"Carlo Giuliani, Il ribelle di Genova" - F. Barilli, M. De Carli

BeccoGiallo, 2011

7 Luglio 2011

Non sono qui per chiedervi
nè vita nè perdono, ma per
mostrare a tutti chi veramente
sono: non un assassino, un
ladro o un traditore, ma un
essere qualunque, con una
testa e un cuore.
Carlo Giuliani

Questa frase che chiude il libro ne racchiude il senso dell'intero, riuscito, progetto. Una intervista ai genitori e la sorella di Carlo Giuliani che sposta l'attenzione da quel fotogramma che tutti conosciamo come iconografia di Genova G8 - un ragazzo con un estintore tra le mani che fronteggia un defender dei carabinieri - alla vita di quel ragazzo, quel genovese, ucciso dopo tre ore di cariche sanguinose, immotivate, nella sua città.
E così Carlo diventa una persona a 360° gradi, non più solo l'icona di movimento, non più il soggetto di un coro indignato: un ragazzo, per quanto la propria vita possa essere ricostruita dai propri genitori e parenti più stretti.

Il libro è orchestrato in capitoli che scandiscono le interviste a Giuliano, Haidi e Elena Giuliani: esordisce Elena indossando il passamontagna del fratello, continua Giuliano, giocando anche graficamente con il nastro di scotch adesivo che Carlo indossava al braccio quando è morto, Haidi con un estintore, quel famoso estintore, per continuare ricostruendo il racconto della cronaca, personale e individuale di Carlo, di quel giorno.

E così le cose che Carlo indossava quel giorno, quelle per cui tutti lo conoscono, quel passamontagna, quello scotch, quell'estintore, sono il punto di partenza per allargare la nostra visuale alla vita, nel suo complesso, di un ventitreenne indignato delle sorti del mondo, come tanti, come sono stati in tanti.

Lungi dal mitizzare la sua figura, gli autori riescono nel difficile compito di non scadere nel compassionevole - per quanto stiamo parlando pur sempre di un'intervista ai parenti di un ragazzo ucciso - o nell'esaltarlo come un "eroe", riportandoci brutalmente alla tremenda realtà dei fatti, alla loro dimensione totalmente umana: quello che è successo a Carlo sarebbe potuto succedere a tutti, può ancora succedere, è risuccesso.

Francesco Barilli e Manuel De Carli realizzano un fumetto ben montato, a partire dal concetto iniziale fino alle transizioni da vignetta a vignetta  - la sorella che guarda il passamontagna e invertendo il punto di vista il lettore guarda la sorella con gli occhi del passamontagna -  e da pagina a pagina  - il sorriso di Carlo quando trova il rotolo di scotch, a chiudere una tavola -, il disegno in mezza tinta rievoca, per scelte di regia e di realizzazione manuale, una curiosa commistione di generi, dove io vedo influenze da certo fumetto francese passando per i manga fino a sfumature di Silvio Cadelo, in un risultato comunque omogeneo e personale di un autore in costante crescita.

Un libro che consiglierei di regalare al classico conoscente - quello che ognuno di noi ha tra i suoi scheletri nell'armadio - che nel parlare dei fatti del G8 cerca di fare differenze, di dividere tra buoni e cattivi, questi altri sono vittime mentre Giuliani se l'è cercata, ed altre corbellerie che purtroppo tocca sentire di tanto in tanto.

Una storia a fumetti che ci restituisce l'umanità di un ragazzo ucciso da un carabiniere, a Genova, Italia, il  20 luglio del 2001.

 
 

Carlo Giuliani
Il ribelle di Genova
di Francesco Barilli e Manuel De Carli
BeccoGiallo, 2011
16,00 euro

 
 

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