LNZNDRF – LNZNDRF

by Aria (Vinylistics)

25 Marzo 2016

Oh c’è poco da fare, ogni anno è sempre la stessa storia: tutte le volte che mi trovo in prossimità di una festa religiosa sento il bisogno di evadere da tutto quel ciclo di tradizioni e convenevoli che non fanno altro che intaccare il mio già basso livello di tolleranza nei confronti della popolazione mondiale. Fortuna che esistono le uova di cioccolato e il casatiello. Fortuna che quest’anno ho questo disco tra le mani e fortuna che proprio come nelle uova di cioccolato la sorpresa, gli LNZNDRF, ce l’han fatta proprio alla grande.

Questo mucchietto di lettere (apparentemente) a caso, altro non è che la fusione di nomi che già conosciamo bene: Ben Lanz, polistrumentista dei Beirut, nonché collaboratore dei National (ma anche dell’adorabile Sufjan Stevens, per dire) e i fratelli Devendorf, bassista e batterista proprio dei National.

Allora, premetto subito che nel momento stesso in cui ho saputo della prima uscita di questa collaborazione, le dimensioni del mio cuore si sono triplicate essendo io molto legata sia ai National che ai Beirut e un’idea di ciò che sarebbe potuto venire fuori da questo progetto me la sono fatta. La mia idea prevedeva un disco di melodie speziate dall’indie rock dei National e quella vena agrodolce folk del mondo Beirut. Ma con la facilità con cui si butta giù un castello di carte, anche la mia idea ha visto perdere le proprie basi con l’uscita in anteprima di brani come Beneath The Black Sea e Mt Storm che si distanziano dai mondi sonori di entrambe le band. In realtà tutto il disco lo fa, con 8 tracce che tirano fuori una marea di sonorità diverse che si aggirano tra i territori del post punk e della new wave e quelli della psichedelica e del dream pop. Il risultato finale di questo lavoro è qualcosa che non si può spiegare pienamente con le parole perché tutta la sua magia risiede nella produzione del suono. Quello che però si può dire concretamente è che il trio LNZNDRF non sembra per niente la fusione delle due band di originaria appartenenza, molto più semplicemente l’estrapolazione di una parte di musica che aveva necessità di espandersi e di dare vita a qualcosa di compatto e coerente.

LNZNDRF

Una delle particolarità più importanti di questo disco è che è stato registrato in soli due giorni e mezzo in una chiesa di Cincinnati (luogo d’origine dei fratelli Devendorf). Questo fa capire molte cose, in primis, l’intenzione assolutamente voluta di dare primaria importanza al suono e al suo sviluppo all’insegna dell’improvvisazione e della spontaneità delle idee che non viaggiano su un’unica pista ben omologabile. In secondo luogo, viene fuori anche nel contesto l’idea di profondità eterea data a ogni singolo brano. L’apripista Future You, pezzo strumentale (d’altra parte metà dei pezzi contenuti in questo album lo sono) ne è il primo esempio lampante con i suoi 7 minuti di krautrock psichedelico introdotto da una prima parte tesa e opprimente, ricca di effetti con la maestria della chitarra di Lanz, che poi sfocia in una cavalcata sonora grintosa e molto più ariosa mettendo in chiaro fin da subito un’altra cosa importantissima: il Devendorf alla batteria si contraddistinguerà in questo lavoro in modo sorprendente, rappresentandone la parte fondamentale.

E sono subito gli anni ’80 quelli che rincorrono per tutti i 40 minuti di musica questo lavoro. Inizieremo a pensare a band come JoyDivision-successivamenteNewOrder, a città come Londra e Berlino, alla voglia di ribellarsi e al distinguersi e, proprio come dicevo prima, a quella irresistibile voglia di evadere da tutto e tutti con Beneath The Black Sea. Ci perderemo nell’epicità di Mt Storm, il pezzo più “melodico” degli otto, che rallenta i ritmi, distende i nervi col suo cantato in falsetto per trasportarci in una dimensione onirica lontano da qui. Pezzi lunghissimi che danno profondità ad atmosfere in cui sembrerà di perdersi per ore. Arriva poi la vena funky di Kind Things ad alleggerire il tutto, anche se allo stesso tempo fa venire fuori uno dei punti deboli di LNZNDRF e cioè le liriche che nella maggior parte dei casi, dove ci sono, sono praticamente irrilevanti dal punto di vista della profondità e dell’empatia dei brani.

La seconda parte del disco è quella più sperimentale e variegata con le percussioni martellanti diHypno-Skate, la parentesi elettronica di Monument con il cantato campionato e i synth distorti per affacciarsi su un’altra sfaccettatura sonora, quella ambient, e per concludere Samarra: pezzo che potremmo definire vero e proprio manifesto di LNZNDRF dove il trio si esprime egregiamente nella creazione e manipolazione del suono trasformando la musica in qualcosa che va oltre la traccia sonora finendo per diventare solo la scia di un rumore....continua su Vinylistics

 
 

    video

  • LNZNDRF - Future You (Official Video)
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