James Blake e i crooners in divenire

Malinconiche canzoni post dubstep

19 Marzo 2015

Sembra spuntare di nuovo la “canzone”. 

Anche nelle più ermetiche, indefinibili e indecifrabili musiche degli ultimi anni.

Al termine di un'era dominata da voci pitchate, evanescenti, spettrali, usate dai produttori elettronici, prese a piene mani dal postdubstep e poi da  molti altri generi, sembra  spuntare di nuovo l'esigenza del cantato.

Naturalmente il “songwriting” non è mai sparito, ma restava legato a vecchie formule. Ora però la tendenza di manipolare digitalmente frammenti di voci è diventato in molti casi manipolare digitalmente la propria voce per diventare cantante; insomma dalla costruzione di tracce si ritorna a scrivere canzoni.

Prendiamo il più famoso degli esempi: James Blake.  Senza dubbio l'uso della voce nei suoi primi lavori era ispirato da Burial, la cui combinazione di beat 2step e campioni vocali aveva indicato la strada per le più originali musiche degli anni a venire.

Burial produceva tracce che sembravano versioni dub di canzoni, solo che le canzoni non c'erano. Ora sembra ci sia l'esigenza di costruire gli originali, e questo ha comportato la sostituzione dei campioni vocali con dei cantanti reali.

Ascoltando i dischi di Blake in sequenza cronologica, questo risulta emblematico: è come ascoltare un fantasma che gradualmente assume una forma materiale.

Una traccia come " I Only Know (What I Know Now)" da Klavierwerke EP è l'esempio perfetto di come la canzone spariva in una “version” fatta di una serie di sospiri intonazioni incomprensibili.

La voce qui è una manciata di pitch e tic e ha un effetto spettrale che si espande per  tutto il pezzo.

Ma con l'omonimo album di debutto di Blake, già qualcosa cambiava e la voce de-frammentata di Blake si spostava in primo piano del mix, pur mantenendo quella tremante, tremula, precaria qualità che rendeva i testi sfuggenti e le canzoni non ancora compiute.

Nell'ultimo “ Overgrown” le influenze post-dubstep si sono ulteriormente attenuate.

La canzone riprende sempre più la sua forma, anche se non ancora (fortunatamente) del tutto definita.

Quello di James Blake è solo l'esempio più famoso ma le tendenza si è molto diffusa.

Cosa resta  dell'influenza del post dubstep/ elettronico in questa evoluzione?

Certamente la malinconia del post rave. Il ritorno all'introspezione, il ritorno a casa, dopo l’euforia della stagione rave, della “generazione ecstasi” , accompagnata da bassi allungati e tremolanti a renderne instabile l’impianto.

Questa tendenza di ritorno alla canzone risulta sicuramente più interessante quando resta ancora ibrida, cantata da un fantasma ancora non materiale. Da un crooner in divenire.

 
 

 
 

    video

  • James Blake - I Only Know (What I Know Now)
  • James Blake 'Retrograde'
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