Le “case stregate” son tornate

“Dark red” di Shlohmo riporta in superficie il suono Witch

7 Aprile 2015

Una cosa abbiamo imparato nel tempo della musica digitale: la non linearità del tempo, le “scene” musicali durano pocchissimo, o meglio, emergono per un breve periodo poi rientrano nell'underground ma prima o poi te le ritrovi di fronte. La rete è una sfera e gira a velocità impressionante. Ecco che le scene che sembravano estinte dopo pochi mesi ritornano d'attualità magari per la durata di un disco. Questo perchè non sono mai scomparse del tutto, ma agiscono nel sottosuolo accumulando esperienze e contaminandosi con altri generi. E' successo alla Witch House salita alle cronache musicali per pochi mesi, ritornata ad essere poco più di una suggestione underground ed ora ripresa a piene mani nell'ultimo disco di un produttore molto chiaccherato in rete come Shlohmo. Dark red è l'ultimo disco del venticiquenne di Los Angeles riprende l'estetica Witch mescolandola con la post-dubstep Burialiana e portando in superfice una delle suggestioni sonore più interessanti degli ultimi anni.


Dark red di Shlohmo è un disco che consigliamo apertamente di ascoltare e che ci permette di riprendere un’articolo scritto nel 2010 leggermente aggiornato:


Ci sono un sacco di fantasmi e case stregate in giro.

Sembra che negli ultimi anni sonorità oscure degne di tale nome stiano tornando alla luce, seppur in forme diversissime.

Perché tutto questo parlare di fantasmi, di tenebre ed esoterismi nella musica oggi?

Forse questi primordiali termini parte di tutte le culture, sono così presenti nella musica odierna perché mai come oggi è stata cosi incorporea e evanescente, soprattutto la musica elettronica, e poi l’uso del campionamento fa rivivere suoni persi nella memoria. Molti artisti elettronici costruiscono una specie di canzoni non canzoni , forse definibili come solo delle entità, tanto che si è chiamato "hauntology" questo modo di comporre.

Che cosa è hauntology? Il termine deriva da un libro, "Spettri di Marx", del filosofo francese Jacques Derrida. L’ossessione dello spettro, del fantasma che è contemporaneamente presente/assente, che sfida quindi il discorso musicale a cercare il suo limite, appartiene all’ultimo Derrida, alla sua riflessione: "Uno spettro è allo stesso tempo visibile e invisibile, allo stesso tempo fenomenico e non fenomenico: una traccia che segna anticipatamente il presente della sua assenza. La logica spettrale è di fatto una logica decostruttiva."

Sembra di vivere in un periodo in cui nella musica il principio di incompleto, di non completamente definibile, è essenziale. Come gli spettri che sono sconvolgenti perché non sono ben definiti, perché sono corpi incorporei e possono esistere soltanto alle soglie del sensibile, nelle suggestioni.

Il segnale delle onde delle radio pirata nell’etere che fluttua nella notte londinese” così immaginava e descriveva la sua musica Burial. Ed è un segnale che ribolle di rabbia soppressa, ma anche di grazia aleggiante, di quell’angelica tenerezza che ricorda i fantasmi/angeli del cielo sopra Berlino di Wenders.

E nonostante Burial si ispiri alla vita londinese, associare la sua musica a un luogo sembra impossibile, perchè quell’intreccio di euforia e tristezza, quelle sensazioni confliggenti di opportunità e costrizioni possono essere capite in ogni luogo e soprattutto in quel non-luogo che è la rete.

In linea con questa avanzata di fantasmi, tenebre ed esoterismi nel mondo musicale underground, è proprio nella rete che sta nascendo un fenomeno che ha già assunto le diverse denominazioni, ma la più nota negli ultimi anni è la "witch house".

Cresciuti con l’isolazionismo da cameretta e web-accesso orizzontale a tutte le musiche prodotte nell’ultimo secolo, questi musicisti non si riconoscono in una scena localizzata nemmeno in un’onda, perché l’onda è il mondo stesso e la musica è infinita, preferiscono piuttosto parlare di comunità nelle intenzioni.

Si può essere a Parigi, Londra o New York, si può andare dalla darkwave al dubstep e dallo shoegaze all’elettronica , all’hip hop, ma il modo in cui il tutto è elaborato mira ad esaltarne gli aspetti più inquietanti, ingigantendo i dettagli per mostrarne le mostruosità come in letteratura aveva fatto Ballard nella sua Atrocity Exhibition. Oppure semplicemente questi suoni assumono delle insolite tonalità notturne e le voci sembrano venire da mondi distanti sepolte come sono dal sound.

Insomma sembra che ci sia un nuovo vocabolario musicale emergente, incentrato da un lato su suoni oscuri che sono stati resuscitati e ri-articolati e dall’altro sul modo in cui la voce viene manipolata per creare umori e atmosfere definite amorfe, di natura spettrale. Ghost voices.

E ’qualcosa di simile a ciò che accadde nel film Inception di Christopher Nolan, dove la musica rallenta e si fa impalpabile come un limbo tra gli strati dei sogni (anche gli incubi sono sogni).

Le “memorie del futuro”, quell’estetica iniziata qualche anno fa dai dischi di Burial, Kode9 e da etichette come Ghost box, Mordant Music ecc., è tracimata fino a creare un’immaginario intero.

Dopo una prima generazione di nomi come Salem, Balam Acab, White Ring, Modern Witch, Creep, oOoOO, Lake Radio….negli anni a seguire, mentre la scena sembrava estinta, nel sottobosco continuano a spuntare come funghi e da ogni parte del mondo misteriosi e oscuri progetti come Manu shrine, BlΔnc, ΔM, Unimog, Ghosts Of Paraguay, Kosikk, Youth 1984...

La fremente intensità di questi suoni riuscirà a ferire e guarire gli ascoltatori più attenti e sensibili, ri/attivando passioni mai sopite.

 
 

 
 

    video

  • Manu Shrine - Aghori
  • Shlohmo - "Buried"
  • ΣXIS†EMY - PRETENDER
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