Oltre il Rock: The White Mega Giant

Intervista al giovane trio elettropostrock

8 Gennaio 2015

L'impressione è che The White Mega Giant sia un viaggiatore del futuro che usa il passato come spinta propulsiva. Le descrizioni dei paesaggi che visita sono irresistibili  e cupe al tempo stesso. Si ha l'impressione che la Creatura abbia compreso a fondo il segreto della Macchina e grazie ad esso riesca a manipolare a suo piacimento l'antico sapere della strumentazione classica. Il risultato è assolutamente impressionante: oscura poesia che si amalgama lieve dentro la potenza di un suono rinnovato ed affascinante.

Spiegateci qual'è stato il percorso, da dove siete partiti e cosa avete appreso durante questo viaggio.

Ciao Mirco, innanzitutto grazie per questa chiacchierata, ci fa veramente piacere scambiare qualche impressione con te sul nostro disco.

Venendo alla tua domanda, il percorso è iniziato con l’interesse di 3 persone per la musica strumentale, per la sua capacità di esprimere oltre le parole e per le suggestioni che si creano. Tutt’ora siamo in 3 e portiamo avanti quello che ha avuto vita con Antimacchina, il nostro primo album, ma all’inizio della stesura di questo disco ci siamo chiesti come poter tradurre ad un livello successivo le situazioni e sensazioni che stavamo vivendo. Crediamo che una band debba essere, passaci il termine, una brava traduttrice. Se c’è una cosa che abbiamo appreso in questo percorso è proprio il restare fedeli al nostro vissuto senza lasciarci prendere troppo da suoni alla moda, ma prendendo ciò che trovavamo coerente con noi e lasciando ciò che non lo era. In questo siamo stati dei bravi “traduttori”.

Post-rock piuttosto che shoegaze, elettronica e psychedelia; quale valenza hanno per voi queste definizioni?

Le definizioni valgono fino ad un certo punto, poi quello che conta è il gusto personale. Se la tua musica piace, piace senza bisogno di etichette specifiche, che talvolta possono anche rivelarsi controproducenti. Il post-rock viene identificato con nomi come Mogwai, Explosions in the sky (tra i più famosi), ma “TWMG” e i The White Mega Giant sono qualcosa in più e in qualche modo diverso, che va un po’ oltre.

Avete dei riferimenti musicali ai quali vi ispirate o la vostra composizione è figlia della pura improvvisazione immaginativa.

I riferimenti ci sono (ad esempio M83, Man without a country, etc…) ma il nostro riferimento è sempre il nostro “sentire”, il sentimento che ci circonda nel momento in cui scriviamo le canzoni e che poi cerchiamo di seguire per tutta l’evoluzione della lavorazione di un disco. Una cosa che spesso ci aiuta è mixare riferimenti molto diversi fra loro, estremizzare un contrasto sonoro. Un esempio sono alcuni brani del disco dove elementi analogici/acustici si scontrano con elementi freddissimi ed elettronici disintegrando tutto in migliaia di pezzi.

Dovessi consigliare un disco 'dark' (mi raccomando leggetelo tra virgolette!) a qualche giovane ancora inesperto, lascerei perdere l'oramai logora-storica antica discografia dedicata e consiglierei il vostro TWMG. Perchè la scelta dell'oscurità velata di spleen?

Beh, grazie per considerarci come ascolto da consigliare, questo ci onora! L’oscurità forse è più una conseguenza, che una scelta premeditata. L’oscurità permette alla luce di esistere e forse i The White Mega Giant si collocano più nei mezzi toni, nelle zone di penombra. Non è mai un buio completo, e non mai una luce che dura troppo a lungo…

Mentre scrivo queste domande sto in ascolto, in questo preciso istante mi trovo davanti ad un vero e proprio Wall of Sound sul quale leggo: 'Meccatronica'. Parlateci di questo lavoro, se non vado errato il vostro secondo album.

