Wild Belle - Isles

by Aria, Vinylistics

4 Febbraio 2014

Voto: 7/10

Ci sono fratelli che fin da bambini litigano a morte e si riducono a 40 anni a farsi solo gli auguri di Natale e Pasqua. Poi, ci sono quelli che fin da giovani vivono di passioni in comune e sono destinati a fare grandi cose insieme o, per non esagerare, quantomeno cosebbelle.

Ed è esattamente di questa seconda categoria la coppia di fratelli di cui parliamo oggi. Non è la prima volta che succede in questo blog (ricordate?) ma a me le cose in famiglia piacciono proprio assai.

Natalie e Elliot sono due di quattro fratelli nati nella famiglia Bergman di Chicago. Famiglia che non ha nulla a che vedere col famoso Bergman regista, ma che comunque splende di luce artistica grazie a due genitori musicisti che, a furia di pane e vinili, hanno trasmesso la passione per la musica anche ai loro figli.

In realtà il percorso musicale di Elliot e Natalie non inizia insieme: Elliot, fratello maggiore, dopo aver frequentato l’università del Michigan, entra a far parte di una band afrojazz chiamata Nomo dove suona per un bel po’ di anni. Natalie, affascinata dalla musica di suo fratello, scopre di avere una forte passione per la musica e per il canto, così già all’età di 16 anni, inizia a cantare proprio nella band di suo fratello.

E così, cominciò tutto.

Sentendo una forte sintonia, i due fratelli decidono di cambiare rotta e formano un duo con un progetto chiamato Wild Belle.

Nello scorso 2013 arriva il loro album d’esordio: Isles.

E qual è il modo migliore di promuovere un album d’esordio? Facile: aprire concerti, concerti e ancora concerti. E i Wild Belle non si sono di certo lasciati sfuggire occasioni come il Coachella, Forecastle e il tour di Toro y Moi per cui hanno aperto tutte le date.

Lo stile dei Wild Belle ricorda molto l’afrojazz che già da anni era la passione dei due Bergman, solo che a ciò hanno unito una miriade di contaminazioni diverse, dal pop al reggae all’elettronica, per cui alla fine ne viene fuori una cosa davvero niente male. Non a caso l’ho inserito nei dischi più meritevoli del 2013 nella classifica di fine anno.

Prodotto il 12 marzo 2013 per la Columbia Records, Isles porta un nome che è tutto un programma. Per stessa ammissione di Elliot, il senso sta in tutti gli 11 brani di cui è composto il disco: ognuno di essi è un’isola, ognuna è diversa dall’altra. Ogni brano è quindi un nucleo di emozioni e sensazioni diverse che hanno spinto i Wild Belle a tirar fuori tutto ciò che avevano dentro.

Si comincia con Keep You e si comincia bene: si fa notare subito l’accattivante voce di Natalie che sulle note dal sapore electro-reggae fa proprio venir voglia di molleggiare in un posto molto, molto lontano da quello dove vi trovate.

Su questa scia vi è poi It’s Too Late dove la voce di Natalie si mostra più al naturale e inizia un bel gioco d’intesa tra lei e il sax di Elliot che ne mettono in risalto le sfumature più jazz. Con Shine i toni cambiano di nuovo: sembra di essere tornati negli anni 60, in una splendente giornata di sole fatta solo per viaggiare tra sonorità più pop e sbarazzine. E’ tutto molto leggero, molto piacevole. Le tracce vanno avanti senza mai chiedersi a che punto si è. Così arriva un pezzo come Backsider che più di tutti gli altri dà la reale idea di un’isola tutta da scoprire e assaporare, proprio come le sonorità di questo pezzo che intrecciano l’afro e l’electro creando una combinazione orecchiabilissima che vi rilasserà del tutto. Si continua sulla stessa lunghezza con Happy Home che tanto ricorda i Beach House e un velo di malinconia vi avvolgerà.. Ma tranquilli, dura meno di 4 minuti, poi vi ritroverete alle prese con Another Girl che ci riporta di nuovo in un posto ancora diverso, dove Natalie diventa così sexy (anche se per quello basta guardarla, insomma) e tutto diventa più seducente e conturbante. Con Love Like This ritroviamo la loro idea di portare a nuova vita il reggae, anche se forse in modo non riuscitissimo visto che sembra non arrivare un punto di svolta, di innovazione.. Insomma, la caratteristica che distingue ogni brano è proprio l’intreccio sempre nuovo di generi diversi tra loro che danno vita a qualcosa di unico e in questo caso, sembra invece che la canzone sia stata messa lì per far numero. La cosa positiva è che è come tutti gli altri brani di facile ascolto e quindi più che altro, voi rimarrete a molleggiare e a farvi trascinare dalla musica, quindi no problem. Siamo arrivati alla parte finale del disco e qui si capisce bene perché si parla di dream pop con When It’s Over che, vi avverto, vi provocherà uno shock non indifferente sentendo che a cantare ora è Elliot. Diciamocelo chiaramente, meglio la sorella che riesce a dare più carattere ad ogni brano. Tranquilli, la ritroveremo negli ultimi due brani June e Take Me Away che fanno terminare il disco con uno spensierato dream pop da inizio estate.

Isles mi è piaciuto fin dal primo ascolto perché tutti questi stili combinati tra loro hanno davvero dato vita a 11 “isole” tutte diverse, tutte da scoprire. E anche se la scoperta non è nulla di trascendentale a livello musicale, allo stato d’animo fa più che bene lasciarsi coinvolgere da tutti questi frammenti diversi tra loro.

Provate.

 
 

Tratto da:
vinylistics.altervista.org

Links utili:
Wild Belle su Facebook
http://wildbelle.com
http://wildbellemusic.tumblr.com
http://twitter.com/wildbellemusic

 
 
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