National & Beirut live report

Ferrara Sotto le Stelle, Ferrara - 05/07/2011

12 Luglio 2011

Sono profondamente affascinata dall'effimerità dei miei buoni propositi da inizio settimana.  In teoria programmo un martedì sera pigro e rilassato, in pratica finisco a Ferrara sotto le stelle.  C'è da dire che, contro la combo The National & Beirut, il sonno può poco o niente.
Arrivo a Ferrara nel tardo pomeriggio, con degli amici. Il sole sta calando, la città  si veste di arancioni e rossi, baretti ed enoteche iniziano a popolarsi.  Giusto il tempo per un aperitivo veloce ed entriamo, in cerca del posto perfetto. Riusciamo a guadagnare una buona fetta di spazio, a pochi metri dal palco.
Ho sempre pensato che quello dei Beirut fosse un pop troppo lezioso per meritare un ascolto attento, eppure già dal primo brano sono costretta a rivedere il mio punto di vista: dal vivo Zach Condon & band sono tutta un’altra cosa.
Suggestioni gitane, elementi folk, trombe, trombette, spuntano pure un ukulele e un corno. Tutto rigorosamente in camicia.
Suonano Elephant gun, e un coro di grida esultanti mette in seria difficoltà le capacità uditive d el mio orecchio sinistro. E’ il rischio che corri quando decidi di occupare le prime file, pazienza.
Addormento il fastidio con generose quantità di vino rosso, così, quando arrivano Postcard from Italy e Sunday smile, e si ripete l’esplosione di urla e applausi, mi sento molto più partecipe del mood positivo generale, e quasi non ci faccio caso.
Carousels per chiudere, con un’ampia rappresentanza di ottoni saggiamente schierata in prima linea. (L’effetto è molto pittoresto)
We’re tonight in a world full of thrills, canta Condon, e  in effetti è così.
I The National non si fanno attendere. Matt Berninger guida la band sul palco e attaccano subito con Runaway. E' un frontman perfetto, non una battuta, non una pausa sbagliata.
A bel chiude la prima decina di canzoni.  Il navigato Berninger opta per una versione soft dello stage diving: impugna un microfono dal cavo lunghissimo e scende direttamente nel pubblico, per la gioia dell’audience femminile. Scoprirò poi da Google di non aver assistito a niente di troppo raro, anzi.
Nonostante la bravura tecnica della band, manca un po’  della magia che avevo provato con i Beirut.  C’è meno spontaneità, ha il sapore di uno  show studiato in tutte le sue parti.  Il risultato è un po’ troppo plastico per emozionarmi realmente in maniera duratura
All the Wine, Apartment Story, Sorrow, siamo quasi arrivati conclusione. Ai The National ora  si aggiungono anche  Zach Condon & Kelly Pratt dei Beirut, armati di fedeli trombette.
Per il gran finale Dessner imbraccia una chitarra acustica, Berninger abbandona il microfono e, per un attimo, mi aspetto di vederlo scendere, ma poi inizia a cantare e centinai di voci si alzano unite sulle note di Vanderlyle Crybaby Geeks.

La serata finisce così, posso tornare a casa soddisfatta.
Ferrara sotto le stelle, ci vediamo l'anno prossimo

Enrica For Sherwood Live Reporter

 
 

http://it.wikipedia.org/wiki/The_National

www.americanmary.com/

http://it.wikipedia.org/wiki/Beirut_%28band%29

 
 
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