Conversando con Gigi Masin

ovvero: la prima volta che l'orso vide la parte illuminata della luna e sorrise con l'anima stretta nel pugno

22 Ottobre 2015

Raccogliere ognuno i propri pensieri, riempire alla bell'è meglio uno zaino già colmo di perseveranza e invincibile passione. Inoltrarsi lungo tornanti di montagna fino ad arrivare in cima, lì dove si domina il silenzio che scivola lungo le valli ai nostri piedi. Un bicchiere di vino nella mano e nell'altra l'ultimo prezioso vinile ristampato a distanza di trent'anni. Mentre sorseggio il bianco nettare guardo il logo dell'etichetta personale di Gigi Masin, la Bear On The Moon e raccolgo le idee mentre il profilo indistinto della luna fa capolino tra le nuvole di bassa quota e l'invincibile sorriso di chi non ha mai mollato, proseguendo con l'anima sempre ben stretta nel pugno.


Una strada indubbiamente molto lunga ci ha portato fin qui in alto Gigi, in questa piazzola di sosta. Da qui riusciamo ad ammirare il panorama e quella lunga striscia di asfalto che segna il tuo lungo viaggio. Abbiamo tutto il tempo per ascoltare la storia del tuo affascinante viaggio, ancora per una volta, da quel lontano 1986 ad oggi, Ottobre 2015. Per ogni calice di buon vino versato un capitolo, non la solita descrizione 'tecnica' ma ciò che succede nell'animo di un artista quando nessuno si prende cura di osservare il suo lavoro fin quando le cose improvvisamente si capovolgono e la grande ricompensa di pubblico giunge inattesa. “Go easy”, come dice John Martyn tua fonte ispiratrice, racconta.

Tu mi ricordi sempre quanto sia ambiguo e talvolta ipocrita il mondo della musica. Cosa potrebbe fare la differenza? So che tu credi nel potere ‘salvifico’ dell’ironia, e hai ragione.. Per molto tempo ho pensato che una buona dose di sana testardaggine fosse utile se non essenziale, per non cedere all’indifferenza che a volte senti attorno a te, per non chiudersi a soffrire della cattiveria del mondo. Perché siamo tutti un po’ strani, nel nostro pianeta musicale, chi riesce a preservare nel profondo la propria anima difendendosi da ogni tempesta e altri, io tra questi, che invece le tempeste se le sono fatte tutte contromano ma, siccome da qualche parte una stellina ce l’abbiamo pure noi, siamo ancora qui e ora ti battono le mani. In fondo siamo tutti dei ragazzini cresciuti troppo, che non hanno dimenticato quei 12 anni in cui avevamo solo in testa la musica e la musica sopra ogni cosa.. Ancora ne stiamo parlando e così, involontariamente, parliamo anche di noi. Nessuno invecchia veramente, al limite qualcuno si crogiola con la scusa delle troppe decadi trascorse, ma se la musica che abbiamo alle spalle è viva e ogni giorno è ‘nuova’ alle orecchie ed al cuore di chi la incontra, questo ci costringe a guardare più avanti che al passato, con la meravigliosa e bugiarda sensazione di essere nel tempo che scorre, e non lontano nel tempo passato.

Anche se è l'ultima cosa che hai (ri)pubblicato in questi giorni, è anche la prima cosa che hai pubblicato nel 1986: “Wind”. Quali i caratteri segreti che hai usato nel cesellare le pagine di quell'antico scritto che sorregge ancora a meraviglia il peso di un tempo da sempre irrispettoso con gli uomini e le cose.

La nascita di Wind è stata una cosa non facile e non chiara all’inizio, perché in principio volevo fare un disco ben diverso, ogni volta che ci mettevo mani il progetto cambiava pelle e colori poi, quando ho trovato una strada che mi piaceva, quella copertina è rimasta con un gioco di caratteri cuneiformi che forse si adattavano meglio a qualcosa di più criptico e denso. Mi diverte disegnare lingue inesistenti, graffiti dell’anima, e la copertina di Wind nel 1986 è nata così.. Per la ristampa invece altro percorso, ho lasciato alla sensibilità di un artista olandese (Orpheau De Jong) trovare la giusta cifra che potesse dare un senso attuale a quel lavoro.

Se in relazione a questo disco pronuncio i termini: synth, sax, tromba, canto, jazz, ambient, improvvisazione cosa mi risponde Gigi Masin.

