Live Report MI AMI 2011 @ Circolo Magnolia (MI) 10-11-12-13 Giugno 2011

Il festival della musica bella

17 Giugno 2011
 - Momo

Io ho perso le prime due edizioni. Se queste è la settima, a pensarci un attimo sono parte dell'arredamento del Magnolia da 5 anni.

 

MI AMI è un festival dal nome ambizioso, acronimo per alcuni di Mostri Innamorati A Milano. Per tutti è il festival dei baci. Intesi come limoni. Io sono una pecora bianca e ricorderò questo festival come quello al quale non ho mai limonato.

 

Sono felicissimo. E'stata un'edizione molto intensa, anche se forse non andrà giù a chi Rockit (organizzatrice, promotrice, motore immobile ma sempre in movimento di tale evento) non la ama poi così tanto. Sorry, Costantino, ma forse in questo caso davvero quel pazzo avrebbe avuto da dire che l'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio. Migliaia di persone possono confermare.

 

Al Mi Ami non ti fermano la security che ispeziona corporalmente la tua borsa, la pioggia e il fango, i km di strada, la fuga a casa per fare in tempo a votare per il referendum il lunedì, i frikkettoni che vorrebbero essere al Rototom ma aprono un banchetto comunque, l'organizzazione logistica che ti spinge ad essere ospite di amici a turno… al Mi Ami ti fermi solo tu, o ti blocca il tuo portafogli quando non hai più da spendere al bar.

 

I palchi sono tre: il Pertini, che corrisponde al palco esterno del Magnolia, la Collinetta (non fatemela definire, lo ha già fatto la natura assieme alla lingua italiana) e il Torcida, al coperto prima dell'entrata della "casa rossa". I decibel sono pochi. Troppo pochi, ma bisogna restare nella legalità per evitare che arrivi chi fermerà la musica. E'così che partono i Fine Before You Came, visto che sono arrivato tardi, e iniziare con una delle mie band preferite è un ottimo biglietto da visita. Se poi il primo pezzo è la mia amata Piovono pietre posso essere felice anche se non c'è il mai dimenticato profeta Antoine, che di pietre ne sapeva parecchio.

 

E'un Vasco Brondi più serio e loquace quello che ci porta a vedere Le luci della centrale elettrica, anche quando i pezzi del secondo album non emozionano come i primi. Dannati amore della prima ora, ti condizionano tutta un'esistenza. Per ora la chiameremo felicità, e resta nell'iPod pronto all'ascolto ripetuto. Mimì guida i Massimo Volume verso l'ipnosi collettiva e l'orgasmo degli spettatori, senza dimenticare Egokid, Mariposa e Scuola Furano. Nel frattempo, abili disegnatori scrivono la musica a segni, interpretandola, e i loro dipinti scorrono in tempo reale sui maxischermi a fianco dei palchi. E'AntiteQ con le sue note inconfondibili a chiudere il giorno del warmup.

 

Oh no, cazzo. Non era un warmup, ero solo appena arrivato e siamo quasi a metà.

Di corsa mi reco verso il secondo turno, ma ad accompagnare gli uccelli del malaugurio sono la pioggia, protagonista indiscussa di questo festival, e gli incivili. Quelli che fissano, non si lavano i capelli, fanno la danza della pioggia, fanno tante foto, parlano troppo a vanvera, insultano solo da un monitor e, dulcis in fundo, puzzano.

 

Le pecore nere dell'indie alle quali ognuno di noi ha imparato a sopravvivere, ignorandole. E'la festa di tutti, del resto. Pure dei rosiconi. E non siamo i loro genitori, ma gente che è qui ad applaudire i Kooksiani The Charlestones, i veneti Zabrisky e gli esplosivi Smart Cops. Il cattivo tenente non piace a nessuno solo se è in divisa. Quando è arte cinematografica o musicale è un capolavoro. Ma non ditelo a Nicholas Cage, perché è tempo di Ghemon, anche se lascia troppo spazio ad un ingombrante show del grande, ma ridondante, Al Castellana.

Non tradire mai. I tuoi 'elettori' musicali.

Iori's eyes non tradiscono, come LN Ripley e i nostril 2 guys in Venice.  A deludere un poli set di Reset, ma è ora di reseca perché dopo poco è a me che tocca far girare dischi. E su questo non commento, ma ringrazio la fiumana umana che non mi ha abbandonato anche nel mio secondo anno in console al Mi Ami. Grazie, non si vede la vostra fine. Spero nemmeno la mia.

 

E'domenica, in casa manca la luce e la cerco al Magnolia. Beh, la trovo. Manzoni, finalmente. Senza inutili rami del lago di Como. Forse all'orario sbagliato. Ci voleva del Buio, che sullo stesso palco aprirà egregiamente per i mastodontici Verdena poche ore dopo, in mezzo a un mare infinito di gente che ama. La musica e non solo.

Nel mezzo,  prima del djset all-stars di Rockit, gli straordinari Young Wrists, che hanno mangiato pane e Best Coast ma con criterio Kosher. Ottopiù.

Sakee sed, piacevole scoperta, così diversi dal 'quasi-country' degli esordi. Di Martino fa cantare a tutti il nome di Pasolini, ma tutti aspettano I cani.

 

Nessuno li aveva mai visti, nemmeno io fino a quando me li hanno presentati, ma tutti cantano da mesi dei pariolini di 18 anni. Grandi aspettative, citando i Public, ma sotto il palco c'è più delirio che sopra. Abbiamo comprato azioni di una band manco fosse Tiscali agli albori della New Economy. Ok, voi non avete la mia età. Riformulo.

 

Da mesi si aspettava di vedere I Cani. Si cantavano le loro canzoni. Si promuovevano, si mandavano i file agli amici. Si evangelizzava.

 

Siamo tornati indietro di 4 anni. E'il festival del 2007, con tutti in attesa di vedere, che so, i Canadians o i MAM perché ne parlavano tutti. La gente ha il sorrisetto mentre agita la testa con l'occhio semichiuso per vedere chi sa il testo, come le vecchie che scrutano chi dice l'amen alla fine del padrenostro per deriderli come tram vascobrondiani.

 

Sono fottuto, sono ancora a righe orizzontali. Siamo tutti uguali. Band italiane dai nomi troppo difficili, magliette usate come slogan e tanta voglia di topa. Non è cambiato niente anche se siamo più brizzolati e sono passati 4 anni. Tutti uguali. Manca solo Sparacina, e Tom di Myspace. Se non sapete cos'è Myspace, abbiamo un problema. Noi che lo usavamo, intendo.

 

Detto questo, I Cani suonano. Bene. Emozionano. Anche se una chitarra elettrica sul palco avrebbe suonato meglio di un synth, unica pecca. E l'emozione a volte tradisce la voce. Ma non il pubblico.

 

Basta, mi sono rotto i coglioni di scrivere. Scrivo con troppi punti. Sembro un blog. O un testo di Vasco Brondi.

 

Insomma, cazzo, al Mi Ami veniteci.

 

Ho detto troppe parolacce.

 
 
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