“Sullo Zero. Altre #9 poesie e un'inutile (e volgare) invettiva”

Giulio Casale presenta la nuova edizione del libro con un concerto reading a Conegliano

8 Ottobre 2014

Giulio Casale è un artista a tuttotondo, che fa della sfera una delle sue tante cifre stilistiche. La rotondità, il cerchio, il ritorno. La presentazione di “Sullo Zero. Altre #9 poesie e un'inutile (e volgare) invettiva” al Bar Radio Golden di Conegliano, nell'alta Marca trevigiana, si pone proprio in questa direzione.

Sullo Zero” era una raccolta di poesie (un concept, diremmo meglio) edito nel 2000 da Papergraf, una piccola casa editrice nei dintorni di Padova, che Giulio Casale scrisse negli anni Novanta durante la sua permanenza in Veneto, nella provincia trevigiana, nel periodo di maggior splendore e risonanza della band di cui faceva parte, gli Estra. Ora gli Estra, è storia risaputa, si sono ritrovati (“senza mai perdersi, forse” dice Casale) e nella primavera scorsa si sono riuniti ufficialmente per una serie di date, prima nei club e poi all'aperto per altri appuntamenti estivi. E questo è il primo ritorno, dei cui sviluppi dovremo aspettare i prossimi mesi.

Il secondo ritorno è la ripubblicazione di “Sullo Zero” con queste 9 nuove poesie e una potentissima invettiva, poste in successione agli scritti precedenti, edito da Tagete Edizioni nel luglio scorso.

Il format di presentazione è lo stesso di 14 anni fa: un concerto reading in cui alternare brani cantati scritti di suo pugno e con gli Estra a estratti del libro letti, o meglio, interpretati.

La scaletta è più o meno la stessa, con alcune varianti. Casale sale sul palco, imbraccia la chitarra e intona “Vieni”, la final track del celebre “Nordest Cowboys”, Estra, 1999: un brano esortativo che incita ad affrontare la vita, a guardarla con profondità, a non perdere di vista nulla di quello che può offrire, anche nelle difficoltà, nei cedimenti, nei momenti di sconforto e rabbia (Vieni vieni vieni / vieni dentro e credi / ho una macchina che va / ho una notte e un'anima).

L'attacco recitato è invece il brano iniziale del libro: Questa storia inizia con dei vuoti di significato / sogni tremendi / o peggio ancora assenza di sogni / ecco / questa storia inizia con l'assenza / l'onnipresente sentimento / dell'assenza di qualcosa / di essenziale / e giustificante / con la paurosa sensazione di abitare il nulla / o di muovere da lì. Poi è il momento dell'introspezione di “Intimo” (Sono sogno solo / intimo mio terrore / vuoti silenzi, sì / mai più calore / Sono pronto / sogno tutti quanti gli anni / la mia imprudenza / i miei amati affanni), delle letture tese di “sullo Zero” (Ci sono nato / con la forma dello zero / sono cresciuto / con questo zero nel petto […] e tutto tendeva allo zero […] Pura disperazione. / “Via dal mondo!” mi dicevo / come se fosse possibile / “Via dallo zero tremendo!”) e di “Tra parentesi” (La faccenda della morte / comunque / è cominciata troppo presto), e poi di “Quando” che si scioglie nella “Wishlist” dei Pearl Jam di Eddie Vedder.

Ancora: la descrizione, per negazione, della “Campagna zerotina”, che ricorda stilisticamente “Non chiederci la parola” di Montale; una versione asciutta, a una sola strofa, di “Nordest cowboy”; la lettura de “Il dubbio”, che ci porta alla prima variante in scaletta rispetto al passato, con la recente “Apritemi”, singolo estratto da “Dalla parte del torto”, secondo album solista in studio di Casale, datato 2012.

Si prosegue con “Ho pianto”, “Fuoco” e “Acque” fino a “Genitori” che ci porta alla splendida “Non canto” nella versione allungata (E tu / tu che mi stai intorno, sì / mi fai vedere il mondo / Sì, tu / tu che mi stai vicino / parli di un bambino che non si apre / non si apre / E mi vuoi bene / e ti voglio bene / ma non si apre / non si apre / Il canto non si apre / non si apre […] / non a me / Una canzone nell'aria / per una donna che canta / la città intera che canta / la città che ritrova la voglia e la gioia di amare / questo sole e questo mare / Esisterebbe per tutti / la verità che non c'è / se tutti fossero al mondo uguali a te) dove la tensione accumulata nella prima parte del reading tocca il suo vertice e inizia a sciogliersi, a scorrere.

