nel 1922 (processo Rollins versus Alabama), una donna italiana venne dichiarata "non appartenente alla razza bianca" — criterio sul quale si fondava il giudizio della corte.
Durante il processo agli anarchici italiani Sacco e Vanzetti, avvenuto a Boston nel 1927, il pregiudizio contro gli immigrati (italiani) emerse con chiarezza e contribuì, pur non essendo il pregiudizio decisivo, alla loro condanna a morte.
In Australia, gli italiani del centro e del sud dal 1891 agli anni sessanta del XX secolo erano schedati dagli uffici dell'immigrazione come Coloured, Semi-White oppure Olive — per via della pelle olivastra.
La copertina della rivista tedesca Der Spiegel nel 1977, il periodo più acuto degli anni di piombo, mostrava la foto di un piatto di spaghetti conditi con sopra una pistola, in riferimento alla presenza del terrorismo in Italia.
Fu replicata nel 2006, in occasione dei mondiali di calcio: l'intento era ironico, ma con sfumature razziste, vista la decontestualizzazione dell'immagine (originariamente riferita a fatti di violenza).
In una rivista giapponese del 2006 è apparsa una classifica intitolata Itaria-jin no ya-na tokoro besto ten (Le dieci cose peggiori degli italiani), che descrive gli italiani come bugiardi, ritardatari e irrispettosi delle regole (questo è un esempio di anti-italianismo "leggero", in quanto l'avversione per un gruppo va di pari passo con l'individuazione di luoghi comuni negativi che lo caratterizzano).
Il 10 ottobre 2007, in Germania, il Tribunale di Bückeburg ha ridotto da 8 a 6 anni di carcere la
pena di un cameriere italiano riconosciuto colpevole di stupro, sequestro di persona e violenza di gruppo verso la sua ragazza. Nel formulare tale giudizio si tenne anche in considerazione la sua origine sarda. Nella sentenza di condanna, la riduzione di pena è stata così giustificata dal giudice tedesco: "Si deve tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell'imputato. È sardo. Il quadro del ruolo dell'uomo e della donna, esistente nella sua patria, non può certo valere come scusante, ma deve essere tenuto in considerazione come attenuante"
Nel 2008, in Germania, la catena di negozi Media Markt ha commissionato una serie di spot pubblicitari che hanno per protagonista un italiano vestito come un buzzurro (canottiera con stemma tricolore, occhiali da sole sulla fronte, catena d'oro al collo, baffetti neri e parlata maccheronica) che si comportava come un truffatore sempre pronto a turlupinare il prossimo compiacendosi dei suoi biechi sotterfugi.
La macchietta appare assai simile al personaggio di Alberto Bertorelli, protagonista di una vecchia sit-com della BBC.
Nel 2012, a proposito del naufragio della Costa Concordia, il settimanale tedesco Der Spiegel attacca in modo duro il comportamento degli italiani, esemplificato, secondo la rivista, da quello del comandante Francesco Schettino; questo provoca una piccata replica di Alessandro Sallusti sul Giornale.
Nel 2013 un ragazzo italiano di 19 anni, Joele Lotta, viene ucciso in un quartiere di Londra perchè "italiano che ruba il lavoro".