Ancora sorrido… io pensavo di fare un disco che avesse più a che fare con jazz e improvvisazione, cosa che in verità è effettivamente accaduto per i fiati, un disco che fosse il frutto di un sottrarre suono per raggiungere l’anima di quello che sentivo dentro e che volevo fissare nella mia musica. Mi sono ritrovato anni dopo (grazie a te Mirco..) in un flusso di musica che io non conoscevo e che definire ora ‘ambient’ forse è veramente riduttivo. Però è bello pensare che quel disco alla fine esprima ‘una visione’ che è andata oltre alle aspettative, evidentemente il codice di semplicità, che 30 anni fa ha fatto stizzire e sorridere la maggior parte dei critici, aveva dentro di sé un congegno a tempo che è scattato con un non calcolato ritardo..


Dal passato che è presente torniamo al presente che è da poco trascorso. La tua ultimissima produzione discografica è colma di piccole perle di pura gioia per l'ascolto,le butto lì così in random: Hoshi con i due Telpelhof, Gaussian Curve con i ragazzi olandesi, il tuo doppio album per la Music From Memory, le varie apparizioni in numerose compilations, i tuoi remix  e che altro ancora. Immaginati seduto in una comoda poltrona mentre dall'alto scende tutta questa musica a coprirti e ripararti. Che suono è quello che Gigi Masin da solo e con altri personaggi geniali ha fatto cadere sulle teste di noi stanchi ascoltatori riparati in comode poltrone.

Non ho mai amato troppo il sentirmi definito un ‘romantico’, ma ammetto che molto di quello che ho fatto cammina nel solco della melodia e del sentimento, comunque sia.. Tendo a registrare la maggior parte delle mie idee, magari lasciando in un secondo tempo la definizione di un pezzo o la sua costruzione, molto spesso casuale, spontanea e non ragionata. Posso dire senza enfasi che ho avuto veramente l’onore e la gioia sinora di collaborare e suonare con persone e artisti belli dentro e fuori, che mi hanno sempre lasciato libero di ‘muovermi’ grazie alla loro pazienza e fatica, dandomi l’illusione di essere, invece, il motore di tutto. Molto, dunque, brilla della loro luce riflessa..

Una domanda che solitamente si fa alla fine ma, come detto prima, con te il passato è presente e viceversa, il tempo non definisce più l'andare delle cose per cui ciò che avverrà domani può esser già accaduto ieri. So di uscite discografiche, di cassette e nuove produzioni.

Nuovi dischi, nuovi progetti, concerti… Ecco, sto pensando ad un mio solo, ma mi prenderò tutto il tempo necessario. Facile che il 2016 porti un secondo progetto dei Gaussian Curve (con Jonny Nash e Young Marco), sicuro che uscirà un altro (posso dire?) bellissimo lavoro con i Tempelhof e poi libri, documentari, collaborazioni. Sto raccogliendo ancora richieste per la ristampa dei dischi realizzati tempo fa, ma non vorrei dare troppo spazio al mio lato ‘vintage’ perché andare avanti è condizione indispensabile e imprescindibile per me.. In questa luce sono felice di dire che tra poco uscirà una raccolta del materiale registrato con Alessandro Pizzin e Alessandro Monti, materiale in parte confluito nel 1991 nel vinile di ‘Wind Collector’. In questo caso la pubblicazione di tracce rimasterizzate e altre inedite nasce grazie ad un percorso di incontro, dopo 25 anni, nato con la determinazione e la curiosità di suonare ancora assieme.


Un aspetto fin'ora non trattato è quello basilare del live. Ultimamente hai accumulato chilometri e ore di volo in quantità non indifferente. La dimensione live Gigi, la risposta del pubblico, la differenza tra audience italiana ed estera, l'educazione all'ascolto, racconta.

Come la cioccolata, c’è qualcuno che dice di non amarla, ma è un bugiardo.. Credo che un musicista debba pensare al concerto come il ‘cuore’ del proprio percorso, il luogo principe, essenziale. Il conoscere gente nuova, bella e speciale, il ritrovarsi ‘conosciuto’ in luoghi sconosciuti, ma sempre con l’animo pronto ad imparare ed ascoltare. Che regalo, che bellezza.. Certo, ti ritrovi a suonare in città estere dove non vola una mosca sino al momento preciso in cui la musica finisce, altri luoghi a noi più vicini dove la musica è un tappeto inascoltato utile a conversazioni conviviali.. Ma il nostro paese è pure pieno di belle persone, di gente testarda, capace e tenace.. Non nascondiamoci le difficoltà che già conosciamo, costruiamo e andiamo oltre.. Quando mi trovo davanti ad un pubblico caldo, ad una sorta di ‘curva nord’ festante che mi incoraggia e mi sorride, io mi sento a casa. Sono ottimista, ma è ancora vero che questa nazione preferisce la copia di Springsteen al Campo Volo o qualche altro pagliaccio di regime.