Le letture di “Ciliegi in fiore” e “Umiltà” ci portano alla terra, alle sensazioni sinestetiche che la musica ci può dare (E' che si impara qualcosa come l'umiltà / su questi campi / e la si impara per assorbimento direi / come se / a poco a poco / non potessi mai più pensarti separato dalla terra / mai più isolato / a coltivare tuoi propri disagi), fino a “Sacrale” (Anch'io che sono illogico / sono biodegradabile / non credo a un mondo tattico / sorrido a queste nuvole / So dirti solo che / quel tanto di speciale / quel tanto di sacrale / quel poco che è reale forse basta a salvarci). “In piedi sullo zero” ci porta alla consapevolezza e al riscatto (Non so cosa mi abbia trattenuto / non so che cosa mi sia cresciuto dentro / ma ora sono qui, / in piedi sullo zero, / lo zero che ero e sono / eppure certo / un po' meno simile al mondo da cui ero venuto […] / e il mondo poi / posso vederlo ancora / che corre velocissimo / in direzione soltanto rettilinea / ignorando il cerchio / dimenticando la sfera, / la perfezione dello zero), e “S'impara (ancora)” (E' che si impara la bellezza / e la bellezza è dappertutto./ E' che si torna alla terra / come si torna all'amore) ci accompagna verso le inconfondibili note iniziali di “Hallelujah” (scritta e interpretata da Leonard Cohen nel 1984, ma resa celebre dall'interpretazione di Jeff Buckley dieci anni dopo nell'album “Grace”) in cui Casale tocca uno dei punti più alti e commoventi della serata.

La lettura conclusiva è quella che chiude anche la prima stampa di “Sullo Zero”, “Zeta” (M'importa di niente, sai / di un niente dolcissimo / che va dalla A alla Zeta), ma l'artista trevigiano dallo “schizzo di sangue anemico” milanese si concede volentieri sia al bis previsto, con le conosciute “Fiesta” e “Hanabel” e la splendida “La febbre” (sempre tratta dal suo lavoro solista più recente, “Dalla parte del torto”), sia a quello non previsto, con un intenso e rallentato medley che parte da “Signor Jones”, tocca “Society” (dalla colonna sonora di “Into the wild” di Sean Penn, in cui Eddie Vedder interpreta un pezzo di Jerry Hannan), li riprende entrambi per una strofa e si chiude con “Giulia” (da “Metamorfosi”, 1996: Lei può essere giovane grande o già vecchia / mentre usa il giornale per coprire lo specchio / mamma prendi coraggio / vieni da me) e la strofa finale ancora di “Society”.

I fortunati presenti alla serata al Bar Radio Golden di Conegliano, ampiamente affollato sia nella sala interna sia nel terrazzo esterno, hanno palesemente apprezzato l'esibizione di Casale, tributandogli un lungo applauso finale. E Giulio Casale si conferma uno dei maggiori talenti e sensibilità del panorama artistico e intellettuale italiano, “in un muovere circolare / appena appena evidente / che illumina tutto / e non perde mai niente”.

Setlist della serata del 28 settembre:

1. Vieni
2. Questa storia
3. Intimo
4. Sullo Zero
5. Tra parentesi
6. Quando
7. Wishlist
8. Campagna zerotina
9. Nordest Cowboy (short version)
10. Il dubbio
11. Apritemi
12. Ho pianto
13. Fuoco
14. Acque
15. Genitori
16. Non canto
17. Ciliegi in fiore
18. Umiltà
19. Sacrale
20. In piedi sullo zero
21. S'impara (ancora)
22. Hallelujah
23. Zeta

encore:
24. Fiesta
25. Hanabel
26. La febbre

2nd encore:
27. a slow medley with: (Signor Jones - Society) x2 - Giulia - Society

 
 

Michele Zanatta

Links utili:
Giulio Casale su FB

 
 

    video

  • Estra Live - Sherwood Festival 2014
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