Subsonica live report

Palasport Forum, Pordenone - 31 Marzo 2011

30 Novembre 1999

I Subsonica scelgono Pordenone per battezzare il tour dell’album Eden
L’atmosfera al di fuori dell’edificio è febbricitante, qualcuno intona già "Tutti i miei sbagli", l’estrazione dei fan è piuttosto mista, si possono notare fan di primo pelo, semplici interessati e quelli di vecchia data. Si vede addirittura qualche bambino che accompagna i genitori.
La band torinese vuole tastare il polso al pubblico sulla riuscita dell’ultimo lavoro, Eden. Dall’altra parte ci si aspetta un ritorno sulla scena potente dopo quattro anni di assenza, ed il palazzetto è sold out. 
Il biglietto dice Inizio ore nove, ma come ogni live che si rispetti, e come ogni ritorno e ogni opening act, i ragazzi si fanno aspettare quaranta minuti. 
Il pubblico freme, ad intervalli più o meno regolari esplode un boato di urla e fischi che ci autoillude. Sul palco campeggiano tre sculture di fil di ferro aggrovigliato, che rappresentano un albero, un istrice ed un serpente, tutti ovvi rimandi all’ultimo disco e ad alcune delle sue canzoni. L’impianto luci è strutturato in maniera da costituire una sorta di soffitto di tubature e proiettori poco sopra le teste dei torinesi, e ci si aspetta che verrà issato prima dell’inizio. Invece le luci si spengono e i Subsonica salgono sul palco. 
L’impatto iniziale ricorda i locali underground delle grandi città della musica sperimentale, me qui sembra esserci una sorta di solennità matura, perché i ragazzi si presentano indossando quella che parrebbe essere diventata una divisa ufficiale in sede live: indossano camicia bianca, con pantaloni e cravatta nera. Scelta meramente stilistica o vezzo d’artista? Poco importa, genera link mentali con altre band, ma è comunque piacevole.
Applausi, grida fischi e anche un qualche "Samuel ti amo". Si parte finalmente (verso l’Eden): combinazione di luci a tingere il palco, da sinistra a destra i colori verde bianco e rosso, il tricolore italico. 
A sottolineare l’incipit nazional-popolare arriva il primo pezzo, tratto dal nuovo album e connotato politicamente: èP.I.L., Prodotto Interno Lurido. 
Si sente subito quello che sarà il neo principale, (eufemismo), del concerto: il sound d’insieme all’inizio non è dei migliori, i bassi distorcono leggermente, si sentono le casse ’friggere’ più volte, e l’eco dei diversi strumenti si sovrappone creando un rimbombo confuso. L’impressione è quella di essere ad un rave, quasi. Gli strumenti presi singolarmente si sentono bene,ma è proprio nell’ensamble che i loro tratti caratteristici sembrano perdersi. La voce stessa di Samuel, è poco chiara nei pochi momenti di stacco tra i brani in cui parla al pubblico. 
Nessuna paura, tempo qualche secondo dopo il primo pezzo e il fonico ci toglie l’impiccio; la band attacca "Albascura" , poi "Serpente" torbida e sinuosa traccia di Eden. 
E da qui per tutta la durata della prima ora di concerto, il trend è quello del revival: i pezzi suonati saranno principalmente quelli vecchi per così dire, l’usato sicuro, e l’effetto si sente. Soprattutto nel trittico che seguirà. In rapida successione partono "Il cielo su Torino", "Veleno" e "Aurora Sogna". Visibilio totale, cori a go-go, soprattutto da parte del gentil sesso. 
Interessante la scelta di creare una sorta di effetto dj-set, legando tutte le canzoni l’una all’altra senza stacchi o pause, con la batteria che picchia ininterrottamente e le tastiere di Boosta che creano il collante tra i vari brani. 
L’atmosfera si scalda, la temperatura si alza, la fibrillazione ad un passo e l’impianto spara "Depre" con il suo ritornello a base di Zoloft, Lorans, Depas ,Tavor. 
Jumpaaah (giampa come dice Samuel) e finalmente sentiamo "Sul Sole" direttamente dall’ultima fatica discografica, francamente un pezzo piuttosto bello sul disco, ma che acquista un nuovo fascino live, dove troneggia l’impianto luci che con dei giochi ben riusciti accompagna la morbidezza del pezzo. 
"Atmosferico 1" chiude la prima parte del live, un’ora piuttosto intensa che però potrebbe alimentare delle congetture complottiste della serie puntiamo sull’usato sicuro perché di Eden non ci fidiamo ancora troppo, così li gasiamo per bene e poi vada pure come vada. In ogni caso giunge la pausa e i torinesi lasciano il palco. Cinque minuti e Samuel e compagnia sono nuovamente sul palco, lavati e stirati, con una nuova divisa: ora la camicia è nera mentre il cravattino è bianco. 
