JFK & La Sua Bella Bionda, il futuro della musica italiana

di Aria, Vinylistics

17 Gennaio 2014

Uno dei buoni propositi che mi sono imposta per questo nuovo anno è quello di farmi investire completamente dalla leggerezza. Un altro, invece, è quello di ascoltare molta più musica italiana. Forse è l’eccitante attesa di Sanremo che mi fa quest’effetto.. ahahah! Dai ridete con me, era una battuta.

Fatto sta che settimana scorsa ho avuto modo di prendere due piccioni con una fava: ho scoperto i JFK & La Sua Bella Bionda. Il nome curiosissimo, il sound leggero e particolare allo stesso tempo, beh oh.. non ho potuto fare altro che compiere qualche ricerca e scoprire che già molti prima di me li avevano adocchiati e apprezzati. Mi sono sentita un po' lenta. Così ora per evitare la stessa bruttissima sensazione anche a voi e per regalarvi un po' di quella sensazione di leggerezza, ne parliamo un po'.

Tutto comincia nell’ottobre del 2009 quando Lelio Morra ex cantante e chitarrista degli Eutimìa (vincitori del Premio De André nel 2005) decide di mettere zaino in spalla e di farsi un bel viaggetto in giro per l’Europa della durata di tre mesi, trattenendosi in particolare in Francia. Questo è il punto di inizio della nostra storia. Il nostro eroe partenopeo (perché sì, i JFK&LSBB sono napoletani) in cerca di nuove esperienze che lo ispirassero, armato di chitarra e ukulele, comincia a suonare suonare suonare lungo le strade e gli scenari di questo suo viaggio e una volta tornato in patria, decide di mettere su una band insieme a Fabio Caliento (batteria) Gian Marco Libeccio (chitarra) Enrico Buono (basso) Michele Acanfora (tromba) e sua sorella Federica (cantante). JFK & La Sua Bella Bionda appunto.

Se non li si conosce, la prima cosa che colpisce è proprio la scelta particolare del nome che pur non volendo ti rimane in testa e ti fa fare tante domande, prima su tutte: perché?

"Leggevo un libro su John Fitzgerald Kennedy, che abbracciava sia la sua vita politica che privata. Avevo sempre le tre lettere JFK sulla scrivania, enormi. Chiamare così la band avrebbe lasciato il segno, segnato qualcosa, in primis la mia vita."

Questo dice Morra. Risposta esaustiva, no? Anche se poi di conseguenza vorresti sapere cos’altro ha segnato la sua vita e qual è l’essenza della sua musica. Per scoprirlo non ci resta che andare avanti.

Lelio Morra &Co non sono esattamente i primi ragazzini che prendono in mano uno strumento e cominciano ad improvvisare: portano nella loro valigia di esperienze più di 300 concerti in tutta Italia, innumerevoli premi vinti in vari festival nazionali e addirittura lo zampino di Mogol che ha contribuito alla scrittura di un verso del brano Ci Penso Io contenuto nel loro primo album uscito il 21 marzo scorso: Le Conseguenze Dell’Umore.

Ma andiamo con calma. Come vi dicevo, sono vincitori di numerosi premi nell’ambito musicale e vantano altrettante numerose partecipazioni a iniziative importanti come il Premio De André a cui sono arrivati finalisti sia nel 2010 che nel 2011. Sempre in quegli anni hanno vinto premi come il Marte Live Campania 2011, Are Rock Festival 2011, KestèKontest 2011, Festival Musica Da Bere 2011 (premio della critica) Pieve Rock Festival. Quattro anni belli pieni, insomma.

Prima dell’album d’esordio uscito nel 2013 c’è stato un intermezzo molto interessante nel 2010, un EP contenente sei canzoni, alcune delle quali verranno poi riprese anche nel disco due anni dopo. D’Emo2 lascia già intravedere quale sia la rotta dei cinque partenopei che con un sound folk-pop molto semplice e leggero riescono a far uscire fuori una sensibilità apparentemente spensierata ma che invece racchiude tematiche riflessive, ricordi e tutti i frutti delle loro esperienze degli ultimi anni.

Il 21 marzo 2013, dunque, pubblicano il loro primo album Le Conseguenze dell’Umore prodotto dalla Polosud Records di Ninni Pascale, registrato a Napoli tra luglio 2012 e gennaio 2013 sotto la direzione artistica di Ernesto Nobili. In soli tre mesi vende 1000 copie e nella sua prima settimana di uscita rientra nei primi dieci dischi più venduti in Italia. Mica pizza e fichi. Sono dieci brani per quaranta minuti di sognante indie pop-folk con chiari richiami agli anni 70-80 tra meravigliosi incontri di chitarre elettriche, ukulele e le voci dei due fratelli che sanno bene come intrecciarsi senza far mai succedere che la voce dell’uno sovrasti quella dell’altra. Questo è un disco da ascoltare tutto d’un fiato.

Si parte con la gioiosa Il Pezzo Dell’Estate, un vero e proprio tormentone estivo che come tutti i tormentoni estivi che si rispettino parla di una storia d’amore raccontata in modo molto provocatorio e ironico. Il brano è stato lanciato il 1 agosto scorso ed è accompagnato da un video girato sul Gargano in Puglia che riprende la vita di una coppia di innamorati su una spiaggia spiati da una telecamera. Colori tenui e poi forti a seconda dell’andamento del sound e del testo che rivendica il diritto di rimanere estraniati da tutti gli stereotipi e i pregiudizi della vita.. Io li trovo geniali!

Tra gli altri brani spicca Tremo che sul finale, come una marcia scandita, scandisce: tempo, parole e musica. Il desiderio di andare lontano e di poter essere se stessi in qualsiasi posto nel mondo. Il tocco di Michele Acanfora e la sua tromba sono la ciliegina sulla torta. Poi ci sono Stasera e Ci Penso Io. Il primo, un pezzo più rockeggiante, il secondo, invece, una dedica d’amore tutta all’italiana ma con un sapore, come dire, più nuovo. Più attuale.

Forse la loro bellezza è proprio questa: riuscire a fare musica, a rappresentare quella che è la musica italiana in una forma più particolare e distinta da ciò che oggi sentiamo in giro.

Poi, devo dirlo, un’altra cosa che mi ha particolarmente riempito il cuore di gioia è stato scoprire che sono napoletani e che propongano qualcosa di più alternativo e distinto dai soliti soggetti che purtroppo stanno cercando di prendere il controllo del Regno delle Due Sicilie.

Tutto ciò mi fa sentire così leggera.

Un’ultima chicca per voi e per i napoletani in particolare.

 
 
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