Conoscendo le tue modalità creative so che difficilmente tu iteri le playlists dei tuoi concerti. Ogni tuo nuovo live è abbinato a sonorità diverse e nuove rispetto a quello precedente. Spiegaci.

Cerco ogni volta un’emozione nuova, perché sono io il primo che deve provare gioia ad ascoltare le cose che suono.. Amo cambiare, ogni volta sperimentare qualcosa di diverso o completamente nuovo. Mi piace l’idea di preparare un concerto in funzione del luogo, della città, dell’atmosfera in cui mi troverò.. la musica, quale essa sia, deve cercare un linguaggio che sia comune, traducibile, che possa parlare al cuore o alla mente. Per molti come me, alle prese con una nuova primavera, vale il fatto che per molti che incontrerai la tua musica è ‘nuova’, perché magari l’hanno incontrata da poco, e si aspettano da te ‘quel suono’.. mentre per te quel suono è perso negli anni trascorsi e magari non ti ricordi nemmeno come lo hai realizzato. Devi prendere tutte queste visioni e tentare di creare ogni volta qualcosa che abbia un’anima e possa assomigliare al tuo presente.

Fermiamo questo nostro andare in giro per il tempo, il vino sta terminando e ciò che ci aspetta è racchiuso lì nel futuro. Dopo aver portato alla luce i vecchi tesori nascosti, dopo aver contribuito alla creazione di preziosi gioielli di pura arte manifatturiera con altri artigiani, forse è giunto il momento di rivolgersi alla produzione a venire. Esiste un Gigi Masin interamente 2.0, finalmente pago del vertice raggiunto, che inizia a programmare ancora nuovi suoni? Senza neanche attendere la risposta dico di si e aggiungo un supplemento interrogativo: di che sostanza saranno fatte queste nuove sonorità?

Ne parlavo proprio l’altro giorno con gli amici della Music From Memory.. Come ti dicevo, ci sono alcuni nuovi progetti tra i quali proprio un disco tutto nuovo. Una parte di me lo ritiene necessario, nonostante tutto l’amore per la musica degli anni trascorsi, ho sempre il timore di girare in tondo, di rimirarmi allo specchio e questa è una cosa che vorrei evitare ad ogni costo. Se mi chiedi la ‘sostanza’ ancora non ho una risposta completa, perché serve tempo non in termini di giorni o mesi, ma il tempo perché ispirazione e musica non siano due software programmabili, né qualcosa che puoi determinare a tavolino. Sono ancora molto ‘scosso’ e felice da questi anni per aeroporti e dalle mille facce che ho conosciuto, presumo che la scintilla che mi dirà come fare sia nascosta in qualche ricordo o in qualche gesto ancora da incontrare. Ma il cuore ci lavora…

Degli stili: “Gigi Masin riconosciuto maestro del suono ambient”, una frase che mi è sempre suonata inesatta, che va a restringere notevolmente il tuo raggio d'azione, in relazione anche alla tua formazione musicale. Tu che ne pensi?

Quando leggo che sono una ‘leggenda’ penso ai fumetti di Tex Willer e sorrido.. Proprio perché io non ho mai pensato di fare ‘ambient’ ma qualcosa che mi dava emozione, poi capisci che per semplicità o per superficialità c’è anche bisogno di codici e categorie, per cui va bene, non ci si pensa.. La strada è ancora in salita, vediamo di prendere in considerazione le cose che non vanno e lasciare i complimenti a quel famoso giorno di pioggia.

Ti chiedo uno sforzo di immaginazione che, per quelli come noi è poca cosa visto che di essa ci nutriamo. Torna indietro in quel lontanissimo anno. Siediti di fronte a me, davanti ai microfoni di quella radio da cui partì il primo segnale sonoro di “Wind”. La trasmissione volge al termine dopo ore di incredibile diretta e decine di telefonate da parte di ascoltatori increduli che si chiedono se è vero che tu REGALI il disco a chi lo richiede. Sono le due di notte e ti chiedo una frase per chiudere quella straordinaria puntata di “Nocturnal Emission” datata 1986...o forse 2015. Una frase per chiudere un percorso e iniziarne un altro, per continuare lungo una strada che ora riusciamo a dominare dall'alto, in questa piazzola di sosta per anime mai quiete.

Spero che nessuno si inganni per il nostro aspetto o per il nostro apparente successo, siamo ancora anime in cerca di un domani e di una nuova canzone di cui innamorarci.

 
 

 
 

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