Presso la sede di Sherwood - Vicolo Pontecorvo 1/A, Padova

Venerdì 19 febbraiopresso la sede di Sherwood
Vicolo Pontecorvo 1/A, Padova

 

Cena con menù veneto per finanziare

le spese legali degli attivisti del Cso Pedro

 

Abbiamo il piacere di invitarvi a passare una piacevole serata in compagnia presso la sede di Sherwood in Vicolo Pontecorvo, 1/A.


La serata sarà così strutturata:

ore 19 Aperitivo
con buffet di salumi e formaggi

ore 20 Inizio cena

Menù
Primo piatto: Pasta e fagioli alla veneta
Secondo piatto: Spezzatino con polenta 
Alternativa vegetariana: Tortino di patate con salsa di pomodoro fresca al basilico.
Dessert: Tiramisù
Vino e acqua


Il costo della cena parte da 20 euro, sono gradite offerte superiori.


PRENOTAZIONE NECESSARIA
Per prenotare contattare: Lisa al numero 348 00 99 411 o inviare una e-mail all'indirizzo: [email protected]
Chiediamo cortesemente di segnalare nella mail se si desidera il menù vegetariano.

COME SOSTENERE LA CAMPAGNA La libertà (non) ha prezzo?

Per sostenere la campagna in forma continuativa e cioè con una quota fissa a scadenza regolare, puoi attivare un bonifico bancario permanente.

Il conto corrente della campagna è questo:

Banca Popolare Etica - Piazza Insurrezione, 10 - 35137 Padova, sul c/c il cui IBAN è: IBAN IT 93 C 03599 01899 050188527679 intestato a Marco Sirotti


A seguire l'appello della campagna:

 

Padova - La libertà (non) ha prezzo
Campagna a sostegno delle spese legali degli attivisti del Cso Pedro

A Padova come altrove subiamo una situazione di riduzione degli spazi di dissenso.

Nel nostro paese l'incessante attività della magistratura “creativa” ha oramai rotto ogni argine, arrivando persino a riproporre l'utilizzo dell'esilio come strumento per sradicare gli attivisti dal loro contesto di azione. Molte delle condanne comminate nelle aule dei tribunali per reati connessi alle lotte sociali sono oramai abnormi: unitamente alle misure cautelari e di prevenzione, utilizzate come ordinari strumenti di intimidazione ed immobilizzazione, si collocano al di fuori del quadro minimo di garanzie e di proporzionalità dei moderni ordinamenti penali. A tutto ciò si devono aggiungere proposte di legge in fase di elaborazione che associano a condotte minimali pene detentive pluriannuali.

Quello che sta accadendo nel nostro Paese sul piano della repressione giudiziaria dei movimenti ha assunto una dimensione tale da non essere più configurabile come una mera "stretta repressiva": ci sembra di essere di fronte ad una modificazione genetica irreversibile dei dispositivi penali e amministrativi. La finalità ultima è la repressione politica.

Se questo è il quadro della situazione, stiamo assistendo al ritorno della prigionia politica ma in una nuova veste? La prigionia non è data solo dal carcere, ma anche da tutte le altre misure che di fatto si traducono in una grave restrizione della libertà personale.

Lo scorso anno due studenti sono stati esiliati da Padova attraverso un provvedimento discrezionale del Questore, ed il foglio di via sta diventando un provvedimento di moda: ogni iniziativa pubblica ormai ne genera una scia. A Treviso un sit-in di fronte alla Prefettura svolto assieme ad attivisti provenienti da altre città è stato spazzato via dalla polizia, arrestando manette ai polsi un centinaio di persone: tra loro anche compagni di Padova, per due di loro venne richiesto l'arresto, poi negato dal giudice, agli altri il foglio di via per tre anni.

I procedimenti penali che ne derivano sono costruiti con castelli accusatori sempre più complessi che fanno ricorso al concorso, a volte persino il concorso morale esterno: con questa formula può essere trascinato in tribunale chiunque partecipi ad una iniziativa! Le pene richieste poi sono sempre più alte, e molto spesso vengono comminate anche sanzioni pecuniarie che ammontano a migliaia di euro. Somme esagerate cui le capacità dei singoli non possono far fronte.

Sentiamo l'esigenza di aprire una riflessione pubblica a partire dai processi politici cui siamo sottoposti e sulla loro evoluzione: se decidiamo di esporci in prima persona lottando per una società senza discriminazioni e senza sfruttamento, lo facciamo perché crediamo nel valore universale di queste rivendicazioni.

Ci rendiamo conto però che nell'Europa del 2016 cercare di aprire nuove strade al di là delle logiche di dominio imposte dalla finanza è sempre più necessario, doveroso e giusto ed è una cosa che si fa in molti, in molte forme differenti ma che si basano sull'elemento comune della condivisione.

Per questo fronteggiare questa situazione necessita di supporto in varie forme, non ultimo, purtroppo, il contributo finanziario. Ogni azione comporta un esborso: ottenere le prove documentali e materiali depositate in procura costa centinaia di euro, l'impugnazione di qualunque provvedimento emesso è subordinato al versamento del cosiddetto contributo unificato; qualora siano necessari spostamenti di legali o collegio giudicante le spese ricadono su chi si deve difendere.

La Freedom Card della campagna La libertà (non) ha prezzo è uno strumento che permette a ciascuno di sostenere attivamente e far sentire la propria complicità a chi si mette in gioco ogni giorno al fianco dei più deboli, nelle lotte per una vita degna ed un futuro sostenibile, e contro ogni ingiustizia sociale.

Per sostenere la campagna in forma continuativa e cioè con una quota fissa a scadenza regolare, puoi attivare un bonifico bancario permanente.

Chi non ha la possibilità può fare donazioni occasionali e/o partecipare alle cene che stiamo organizzando nei prossimi mesi.

 
 

Links utili:

Evento FB

 
 
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