Ed è il turno di Eden. Mister Boosta prende la parola e arringa la folla esortando ogni singolo spettatore a partecipare ad un esperimento live, che richiama tra l’altro quanto fatto nel video della canzone stessa: “ognuno di voi balli a cazzo” sono le sue testuali parole, e la title track inizia. 
Si può dire che quest’esperimento ha in parte funzionato, in molti ballavano alla cazzo, quasi tutti però intonavano il testo della canzone segno inconfutabile che la macchina da hit sabauda è ben oliata e funziona a dovere. 
A seguire pure una cover in versione short -track, di Dawn Penn," You don’t love me", che calza bene la voce di Samuel e che delizia i fan più amanti delle inflessioni reggae tipiche della band. Poi di colpo le evergreen "Non Identificato", "Onde Quadre" e "Liberi Tutti". 
Si va sempre di più in crescendo fino a giungere, finalmente, alla canzone "Il Diluvio", pezzo dall’energia furibonda ricco di corpose virate drum’n’bass, una canzone ammazza-pista/dance-floor, di quelle che non ti permettono di stare fermo nemmeno a volerlo. La pista si muove come un sol corpo, il picco toccato or’ora non sembra destinato a perdersi di colpo, esattamente come un tuono in mezzo ad un diluvio, atterra nell’Eden un trittico adrenalinico: "l’errore", "piombo" e "colpo di pistola". Tre canzoni che fanno scatenare anche gli ultimi fan più sedentari, assieme ad un susseguirsi di cori a valanga provenienti dagli spalti, tre pezzi che caratterizzano appieno lo stile e l’universo subsonico. Benzina Ogoshi. Il pezzo più originale e divertente del gruppo. Non siete riusciti a bissare Microchip Emozionale. Tutti cantano il ritornello, e guardando l’hype generale, viene da chiedersi chissà se qualcuno lo pensi davvero. 
Ma i Subsonica non sono solo musica, singoli spacca classifiche e fan deliranti. No. Dopo l’inizio nazionalpopolare, prendono un’altra pausa per sottolineare il loro impegno ecologico, che perseguono ormai da anni. Max Casacci, abbandona la chitarra, si impossessa di un microfono e spiega l’importanza di informarsi sulla questione del nucleare, descritta per sommi capi nei volantini che girano dall’inizio del concerto tra il pubblico, parla del valore del referendum come arma di ogni persona libera per manifestare il proprio parere, e nello specifico quanto sarà importante votare questa volta, “affinché possiamo rendere il nostro Eden un posto migliore”. Non è stato necessario chiedere alcun applauso. 
Fare musica significa fare cultura, in un paese come il nostro dove la cultura è considerata a dir poco uno scomodo optional, slanci di questo tipo sono preziosi come acqua nel deserto. Informare per resistere, informare per cambiare, bravi Subsonica, perché prese di posizione di questo tipo non le compiono in molti in quest’ambiente. Dopo la parentesi informativa, si riprende con la musica, "Istrice" secondo singolo uscito dall’ album ci accoglie con le sue sonorità sviluppate tra tastiere e synth, e chitarre dalle forme funk. Amarcord nel finale con "Tutti i miei Sbagli", cori su cori, tutte le luci si accendono, sembra finita. Sembra infatti, la band prende congedo suonando "Nicotina Groove", non esattamente il loro pezzo più carico di significato, scelta che lascia un po di stucco forse, la maggior parte dei presenti. Ci si aspettava una ciliegina sulla torta diversa, ma tant’è che ormai dopo due ore di concerto, un po’ di atmosfere calme e chill aiutano a smaltire almeno un po’, l’adrenalina accumulata in più di due ore di live. 
Saluti ringraziamenti ed applausi a non finire, sorrisi e cori accompagnano i fan mentre lasciano il palazzetto. 
E’ quindi questo "Eden", la manifestazione del paradiso "Terrestre" nel mondo subsonico? 
Ce l’hanno fatta a bissare "Microchip Emozionale"? 
Per trovare una risposta, occorre portare un ancora po’ di pazienza, almeno fino al concerto dell’otto Luglio. Dove? 
Ovviamente allo Sherwood Festival.

Spiaggia Nudisti For Sherwood Live Reporter


 
 
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