ALTAVOZ DE DIA live report

Sherwood Festival, Padova - 2 Luglio 2011

7 Luglio 2011

Immaginate la scena. Riunione, qualche appunto segnato in velocità, e poi bum, arriva al notizia. Quest'anno all'Altavoz de Dia chiamiamo Jeff Mills. Credetemi, sono quasi caduta dalla sedia.
Il buon Mills ai miei occhi è una sorta di entità superiore. Paladino della techno e della sacra arte del turnablism. Non voglio annoiarvi con la sua biografia, sappiate solo che è il fondatore del mitico collettivo techno Underground Resistance, creato con Mad Mike Banks, e di un paio di altre label fondamentali: Axis, Purpose Maker, Tomorrow e 6277.

Al festival arrivo presto, c'è del lavoro da fare. Cartellina degli accrediti alla mano e via, apriamo i cancelli. Il flusso di gente non sembra arrestarsi e il caldo non aiuta. In borsa ho una copia del suo Choice su Azuli ( un'incredibile selezione di
classici, scelti e commentati dal buon Jeff), attende pazientemente di essere autografata.
La guardo con un mix di affetto e impazienza e mi è chiaro perchè non riesco a concentrarmi.
Sono quasi le undici ormai. Il tempo è volato e da frammenti di discorsi che colgo qua e là, Adam Beyer ha già finito di suonare. Qualcuno mi comunica che posso abbandonare la mia postazione e iniziare, finalmente, a godermi la serata.
Il parco dello Sherwood è gremito di gente e le casse del palco centrale diffondono brevi e potenti schegge sonore. Riesco a ritagliarmi un piccolo
spazio bordo palco. Lì, con la sua inseparabile 909, c'è Mills. Sembra un alieno. Mani che accarezzano manopole, mani che premono veloci
pulsantini, mani che plasmano il suono, in un susseguirsi di loops e beats. Adoro il suo modo quasi nervoso di interagire con la drum e,
osservandolo, mi lascio trasportare in un vortice di suoni e sensazioni, intenso ed irresistibile.
Riemergo solo verso la fine, c'è una copertina da far autografare. Il tour manager è insolitamente pacato e gentile, mi fa cenno di entrare nel
camerino e mi trovo faccia a faccia con il mio idolo per riuscirne poco dopo, felice ed emozionata.
Sgomberato il palco grande, la festa si sposta nel second stage, dove Alex Piccini sta mettendo gli ultimi dischi. La pista è carica e risponde bene,
impossibile attraversarla ed uscirne indenni. La gente balla , l'atmosfera è rovente. Cambio in consolle, esce Piccini, entra Collins. Per il francese la minimal fredda e ripetitiva è ormai un ricordo sbiadito e stupisce palco e platea con un set caldo, housy, vagamente old school. Chicche accuratamente selezionate, alcune più recenti, altre prese in prestito dai primi anni '90.
E poi arriva quel momento che tutti gli aficionados di Altavoz aspettano con ansia. Alex Picone sale in consolle e da lì fino alle fine controlla i presenti con un set vibrante e dinamico, difficile resistere al groove. Sono ormai le tre, è ora di chiudere e andare a casa, i buttafuori mi invitano gentilmente a sgomberare l'area e sono così spossata che obbedisco con un sorriso, allegra ed appagata.

Come sempre, super Altavoz de Dia.


Enrica For Sherwood Live Reporter

 
 

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