Je so’ pazz

Je so’ pazz

La scomparsa di Pino Daniele lascia un vuoto difficilmente colmabile nella scena musicale italiana e internazionale

Non vorrei che suonasse quale eresia o bestemmia, ma per me personalmente una certa area del Teatro sta a Eduardo come una certa area della Musica sta a Pino Daniele e, come si vede, sto utilizzando le maiuscole. Naturalmente non parliamo solo di Napoli o di napoletanità, ma di Arte ai massimi livelli, di due grandissimi artisti.

Io non sono un musicologo né ambisco esserlo, semplicemente amo la musica, che mi segue da sempre, e Pino Daniele, che sovente si è accompagnato con i più grandi musicisti della scena internazionale, è stato una delle mie colonne sonore più presenti e importanti.

Credo che la scomparsa di Pino lasci davvero un vuoto, non facilmente colmabile, in quella vasta area musicale fatta di blues, di sonorità popolari, di jazz, di rock mediterraneo, di world music, di ritmi sudamericani, di melodie struggenti, con la presenza di una chitarra solista di rara altezza, forza e raffinatezza – elettrica, acustica, classica o battente che fosse – e poi quella voce, unica, potente, irriverente, inconfondibile, umana, e infine delle canzoni tra le più belle della storia musicale italiana.

Ecco, se dovessi descrivere la musica di Pino Daniele, la definizione che userei è "umana".

Album come "Terra mia", "Pino Daniele" e "Nero a metà", per citare solo quelli degli esordi, ma negli anni ne sono seguiti altri di identica rara bellezza, segnano percorsi musicali originali e innovativi, e restano degli assoluti capolavori nel panorama musicale italiano e internazionale.

Per ritornare alla frase iniziale, come Eduardo è maestro del teatro popolare, così Pino Daniele è maestro della musica popolare, entrambi dotte, ovviamente, entrambi alte, profonde, geniali.

Come Eduardo, anche Pino Daniele ci mancherà. Molto.

Francesco Ventimiglia