Della Nuova Onda Italiana

da tsunami a risacca sul bagnasciuga di Gabicce

15 Maggio 2014

**{antefatto}**

l'altra sera si chiaccherava del piú e del meno tra amici ascoltando una compilation appena sfornata. Per mancanza di tempo, ultimamente 'vado di compila' in modalitá alfabetica e per cartella, impossibile trovare il tempo per la classica compila mixata e 'ragionata' quando hai centinaia di titoli per cartella e decine di cartelle e zero tempo a disposizione da dedicare ad un lavoro che neanche un monaco amanuense e certosino.

**{svolgimento}**

ad un certo punto attacca "Xaviera Hollander" dei Diaframma [ogni tanto amo inserire vecchi ricordi tra le cose nuove e meno nuove] e il silenzio piomba tra i presenti.

**{nota importante}**

quello che sto usando é un esempio, cito i Diaframma ma potrei indicare decine di altre formazioni new-wave italiane, compresa anche quella dei "miei" Death in Venice.

**{verso la conclusione}**

ci guardiamo tutti negli occhi e iniziamo timidamente a sorridere fino a confessarci reciprocamente che il pezzo in questione, ascoltato senza il background di ricordi, butta parecchio sull'inascoltabile sia dal punto di vista musicale, sia come cantato.

**{quasi conclusioni}**

una domanda sorge quindi spontanea tra tutti noi presenti - tutta gente che Segue il Suono e ha vissuto quel periodo -: se si ascolta un qualsiasi "Love will tear us apart" (altro esempio a caso) l'impatto é sempre lo stesso o quasi, il pathos fatica a scendere di grado, il basso continua ad essere "quel maledetto basso", quella canzone continua ad avere un fottuto senso.

 IAN CURTIS

**{domanda finale}**

Perché allora gran parte del suono new-wave italiano ora risulta poco ascoltabile da parte di chi quei dischi li ha consumati in etá giovane ma neanche poi tanto giovane?

**{conclusioni}**

eravamo per l'appunto "giovani", a prescindere dalla reale etá: 18, 25 o 30 anni. Eravamo immersi totalmente dentro un mondo a parte, dentro una realtá nuova che pensavamo potesse vivere autonomamente da quella originaria d'oltre Manica. Non riuscivamo a comprendere quale fosse realmente la differenza tra i maestri e i rispettabili allievi. Il Tempo ci ha permesso di capirla, l'esperienza e l'abitudine alla critica nell'ascolto, ci ha permesso di capirla. Questo nulla toglie a tutte quelle bands che si nutrivano di oscuritá e malessere, da par mio le ricorderó sempre con enorme affetto, come si ricorda un caro amico oramai perduto nel naturale silenzio della lontananza.

 
 
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