Una scelta a caso particolare assai questa. Brancolando davanti allo scaffale mi imbatto in due vinili inseriti nella stessa busta, apro gli occhi e scopro di possedere una lacca di questo che mi risulta essere l’unico lavoro per i Kino Glaz usciti su ADN. Qui si sta parlando di storia del suono sperimentale italiano per cui vado con calma e cerco di riassumere per i più giovani.
ADN (Auf Dem Nil) fondata nei primissimi anni ‘80 al’inizio come fanzine e tape-label, fu un’etichetta che subito si caratterizzò per la sua ‘indole’ sperimentale. Il suo catalogo di vinili ancora si fa ricordare per i lavori firmati, tra gli altri, da Doubling Riders, Riccardo Sinigaglia, Christina Kubisch, La 1919 e Kino Glaz . Una realtà importante per nulla dimenticata.
Torniamo alla scelta casuale: Kino Glaz.Non si può parlare di questa formazione senza citare un’altra importante realtà sperimentale italiana come i T.A.C (Tomografia Assiale Computerizzata), formazione nella quale militavano due dei principali artefici dei Kino Glaz: Simon Balestrazzi in qualità di ideatore e “tecnico T.A.C.” e Gregorio Bardini, un compositore poi presente anche nella formazione ‘oscura’ dei Thelema, che a quel progetto aveva collaborato esternamente. A questi si debbono aggiungere Paola Sartori e Patrizia Mattioli.
La definizione del suono presente nei solchi di questo album è riassumibile nell’oramai classico e forse troppo usato termine ‘Neofolk’ anche se il contenuto delle due sides offre notevoli spunti di ispirazione gotica intesa come espressione neoclassica, termine usato con volontà onnicomprensiva che tende a racchiudere quel range di ispirazione rituale che tutt’ora orienta molti artisti dediti alla sperimentazione.
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