Kurt Vile – B’lieve I’m Goin Down…

by Aria (Vinylistics)

5 Novembre 2015

Dopo l’affascinantissimo Wakin’ On A Pretty Daze di cui tanto s’è parlato (bene, molto bene..magari anche un filino troppo) fino ad ora, lo stralunato Kurt Vile è tornato. La verità è che inizialmente non pensavo a questo disco e non era mia intenzione parlarne qui. Però avete presente quella sensazione di scazzo quando dovete andare in un posto che di base non vi piace ma poi una volta arrivati alla fine ci passate ore interminabili? Ecco, la musica dell’ex The War On Drugs per me è un po’ come quei posti lì. È stato cosi col disco precedente ed è così anche ora. Allora forse è un attimo il caso di ringraziare di nuovo questo posto, questo spazio dedicato alla condivisione di ciò che mi piace e anche di ciò che ho trovato lontano dai miei gusti ma di cui “mi sono dovuta” interessare e alla fine me ne sono innamorata. Questa è decisamente la parte più bella del “gioco”. Fine momento lacrimuccia.

Dicevamo, Kurt Vile, sì.

Eviterei, in questo caso, di tirare fuori il discorso delle aspettative perché conoscendo un po’ il soggetto, non mi sembra rilevante rispetto a ciò che ci aspetta in questo disco. Chissene se i War On Drugs l’anno scorso hanno definitivamente spaccato e lui ora poteva essere lì con loro su palchi molto importanti, chissene del peso del precedente WOAPD e dei confronti che ne conseguono, chissene un po’ di tutto, insomma. Perché un disco di Kurt Vile è semplicemente un pezzo di Kurt Vile, piazzato lì, in un’oretta di buona musica che tiene sospesi proprio come il resto delle altre cose che gravitano al suo interno.

C’è empatia, leggerezza e concretezza allo stesso tempo.

A 35 anni, Kurt sa ancora avere cura di quella parte scanzonata e sciolta che tutti dovemmo saper riuscire a conservare per sempre e paradossalmente è proprio questo lato più “adolescenziale” che riesce ad amalgamare a una buona dose di influenze importanti (Lou Reed, Neil Young..perché ci piace fare i nomi) a dimostrare quanta consapevolezza e maturità ci siano in questo disco.

Pretty Pimpin’ che ha anticipato l’uscita del disco e al suo interno fa da apripista, crea subito quell’atmosfera leggera, anche solare, in cui tutto funziona e il ritmo folk-rock abbinato allo scazzato timbro vocale di Kurt, diventa inconsapevolmente trascinante. Fa effettivamente pensare che questo disco possa essere un’estensione del precedente ma, seppur grosse novità non ve ne sono, gli umori sono decisamente diversi e di conseguenza anche i toni delle canzoni cambiano facendoci trovare davanti un disco pieno di momenti malinconici e particolarmente intimi. Già dal pezzo successivo I’m An Outlaw si iniziano a notare le prime differenze con WOAPD, in cui il suono più elettrico prevaleva, tornando a un mood di base folk mista a quella vena psichedelica (soprattutto nel finale di Wheelhouse e in Bad Omens) che ad oggi lo conferma come uno dei nomi più rilevanti del genere. Ecco perché uno poi si ricrede e finisce per consumarli dischi così. Ti trascinano senza dartene consapevolezza. È probabilmente colpa anche di quella voce...contina a leggere su Vinylistics

 
 
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