“TWMG” è l’evoluzione di Antimacchina. Dall’umano che rifiuta la macchina, all’umanoide che parla usando parole umane ma con voce robotica, immerso in paesaggi post atomici bruciati da un sole troppo caldo. L’evoluzione incontrollata che porta l’uomo a rifare i conti con la propria natura, un essere umano oramai completamente surrogato convinto di poter avere ancora elementi umani. Questi sono i toni. Da un punto di vista più strettamente compositivo, in questo secondo album sono stati introdotti molti contenuti elettronici (synth, batteria elettronica, voci manipolate) che ci hanno permesso di far crescere il nostro suono e di portarlo un passo più avanti.

Se Antimacchina è stato un album nato quasi esclusivamente dall’improvvisazione in sala prove, questo secondo lavoro TWMG è nato con lo studio di registrazione usato come strumento aggiunto. Molte cose sono nate al contrario, partendo da frammenti registrati e costruiti pezzo dopo pezzo in studio, ascoltati migliaia di volte, limati e infine riproposti live.

Una domanda che solitamente faccio a tutti i musicisti italiani: come la vedete questa scena musicale. E' un cammino difficoltoso?

Dire che è un cammino facile sarebbe ipocrita. Le difficoltà in questo ambiente ci sono quotidianamente e il mondo si è trasformato completamente negli ultimi anni. È come se ci fosse una tendenza alla “compressione”. Tutto è sempre più compresso e non parliamo solo di formato audio, ma guardando un po’ più a fondo è come se lo spazio si riducesse sempre di più. È il contrasto fra lo spazio ipoteticamente infinito e gratuito che internet in questi anni ci ha dato, che va a cozzare poi con la sua traduzione nella realtà. Si forma come un collo di bottiglia dove la proposta musicale risulta altamente inflazionata, e la gratuità di internet educa e abitua a non investire nella realtà, quindi pochi introiti ai locali se il gruppo non è conosciuto. Manca curiosità. Vediamo un futuro in cui i concerti si svolgeranno solamente on line, dove il pubblico pagherà con paypal (se pagherà…) saltando da un concerto all’altro con un clic, dove un pop up ti inviterà a comprare il disco su amazon o itunes, dove con il proprio account facebook potrà essere presente a più eventi contemporaneamente suggeriti da un algoritmo senza prestare troppa attenzione. Dove le band saranno sempre meno band e sempre più concetti digitali…cose così, se ci pensi molte ci sono già.

Ad oggi invece, va sottolineato, rimangono gli sforzi di piccole realtà che meritano tutto l’appoggio e il sostegno possibile, che da anni continuano a tenere alta la testa e a fare grandi cose con risorse limitatissime.

Vi siete mai confrontati con la realtà estera?

Ci siamo confrontati in particolare con l’uscita di “TWMG” che ha avuto un grosso seguito (in termini di vendite e ascolti) sia in Europa che in America. Per quanto riguarda i concerti invece, c’è in cantiere un mini tour europeo per il 2015.

A quale pubblico si rivolge il Mega Gigante e che risposte riceve?

La Mega Gigante si rivolge a tutti coloro che ascoltano, senza discriminazioni. Per questo le risposte sono spesso sorprendenti e nascono da ambienti anche molto diversi tra loro, il che ci fa molto piacere.

Il vostro viaggio continua, dove e come?

Per le date (e non solo) potete seguirci su www.facebook.com/thewhitemegagiant e sul nostro sito www.thewhitemegagiant.it

Oltre alle date, il nostro lavoro di ricerca musicale continua, e il 2015 riserverà anche qualche altra sorpresa…

Ultima domanda (leggermente provocatoria) che vi prego rivolgere direttamente al Grande Gigante Bianco: secondo te il rock sta morendo o è definitivamente morto? Quale il segreto per continuare a produrre del suono, al pari del tuo, che sia ancora degno di attenzione?

Forse si, il rock è morto, e stanno morendo tutti i cliché del passato. La musica oggi nasce con tempi e da canali diversi, viaggia per percorsi che non sono più quelli di una volta. Può sembrare banale ma la passione, la dedizione, la sincerità (oltre ad un pizzico di fortuna) verso quello che si sta facendo muovono tutto.

 
 

 
 

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